Lusso Made in Italy: un compratore su due sarà cinese
Con circa 2100 aziende italiane che operano in Cina, per un fatturato di 31mld di dollari, osservare il Paese del Dragone diventa fondamentale da un lato perché quasi un compratore su due del settore del lusso made in Italy sarà cinese, a fronte del 35% degli anni precedenti al 2019, dall’altro perché di fronte a un tasso di disoccupazione del 18,1% soprattutto nella popolazione giovane e urbana, il governo di Xi Jinping punta a un traguardo di 12 mln di assunzioni nel breve. Questo quanto emerso da Francesco Boggio Ferraris, Direttore dell’Academy di Italy China Council Foundation, durante il quarto In:China Talks promosso da Intarget, un ciclo di appuntamenti destinato a far comprendere agli imprenditori italiani come muoversi in Cina. La Cina sta attualmente vivendo un periodo di crisi e di riforme come la crisi demografica, unita ad una crisi del settore immobiliare connessa che vede il 60% dei governi locali indebitato per più del 120% rispetto ai prestiti 2022.
“Ogni anno nel mese di marzo, salvo durante la pandemia, si tiene in Cina un appuntamento molto importante che coinvolge due assemblee con migliaia di membri, l’Assemblea Nazionale del Popolo e la Conferenza Politica Consultiva, che svolgono rispettivamente attività di natura legislativa e attività di garanzia. Quest’anno le due assemblee hanno dovuto rispondere a esigenze sempre più forti nel Paese, che sta attraversando un periodo di crisi a cui la crescita degli ultimi anni lo aveva disabituato. Tra gli argomenti discussi, la definizione del target di crescita (lo scorso anno è stato quello a crescita più lenta dal 1996), la nomina dei nuovi vertici di partito, le riforme politico-economiche e l’agenda legislativa. È in questa occasione che il presidente Xi Jinping ha manifestato tutta la sua cautela nell’approccio al futuro” dichiara Francesco Boggio Ferraris, Direttore Academy ICCF. “Per la crisi nella crescita economica, tra le azioni previste, la più significativa riguarda un cambio di passo nel mercato: l’obiettivo sarà far ripartire l’economia attraverso i consumi interni, anziché attraverso l’esportazione. Un traguardo ambizioso, visto che i consumi interni in Cina pesano circa per il 38% (mentre in occidente superano ampiamente il 50%), ma che ci riguarderà da vicino: se fino a oggi, nel settore del lusso made in Italy, solo l’11% degli acquisti è avvenuto in territorio cinese, in futuro la quota salirà al 30%.”
L’incontro ha messo in chiaro alcuni punti sulla direzione che prenderà la Cina a seguito della rielezione di Xi Jinping, rivelandosi un’opportunità di approfondimento per le imprese e una risorsa culturale seria e per chiunque sia interessato al mondo cinese.
“Gli incontri di In:China Talks vogliono offrire riflessioni e contenuti a supporto delle imprese riportando una fotografia chiara e attendibile di uno dei Paesi più grandi e complessi del nostro presente. Abbiamo cercato ospiti autorevoli per permetterci di fare le domande giuste: dalla sinologa e giornalista Giada Messetti, al giornalista freelance Marco Dell’Aguzzo, esperto di geopolitica e relazioni internazionali, fino al China Country Manager di ENIT Cristiano Varrotti, l’offerta che stiamo mettendo in campo in questi appuntamenti si è ulteriormente arricchita con l’intervento di Francesco Boggio Ferraris: contiamo di proseguire per diventare un punto di riferimento sempre più autorevole e presente” conclude Stefano Generali, Managing Director di Intarget: China.
Il quarto In:China Talks è disponibile integralmente a questo link.