Liquidità in esaurimento e le misure adottate dal Governo potrebbero non arrivare in tempo: ecco cosa emerge dal sondaggio di CRIBIS e Workinvoice su più di mille imprese italiane
Le imprese italiane dispongono di liquidità limitata, che per la maggior parte delle PMI si esaurirà entro i prossimi 90 giorni, e temono che i fondi previsti dalle misure statali non arrivino in tempo. È quanto emerge dal sondaggio realizzato da CRIBIS – società del gruppo CRIF specializzata nella business information – e Workinvoice – prima piattaforma digitale italiana di invoice-trading – tra l’8 e il 20 aprile su un campione di imprese di varia dimensione: il 33% con fatturato minore di un milione di euro, il 31% con fatturato compreso tra 1 e 5 milioni, il 21% tra 5 e 20 milioni e il 15% oltre i 20 milioni.
Posizione di liquidità e prospettive di esaurimento
A causa del prolungato periodo di lockdown, le PMI sono state sottoposte ad una forte pressione dal punto di vista della liquidità. Ad oggi, dopo quasi due mesi di fermo totale o parziale, la maggioranza di esse ha un orizzonte di sicurezza molto breve: più del 70% degli imprenditori intervistati ha dichiarato infatti che la propria azienda esaurirà la liquidità entro tre mesi. Di queste, l’11% delle imprese l’ha già esaurita, il 32,4% la esaurirà in un mese e il 29,8% entro tre mesi.
In generale, oltre 6 imprese su 10 hanno dichiarato di avere una situazione di liquidità “limitata” (43,5%) o “molto limitata” (15,7%) – con punte dell’83% tra le microimprese e del 31% tra le imprese medie. Tuttavia, il 37% delle imprese del campione ritiene ancora oggi di avere una situazione di liquidità sufficiente e il 3,7% di avere “abbondante” liquidità.
Le misure del governo: secondo le piccole imprese non sono sufficienti
Tra gli imprenditori intervistati sembra dominare ancora una certa incertezza verso i provvedimenti proposti dallo Stato attraverso i decreti Liquidità e Cura Italia: ben il 64% del campione li ritiene non sufficienti, il 30% “in parte adeguati”, e solo il 4% adeguati (con un restante 2% che non sa, ad oggi, fare previsioni in merito).
La fiducia però cresce in maniera direttamente proporzionale alla dimensione dell’azienda: infatti, se tra le PMI con fatturato inferiore ai 20 milioni, è circa il 67-70% ad esprimere scetticismo (considerando le misure come “non sufficienti”), spostando l’attenzione verso le imprese il cui fatturato si colloca oltre i 20 milioni, la percezione viene ribaltata: solo il 40% le definisce non sufficienti, il 53% ritiene che le misure siano “in parte adeguate”.
Riguardo alle tempistiche dei finanziamenti con garanzie statali, ben 2 aziende su 3 auspicano di ricevere i prestiti entro 2 mesi, mentre circa il 30% pensa che ci vorranno tra 2 e 6 mesi.
“Il tema della liquidità è centrale in questo momento per le PMI italiane. In un paese dove si paga mediamente con tempi superiori ai 90 giorni, che in alcuni settori superano i 130, una crisi come quella che stiamo attraversando può rapidamente portare le aziende alla totale mancanza di liquidità e quindi al dissesto finanziario” commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS.
“La rapida indagine effettuata subito dopo la pubblicazione del decreto liquidità ha confermato che la velocità di trasmissione degli aiuti alle imprese è la priorità per una platea di piccole aziende che sta esaurendo le modeste scorte di liquidità. I problemi nel rendere efficaci i provvedimenti, emersi in questi primi giorni, contribuiscono a vedere nelle soluzioni digitali offerte dal fintech un canale di trasmissione semplice e veloce. Inoltre, l’estensione delle garanzie ai crediti commerciali amplierebbe il supporto alle nostre PMI con minori riserve di cassa”, commenta Fabio Bolognini, co-fondatore di Workinvoice.
Sulle tempistiche hanno aspettative ottimistiche le microimprese: il 42% di quelle il cui fatturato non supera il milione di euro ritiene (o spera) che i finanziamenti possano essere erogati entro 30 giorni, rispetto al 24% delle PMI con fatturato entro i 5 milioni, il 33% di quelle tra 5 e 20 milioni e il 38% delle imprese più grandi, oltre i 20 milioni.