Novità Cassazione: tasse prescritte dopo 5 anni
Inizia a scorgersi uno spiraglio di luce per i contribuenti che da anni nelle aule di giustizia si scontrano con i problemi interpretativi irrisolti con il Fisco.
Da tempo sono numerosi i cittadini che, impugnando atti esattoriali dei quali sono destinatari, denunciano l’estinzione di tasse e imposte per il decorso del termine quinquennale ma, loro malgrado, tale eccezione viene spesso rigettata sulla base di un’erronea applicazione del termine di prescrizione decennale e, d’altronde, sul tema vi è un totale silenzio da parte del legislatore.
Ben diversa è la situazione per i contributi Inps e Inail dove la Suprema Corte già da alcuni anni ha sancito la loro prescrizione quinquennale. Ad esempio, si segnala la sentenza del Tribunale Civile di Lecce Sez. Lavoro n.3206/2020 (liberamente visitabile sul sito www.studiolegalesances.it – sez. Documenti) relativa a un contribuente salentino, difeso dall’Avv. Matteo Sances la quale ribadisce l’estinzione del credito previdenziale dopo cinque anni e condanna l’Agente della Riscossione (ex Equitalia) al pagamento delle spese legali.
Tornando invece ai tributi, particolare attenzione va riservata al caso di una contribuente abruzzese che impugnava una serie di intimazioni di pagamento. La ricorrente eccepiva l’intervenuta prescrizione quinquennale in forza del fatto che dalla prima notifica delle cartelle alla successiva notifica dell’intimazione di pagamento erano trascorsi oltre 5 anni.
Entrambe le Commissioni, di primo e secondo grado, avevano rigettato l’eccezione di prescrizione dei tributi della contribuente ma quest’ultima non dandosi per vinta ricorreva in Cassazione.
Gli Ermellini hanno ribaltato il risultato di tale controversa questione con la sentenza n.14244/2021 con la quale hanno affermato che “la prescrizione quinquennale trova piena operatività con riguardo a tutti gli atti, in qualsiasi modo denominati, di riscossione mediante ruolo o comunque di riscossione coattiva, inclusi dunque anche i crediti relativi ad entrate tributarie dello Stato nonché le sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie e per gli interessi”.
Tale principio interpretativo ha un carattere profondamente innovativo per due motivi: il primo, riguarda il fatto che viene finalmente accolta la visione secondo cui alcuni tributi e imposte, data la loro cadenza periodica rientrano di diritto nella previsione dell’art. 2948 c.c. n.4, ai sensi del quale viene prevista l’applicazione del termine di 5 anni di prescrizione per “gli interessi e, in generale, tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi”.
In secondo luogo, la Cassazione chiarisce che la prescrizione quinquennale dei tributi trova giustificazione anche dal fato che ciò è previsto per le sanzioni e gli interessi riferite a tali pretese.
Tale sentenza della Cassazione si accoda ad un orientamento giurisprudenziale che si sta consolidando già da tempo (Cass. Sent. n.5577/2019, Cass. Ord. n.930/2018, Cass. Ord. n.1997/2018 e Cass. Sent. n.30362/2018) e che va a colmare un vuoto legislativo in materia tributaria che permette spesso di appesantire maggiormente le spalle dei contribuenti di debiti tributari di vecchissima data.
Chissà se questa nuova scia, tracciata dalle pronunce della Suprema Corte, indurrà il legislatore a mettere nero su bianco l’applicazione del termine quinquennale di prescrizione per tutti i crediti tributari dando un senso unitario delle varie pretese che giornalmente il Fisco ha nei confronti dei contribuenti oppure estendendo quanto previsto sulla prescrizione quinquennale per i crediti contributivi (art. 3, comma 9 della legge n. 335/1995) anche per i crediti tributari.