Misery Index Confcommercio: a settembre 2023 l’indice di disagio sociale rimane stabile a 15,4

Il Misery Index Confcommercio di settembre 2023 si è attestato a 15,4, invariato rispetto ad agosto. La stabilizzazione registrata nell’ultimo mese è sintesi di un modesto rallentamento dell’inflazione per i beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto e di un contenuto aumento della disoccupazione estesa. Il dato sulla disoccupazione va valutato con estrema cautela in considerazione dell’evoluzione delle diverse componenti: da un lato si segnala una partecipazione più attiva della popolazione al mercato del lavoro, dall’altro si rileva un incremento delle richieste di sostegni al reddito dei lavoratori (CIG e FIS) da parte delle imprese.

Analizzando le evidenze che emergono dalla rilevazione continua sulle forze di lavoro si registra a settembre un aumento degli occupati di 42mila unità sul mese precedente e di 35mila unità delle persone in cerca di lavoro. Il dato sui disoccupati sembra riflettere principalmente l’ingresso nel mercato del lavoro di parte degli scoraggiati: gli inattivi sono, infatti, diminuiti di 92mila unità sul mese. Queste dinamiche hanno portato il tasso di disoccupazione ufficiale al 7,4% (7,3% ad agosto). Nello stesso mese le ore autorizzate di CIG sono state di poco superiori a 37,2 milioni, a cui si sommano quasi 569mila ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG e FIS effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a Ula si stima che questo corrisponda a poco meno di 96mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha comportato un aumento del tasso di disoccupazione esteso salito all’8,4% (tab. 1).

A settembre 2023 i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione su base annua del 6,6%, in contenuto ripiegamento rispetto ad agosto. Tale processo di rientro dovrebbe aver mostrato un’accelerazione nel mese di ottobre. Secondo le prime stime la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto si è attestata al 5,6% su base annua. Il rallentamento, inferiore rispetto a quanto rilevato dal dato complessivo, non appare al momento sufficiente a riportare la domanda su un sentiero più favorevole. La fiducia alle famiglie dipende, infatti, dalla percezione della variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza, dinamica ancora elevata, seppure in decelerazione. Allo stesso tempo i segnali di difficoltà che emergono in alcuni settori nel mantenere i livelli occupazionali rendono difficile immaginare un rapido rientro dell’area del disagio sociale.

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