L’intelligenza artificiale nelle PMI: gli scogli da superare (2^ parte)

L’IA è un alleato per le nostre PMI. Sappiamo che è solo questione di tempo, non potremo farne a meno. Come lo è stato per il personal computer e per il web.

Ma prima ancora di affrontare le sfide tecnologiche e organizzative che ci attendono, dobbiamo renderci conto che i veri ostacoli sono nella nostra mente.

Bias mentali e culturali che influenzano la percezione e le decisioni degli imprenditori riguardo all’IA.

Ecco i principali:

  1. Bias della Familiarità: L’IA è vista come qualcosa di estraneo rispetto ai sistemi e processi tradizionali. Gli imprenditori tendono a diffidare delle tecnologie che non comprendono a fondo o che sentono “troppo lontane” dalla loro esperienza.
  2. Bias dell’Investimento Precedente: Molti imprenditori hanno già investito risorse significative in sistemi tradizionali e, per questo, sono riluttanti a spostarsi su nuove tecnologie che potrebbero rendere vecchie le precedenti. Questo atteggiamento, noto anche come “bias dei costi sommersi,” può rendere difficile fare il salto verso l’IA.
  3. Timore della Complessità: L’idea che l’Intelligenza artificiale richieda al capo azienda competenze tecniche avanzate, oltre a personale qualificato e costosi consulenti. Questa convinzione può renderci diffidenti, soprattutto se i budget e le risorse sono limitate. La percezione che l’IA sia “troppo complessa” o “adatta solo alle grandi aziende” è una battuta che sento spesso nelle aziende medio piccole. Oppure è un pretesto?
  4. Sindrome del Controllo: Molti imprenditori preferiscono avere, o credere di avere, gestione diretta su ogni aspetto della loro azienda e guardano all’IA come un elemento che potrebbe comprometterla. C’è il timore che l’IA prenda decisioni automatiche senza un controllo umano diretto. Senza il loro controllo diretto, ovviamente.
  5. Bias della Tradizione:La tentazione dell’approccio “non cambiamo ciò che funziona”, “abbiamo sempre fatto così” ci porta a mantenere processi consolidati. Anche quando molto ci sarebbe da migliorare.
  6. Bias dell’effetto Immediato: Molti cercano risultati immediati per giustificare un investimento. Questo bias spinge chi non è abituato a investire in qualcosa che non dia benefici visibili a breve termine, a scartare progetti validi ma con risultati prevedibili nel medio-lungo periodo.E l’IA può richiedere tempi di adattamento e di training.
  7. Sindrome del Gap Tecnologico: Alcuni temono di non avere competenze sufficienti per gestire l’IA. Questo senso di inadeguatezza, “non sono un esperto di tecnologia”, può portare a delegare l’adozione dell’IA ai “tecnici”, o a rimandarla indefinitamente.
  8. Timore della Sostituzione del Lavoro Umano: L’idea che l’IA possa portare alla perdita di posti di lavoro è un timore comune tra imprenditori e lavoratori stessi. Questo timore è particolarmente presente nelle aziende che basano il rapporto con i clienti sulla relazione personale e l’artigianalità. Noi sappiamo che l’IA sarà in grado di sostituire soprattutto lavori ripetitivi, anche rischiosi, a bassa discrezionalità: E quindi consentirà di riorientare lavoratori e lavoratrici dell’azienda verso attività di maggior valore, meno ripetitive e meno rischiose.

Secondo un recente studio del Parlamento Europeo, entro il 2035 l’aumento stimato della produttività del lavoro grazie all’AI passerà dall’11 al 37%. In particolare, l’intelligenza artificiale consentirà alle PMI di accelerare l’innovazione, usare modelli previsionali nei processi e per il Risk Management, fare analisi predittive dei dati per facilitare le scelte strategiche.

I software di elaborazione dati già presenti nelle nostre PMI si concentrano sull’accessibilità e sull’organizzazione dei dati, come diligenti bibliotecari, ci danno quello che chiediamo. L’IA ci supporta come un vero e proprio scienziato: comprende i dati, li elabora costantemente, per svolgere azioni intelligenti, sempre più accurate nel tempo. Apprende e formula ipotesi di decisioni, su cui sta a noi dire l’ultima parola.

I nostri bias mentali sono ostacoli da riconoscere e superare.

Possiamo farlo con adeguata e costante formazione, frequentando workshop, confronti e dibattiti nelle Community, come quella organizzata ogni martedi on line da Associazione Piccole e Medie Imprese @APMI.it e realizzando progetti pilota in azienda.

E anche, iniziando a prendere noi per primi una certa familiarità in modo facile e dal nostro cellulare, con forme di Intelligenza Artificiale di pubblica disponibilità, di uso gratuito e in auto apprendimento, come ChatGPT.

Un primo passo per fare esperienza e aprire la mente a un utilizzo che renderà il nostro business più veloce e strategico. E più redditizio.

La frase su cui riflettere

“Il miglior modo per prevedere il futuro è crearlo”, Peter Drucker, esperto di business.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.