Le due guerre
Non abbiamo ancora lasciato alle spalle la guerra al COVID, che un nuovo conflitto esplode alla nostra porta.
La crisi sanitaria ha avuto una grande incidenza sull’andamento del mercato globale degli ultimi due anni.
La difficile ripresa economica delle PMI italiane ha dovuto fare i conti con l’aumento dei prezzi delle materie prime.
Il mercato in ripresa vive un grande squilibrio tra domanda ed offerta di alcune materie prime, vitali per le PMI in vari settori industriali dal meccanico al manifatturiero, all’edilizia. Gli analisti ritengono che, anche se si prevede una crescita economica generalizzata, il prezzo delle materie prime tenderà ancora a salire.
Il fattore scatenante è stata la pandemia. Dopo i vari lockdown, la ripresa economica successiva ha prodotto una domanda che su scala globale è aumentata di colpo, e con essa anche i prezzi di alcune materie prime. Da giugno 2020 a giugno 2021, l’acciaio è cresciuto del 130%, il polietilene del 146%, il petrolio del 57% e il rame del 47%. Nei 2021, i prezzi dell’acciaio e dell’alluminio sono aumentati rispettivamente del 40% e del 18%. il prezzo del ferro-acciaio per la produzione di cemento armato è aumentato del 230%. Il petrolio il cui costo era crollato nel 2020 (-68%) è risalito drasticamente (+203%), ed è possibile che il suo prezzo si assesti a 60-75 dollari al barile.
Inoltre, l’approvvigionamento si è spostato su altri territori. L’Europa ha abbandonato la produzione sia di base che ipertecnologica, lasciandola nelle mani dei Paesi asiatici per il loro basso costo della manodopera.
I mercati cinese ed asiatico già nel 2020 sono riusciti a far scorte strategiche di materie prime, forti di un’economia in ripresa dalla pandemia avvenuta in anticipo rispetto all’Europa e al Nord America.
Non solo.
Giovedì 24 febbraio Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina.
Un atto che molti hanno definito “muscolare” più che strategico.
La scintilla, rappresentata dalla ipotetica adesione dell’Ucraina al Patto Atlantico ha fatto emergere una frustrazione latente da molto tempo. E come ogni animale ferito che viene messo all’angolo, l’Orso ha attaccato nel peggiore dei modi. Con le armi.
Dopo il fallimento della diplomazia, Stati Uniti ed Europa hanno messo in campo alcune restrizioni economiche pesanti per soffocare l’economia russa. Ma è un’arma a doppio taglio.
Gli scambi commerciali russi verso il resto del mondo hanno toccato nel 2021 i 785 miliardi di dollari, in aumento del 38% rispetto al 2020. Determinante la dinamica dell’export (+45,8%) a 492 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono state pari a 293 miliardi di dollari (+26,7%). (Fonte: Intesa Sanpaolo).
L’Europa è il mercato principale della Russia.
Anche se negli ultimi anni sono aumentati gli scambi commerciali in Asia. La Russia importa dall’Europa macchinari, prodotti chimici, mezzi di trasporto e prodotti del settore agro-alimentare. Esporta minerali, per quasi la metà del totale in UE, metalli, pietre e metalli preziosi, merci varie prodotti dell’agro-alimentare. La Russia fornisce il 40% del petrolio e del carbone dell’UE e il 20% del suo gas, prodotti che al momento non rientrano nella lista delle sanzioni. Durante l’inizio dell’attacco russo all’Ucraina il prezzo del petrolio ha superato i 100 dollari al barile.
Putin non può rinunciare al mercato europeo, per non doversi schiacciare eccessivamente sulla Cina. E viceversa, l’Europa non può rinunciare all’energia russa.
Jan Brenner, politologo, fondatore del principale centro USA di ricerche sui rischi internazionali Eurasia, commenta: “Non è la terza guerra mondiale. Ma è la minaccia molto seria di un leader con le spalle al muro, che non può tornare indietro e allora alza la posta. Chi era abituato a un Putin calcolatore, freddo ma lucido, oggi non lo riconosce”.
Forse aveva sottovalutato la compattezza dell’Occidente nel condannare la sua azione militare e l’efficacia delle inevitabili sanzioni economiche conseguenti. La Banca centrale russa rischia di non poter attingere alle sue riserve- il rubro crolla. Non solo gli Ucraini ma i Russi stessi in fila davanti ai bancomat sono effetti che forse Putin non aveva previsto. E neppure la resistenza della popolazione Ucraina. Nei notiziari vedi le donne raccogliere bottiglie vuote di latte e di acqua per fare molotov da lanciare contro i soldati e i carri armati russi nelle strade.
Si spara a Kiev, mentre la diplomazia internazionale si sta chiedendo cosa concedere a Putin perché faccia un passo indietro senza perdere la faccia.