Next Generation EU, un accordo storico che può cambiare il volto dell’Europa
L’intesa sul Recovery Fund, raggiunta nelle prime ore del mattino del 21 luglio, è ancora in forma preliminare: dovrà essere approvata dall’Europarlamento e in alcune sue parti dai Parlamenti nazionali. Non si possono quindi escludere sorprese.
Il Bilancio Ue 2021-2027 (di circa 1.100 miliardi di euro) sarà dunque integrato con il Next Generation EU, il piano di ripresa lanciato dalla Commissione europea, per un valore totale di 750 miliardi (circa il 4% del Pil europeo), che l’Esecutivo Ue recupererà finanziandosi sul mercato. Finanziamento che comincerà a essere ripagato dopo il 2027 ed entro il 2058.
Rispetto alla proposta della Commissione, i trasferimenti calano (da 500 a 390 miliardi) mentre i prestiti salgono (da 250 a 360 miliardi). Dato che nell’allocazione dei fondi si è dato più peso alla caduta del Pil, all’Italia dovrebbero essere allocati 81 miliardi di trasferimenti (rispetto agli 84 nella proposta della Commissione) e 127 miliardi di prestiti (dai 91 iniziali), per un totale di 209 miliardi: il 28% dei fondi totali e il 13% del Pil Italiano (da erogarsi nell’arco di 6-7 anni).
Il Next Generation EU per il momento è temporaneo (cioè legato al ciclo del Bilancio Ue 2021-2027), ma si spera possa evolvere in qualcosa di più strutturale se la Commissione sarà in grado nel frattempo di trovare risorse proprie. Tra le proposte in campo entrate legate al non-recycled plastic waste, carbon border adjustment mechanism, digital levy, revised ETS scheme, etc. Ma soprattutto i Paesi dovranno proporre programmi di riforma che saranno approvati a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo, su proposta della Commissione.
Insomma, un accordo che apre molte porte, anche alla possibile nascita di una capacità fiscale federale europea. Ma è solo il primo passo, di dimensione ancora relativamente contenuta e temporaneo. Bisognerà nutrirlo di riforme e buona gestione perché diventi qualcosa di duraturo.