Legge italiana sul Whistleblowing: a un giorno dall’entrata in vigore, il 24% delle aziende italiane è sprovvisto di un sistema di segnalazione
- Le aziende italiane con all’attivo un sistema di segnalazione sono il 76%, 9 punti al di sotto della media europea (85%) – 20 di differenza dalla Francia (95%) e 6 dalla Germania (82%);
- Il 42% delle aziende in possesso di un sistema di whistleblowing ha ricevuto almeno una segnalazione negli ultimi 12 mesi, il 66% di rispondenti ha ricevuto meno di 10 casi;
- Il primo canale di segnalazione scelto dalle aziende italiane è la casella e-mail (ca. 60%), seguita da soluzioni di whistleblowing in cloud (48%);
- Il 75% delle aziende consente le segnalazioni in modalità anonima;
- Il 69% delle aziende ha aperto il canale anche a fornitori, partner, azionisti, consulenti.
Lo scorso 10 marzo è stata approvata in Italia la nuova legge sul whistleblowing, nota anche come “Decreto Whistleblowing”. Questa normativa obbliga le aziende con 50 o più dipendenti ad avere un sistema di segnalazione interno attraverso cui i segnalanti possono effettuare segnalazioni circa illeciti e irregolarità, anche in forma anonima, tutelando il segnalante ed evitando possibili ritorsioni nei suoi confronti. Domani, il 15 luglio, scade il termine per le organizzazioni pubbliche e private con più di 250 dipendenti per dotarsi di un sistema di whistleblowing compliant alla legge, mentre le aziende tra 50 e 249 dipendenti hanno tempo fino al 17 dicembre p.v. per adeguarsi.
Da una recente indagine condotta da EQS Group A.G., leader di mercato europeo per le soluzioni digitali di compliance, su un campione di oltre 1.000 aziende operanti in Europa, emerge come il 24% del campione analizzato rispondente dall’Italia non abbia ancora in essere un sistema preposto alla raccolta e alla gestione delle segnalazioni da whistleblowing. Comparando i risultati italiani con quelli rilevati negli altri principali Paesi europei, l’Italia si attesta 9 punti al di sotto della media europea (85%), ben 20 di differenza dalla Francia (95%) e 6 dalla Germania (82%).
Tra il restante 76% delle organizzazioni provviste di un sistema, invece, risulta che il 42% ha ricevuto almeno una segnalazione negli ultimi 12 mesi e un 66% di rispondenti che dichiara di avere raccolto meno di 10 casi. Le principali tematiche alle quali afferiscono le segnalazioni sono differenti, ma vedono al primo posto (25%) episodi di mobbing e molestie sul lavoro, al secondo posto (21%) episodi di frode e corruzione e un 11% di segnalazioni relative alla sicurezza dei dati.
Analizzando la tipologia di canali di segnalazione messi a disposizione da parte delle aziende italiane, emerge un preponderante impiego della casella e-mail (ca. 60%), seguita da piattaforme di whistleblowing in cloud (48%) e dalla casella postale (36%). Indipendentemente dal canale utilizzato, il 75% delle imprese dichiara di avere predisposto modalità di raccolta delle segnalazioni di tipo anonimo, come auspicato dalla Direttiva UE sul Whistleblowing 2019/1937 e dalla nuova legge italiana che fanno della riservatezza dell’identità del segnalante uno dei capi saldi della normativa.
L’indagine di EQS Group rileva che nella maggior parte dei casi, i dipendenti non sono gli unici ad avere accesso al sistema di segnalazione: il 69% delle aziende ha aperto il canale anche a fornitori, clienti, partner, consulenti e azionisti, come richiesto dalla nuova disciplina nazionale. In linea con questo dato, si trova un 70% dei rispondenti che indica di avere incluso sul proprio sito web aziendale un link alla piattaforma di segnalazione così come un 68% che dichiara di avere informato il proprio organico tramite informative interne.
Per finire, si attesta come la motivazione principale per l’adozione di un sistema di segnalazione si confermi essere l’adempimento ai nuovi obblighi normativi (75%), seguiti dall’interesse a sviluppare una cultura aziendale basata sui principi di trasparenza e integrità (59%).
“Anche se le aziende devono ancora fare uno sforzo per rispettare i requisiti della legge sul whistleblowing, i dati sull’adozione di un sistema di segnalazione sono positivi e presentano un panorama aziendale impegnato nella trasparenza e nella tutela dei valori etici comuni, sia a livello europeo che in Italia”, commenta Laura Santeusanio – Managing Director di EQS Group Italia “La sfida per i prossimi mesi è quella di continuare a sensibilizzare le aziende più piccole verso l’importanza di questi nuovi processi e strumenti e supportarle nella digitalizzazione delle loro attività di compliance aziendale”.
È possibile visionare la Whistleblowing Survey 2023 sul sito di EQS Group: https://www.integrityline.com/
Dettagli Whistleblowing Survey 2023
La Whistleblowing Survey 2023 è stata condotta in modalità anonima tra marzo e aprile 2023 con l’obiettivo di comprendere come le aziende stiano affrontando i requisiti delle nuove leggi sul whistleblowing che entreranno in vigore in tutta Europa e quanto sono preparate a soddisfare le future sfide di compliance. I più di 1,000 intervistati rappresentano un’ampia gamma di dimensioni aziendali, dalle piccole e medie alle grandi aziende con più di 5.000 dipendenti. Per quanto riguarda la distribuzione per Paese, quasi il 60% dei partecipanti si trovava in Germania, Italia, Francia e Spagna.
La Direttiva UE sul Whistleblowing garantisce maggiori tutele ai segnalanti e obbliga le aziende con più di 50 dipendenti, gli enti pubblici, gli enti e i comuni con più di 10.000 abitanti a istituire adeguati sistemi di segnalazione interni. In Italia, le aziende con 250 o più dipendenti devono dotarsi di un sistema compliant entro il 15 luglio, mentre le aziende tra 50 e 249 dipendenti entro il 17 dicembre 2023.