Le PMI come possono mitigare i rischi legati al cambio valutario?
Nell’attuale panorama economico, le PMI stanno rapidamente emergendo come attori globali, trovando nuove opportunità di crescita e sviluppo oltre i confini nazionali. Grazie alle nuove tecnologie e alla crescente apertura dei mercati, le realtà imprenditoriali di piccole e medie dimensioni hanno ora la possibilità di sviluppare legami e condurre scambi su scala internazionale alla ricerca di nuovi mercati, per diversificare le fonti di approvvigionamento e rimanere competitive in un ambiente sempre più interconnesso. Uno degli aspetti cruciali di questa trasformazione è la creazione di legami con clienti e fornitori internazionali: una rete globale che, se da un lato aumenta le opportunità di business, dall’altro porta ad affrontare nuove sfide, tra cui si inseriscono i rischi valutari. Le continue fluttuazioni dei tassi di cambio possono avere un impatto significativo sulle operazioni e sulla redditività delle PMI che conducono affari internazionali con impatto sui costi di produzione, sui prezzi di vendita e sulla redditività complessiva dell’impresa.
Per mitigare questi rischi, le PMI devono adottare strategie di gestione del rischio valutario che si possono racchiudere nelle seguenti quattro strategie innovative.
1. Corrispondenza dei flussi valutari
Quando si parla di gestione del rischio di cambio, i termini “matching” e “netting” ricorrono spesso, riferendosi alla stessa tattica di riconciliazione di flussi in valuta estera complementari, che concorrono a ridurre l’esposizione totale netta. Per fare un esempio, supponiamo che una determinata società nell’UE debba trasferire 1 milione di dollari alla sua filiale americana. Tuttavia, la filiale deve anche trasferire 1,5 milioni di dollari alla società in UE. La “compensazione” di questi flussi di valuta genera un afflusso netto di liquidità di 500.000 dollari alla società in UE. Invece di eseguire due transazioni in valuta, ne viene eseguita una in cui la filiale americana trasferisce 500.000 dollari alla controparte europea, riducendo così l’esposizione valutaria netta a 500.000 dollari. Se questo accordo è avvenuto tra l’azienda e una terza parte, si tratta di una transazione “Matching”. Quando si tratta di molteplici flussi in valuta, è necessario trasferire l’importo della transazione più piccola agli altri movimenti. In questo modo, è possibile ridurre l’esposizione in valuta estera di quell’importo e compensare i flussi, a prescindere dal numero di transazioni coinvolte. Il matching e il netting funzionano solo se tutte le transazioni avvengono a breve distanza temporale l’una dall’altra e sono tutte effettuate nella stessa valuta.
2. Protezione dei movimenti del cambio nei contratti
Se l’azienda stipula lunghi contratti con fornitori e clienti di entità internazionali, potrebbe essere opportuno aggiungere clausole di recupero dei ricavi, come ad esempio se il tasso di cambio di una coppia di valute si discosta oltre una soglia concordata, una delle due controparti compensa l’altra per le eventuali perdite. Ad esempio, la società A fissa una soglia dell’1% sui movimenti in EUR, limitandone il rialzo e il ribasso. La società B paga 50.000 EUR a prescindere, sostenendo costi aggiuntivi solo se il tasso di cambio EUR/CNY dovesse superare la soglia dell’1%. È necessario collaborare con le controparti per ridurre l’esposizione ai cambi, sia che si tratti di dividere i guadagni o le perdite derivanti da movimenti valutari, sia che si tratti di fissare delle soglie, garantendo che gli accordi rimangano equi e pertinenti nel tempo.
3. Operare in valuta locale
Il modo migliore con cui le PMI potrebbero ridurre al minimo il rischio di cambio potrebbe essere quello di effettuare transazioni in valuta locale il più possibile. Ad esempio, se molti clienti sono negli Stati Uniti, l’azienda può accettare di essere pagata in USD su un conto locale americano. Se la maggior parte dei fornitori si trova in Bulgaria, aprire un conto locale per pagarli in BGN può essere una strategia efficace per ridurre l’impatto delle fluttuazioni dei tassi di cambio. Mentre il volume delle transazioni rimane invariato, è possibile fissare un unico tasso di cambio e prevedere con precisione il flusso di cassa. Allo stesso modo, si può trasferire un pagamento in blocco su un conto locale da cui pagare i fornitori, garantendo loro di ricevere gli importi corretti nella loro valuta locale.
4. Adottare strumenti finanziari di gestione del rischio di cambio
Questa strategia potrebbe spesso rappresentare la scelta più efficace, anche se molte piccole imprese tendono spesso a evitare i derivati valutari, convinte che siano strumenti troppo complessi e più adatti a società strutturate. In realtà, sono disponibili sul mercato diversi strumenti finanziari, che permettono di scegliere quello più adatto alle proprie esigenze. Ad esempio, contratti a termine fissi, che consentono di acquistare o vendere una quantità specifica di valuta estera ad un tasso predeterminato in una data futura specifica e forniscono protezione contro le fluttuazioni valutarie sfavorevoli, facilitando la gestione della liquidità e i processi di budgeting; contratti a termine flessibili che offrono una maggiore elasticità, consentendo di assicurarsi un tasso di cambio per una determinata quantità di valuta e di utilizzarla in qualsiasi momento entro un determinato periodo; e ancora, contratti a termine dinamici, che offrono la possibilità di sfruttare potenziali movimenti favorevoli del mercato, pur mantenendo le caratteristiche tipiche di un contratto a termine fisso. Consulenti finanziari o esperti di gestione della tesoreria specializzati nella gestione del rischio di cambio possono offrire una consulenza su misura e aiutare le aziende a districarsi tra le complessità delle diverse soluzioni finanziarie.
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Country manager di iBanFirst Italia