Le aziende produttrici di software gestionali in Italia sfiorano i 20 miliardi di € di fatturato (+16%), il 93% delle PMI ne utilizza almeno uno
Nel 2021, le aziende che operano in Italia nell’ambito del software e dei servizi a esso correlati, hanno generato un fatturato di 51,3 miliardi di euro [1], in crescita del 14% rispetto a quanto registrato nel 2020. Le PMI e le grandi imprese rappresentano l’86% del mercato, per un totale di 44,2 miliardi di euro, mentre le microimprese arrivano a 7,1 miliardi.
Guardando esclusivamente alle software house in ambito software gestionale (comparto che conta oltre 133.000 dipendenti impiegati) queste hanno generato un fatturato complessivo di 19,9 miliardi di euro nel 2021, in crescita del 16% rispetto all’anno precedente.
Queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca “Il software gestionale in Italia: il percorso di trasformazione di PMI e PA” a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con AssoSoftware.
“La pandemia ha fatto maturare una nuova consapevolezza nel Paese sull’importanza del digitale per le imprese di ogni settore. L’adozione di strumenti digitali a supporto dei processi è cresciuta, anzitutto per una risposta tattica all’emergenza, che ha portato le applicazioni a proliferare in poco tempo” dichiara Marina Natalucci, Responsabile della ricerca sul software gestionale degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “Questo è evidenziato dalla crescita del business riscontrata dai produttori di software, che caratterizza un settore in buona salute nonostante gli anni di crisi pandemica. La maturità di utilizzo da parte delle organizzazioni è lievemente cresciuta, dopo una prima adozione contingenziale. Aziende e PA hanno avviato un percorso di consolidamento della tecnologia. Manca ancora però un vero commitment organizzativo alla revisione delle modalità di lavoro e una chiara visione strategica sul digitale, che faccia leva anche sui software gestionali”.
L’adozione dei software gestionali e la maturità d’uso
La ricerca ha coinvolto un campione esteso di 514 PMI cross-settoriali e 158 comuni, evidenziando un buon livello di diffusione dei software gestionali e, in alcuni campi, un trend di crescita rispetto allo scorso anno.
Tra i software considerati nel perimetro d’analisi, la crescita più significativa è stata registrata dai moduli di Gestione documentale e workflow (adottati dal 48% delle PMI, +6 punti percentuali. rispetto al 2021), probabilmente promossi dal cambio delle modalità di lavoro occorso a seguito della pandemia.
Secondo per crescita ma primo per diffusione, è possibile riscontrare il modulo di Gestione amministrativa e contabile (presente nell’87% delle imprese, +4 p.p.) che resta il più presente nelle imprese: rappresenta spesso il primo passo nell’adozione di soluzioni software e continua a consolidarsi, registrando comunque una crescita significativa anno su anno.
Cresce anche la diffusione dei software di Controllo di gestione (58%, +3 p.p. rispetto al 2021), un ambito di pianificazione che sempre più rappresenta un progredire il percorso di digitalizzazione verso un approccio trasversale analitico e automatizzato a supporto delle decisioni.
Crescono, infine, anche il CRM (42%, +2 p.p. rispetto al 2021), che tuttavia risulta ancora essere il modulo meno diffuso, ad evidenziare uno scarso orientamento analitico alla gestione della relazione con il cliente e dei processi di vendita, e i software per la gestione del personale (61%, +1 p.p.).
Restano invece stabili i livelli di diffusione dei moduli gestionali legati ai processi core di back end, ovvero la Logistica e magazzino (54%) e l’Approvvigionamento e produzione (50%), in cui gli impatti ricercati nel percorso di digitalizzazione su efficienza ed efficacia incidono direttamente sui risultati d’impresa.
“La tecnologia è il primo passo per un cambiamento organizzativo più profondo: è necessario guardare ai software con un approccio strategico e integrato per ottenere flussi di lavoro più snelli e interconnessi, nonché supportare migliori decisioni grazie a dati corretti e sempre aggiornati” afferma Pierfrancesco Angeleri, Presidente di AssoSoftware. “La crescita dei dati di adozione dei software gestionali è incoraggiante ma il nostro tessuto di imprese e pubbliche amministrazione deve ancora maturare, abbattendo i freni culturali e costruendo competenze digitali. I vantaggi derivanti dall’uso di software gestionali sono comunque tangibili, lo dimostrano chiaramente i dati sulle performance che crescono a fronte di un aumento dell’adozione e dell’integrazione dei software”.
Guardando ai dati sull’integrazione, tuttavia, lo scenario risulta ancora estremamente frammentato, seppur in miglioramento rispetto a quanto registrato nel 2021: oggi solo il 29% delle PMI indagate ha integrato almeno in parte i software adottati, dato in linea con il 2021.
Se l’integrazione applicativa è ancora una sfida da intraprendere, si segnala una maggiore attenzione a quella dei dati, con il 43% delle PMI che lavora con un repository unico per tutte le applicazioni e un ulteriore 30% che lo ha già introdotto anche se solo per una parte dei software utilizzati. Resta più di un’azienda su quattro che lavora con strumenti completamente a silos, ciascuno con un repository dati differente, rischiando duplicazioni ed errori.
Il freno principale verso un’adozione più estesa e interconnessa delle soluzioni gestionali è di natura culturale. Resta, infatti, stabile al 51% il numero di PMI che detiene del personale dedicato all’IT e al digitale. Il dato sale alla totalità del campione delle PA, aiutato però dall’obbligatorietà per ciascun ente di detenere un responsabile per la transizione digitale: solo il 35% del campione ha altro personale dedicato a supporto di questo ruolo. Nel comparto delle imprese e degli enti medio-piccoli è difficile investire nel digitale e nell’arricchimento delle competenze in questa direzione, spesso manca una visione strategica sul tema, che porta a un utilizzo puntuale di soluzioni per rispondere a esigenze tattiche o, nel caso del mondo pubblico, ad adempimenti dettati dalla politica.
I benefici riscontrati da parte di PMI e PA nell’utilizzo di soluzioni gestionali
Pur con i limiti sopra esposti, è ormai radicata la consapevolezza sulla rilevanza strategica di questi software, in ambito sia pubblico sia privato, anche se con obiettivi diversi.
Nella Pubblica Amministrazione, il beneficio maggiormente riscontrato risiede nella trasparenza e nel controllo sui processi dell’ente (rilevante nel 74% dei casi), seguito dalla qualità del patrimonio informativo (72%), dalla capacità di supportare nuove modalità di lavoro come lo smart working (72%) e la maggiore interoperabilità tra applicativi e processi (71%). Grazie alle soluzioni gestionali, è possibile infatti monitorare in modo trasversale i processi, avendo chiare le responsabilità e lo stato di avanzamento, rendendoli più snelli e interconnessi, oltre che gestibili anche al di fuori dalle sedi dell’ente.
Passando al mondo privato, i benefici più rilevanti si spostano verso temi legati alla competitività d’impresa: il primo segnalato è la capacità di prendere decisioni migliori perché più informate (76%), seguito dall’ottenimento di dati sempre aggiornati in tempo reale (74%), con conseguente controllo sulle performance di processo (72%) e capacità di intervento in caso di anomalie e cambiamenti. Inoltre, similmente al mondo pubblico, risulta rilevante anche per le PMI la trasparenza e il controllo sull’andamento dei processi aziendali.
In particolare, nell’ambito dell’indice di maturità sviluppato dalla ricerca, è possibile identificare un 9% di PMI avanzate (percentuale stabile rispetto a 12 mesi fa) mentre è diminuita al 17% (dal 33% del 2021) la quota parte di campione definibile come agli inizi del percorso, a favore di un numero maggiore di aziende che si trova nel mezzo, con profili di maturità eterogenei, più o meno avanti nelle diverse dimensioni dell’indice a seconda delle priorità indirizzate.
L’identificazione e la quantificazione dei benefici sulle performance operative risultano a volte complesse e subisce gli impatti di un approccio poco strutturato. Tuttavia, le PMI avanzate registrano un indice di performance, secondo l’indicatore sviluppato nella ricerca, superiore di oltre il 65% rispetto alla media di mercato, grazie a un’adozione complessivamente più alta, a un’organizzazione più strutturata ma soprattutto a un livello di integrazione significativamente più esteso.
Analizzando la distribuzione dell’indice nella Pubblica Amministrazione, si osserva invece come solo il 7% del campione di enti locali analizzati può definirsi avanzato. Pur registrando un indice di adozione complessivamente più elevato di quello delle PMI, nella maggior parte dei casi queste realtà non presentano un approccio maturo all’utilizzo delle nuove soluzioni, in quanto prevalentemente frutto di obblighi e adempimenti piuttosto che di una reale visione strategica sul digitale.
“La consapevolezza sulla rilevanza strategica dei software è ormai radicata, in ambito pubblico e privato, pur con obiettivi diversi” aggiunge Piermassimo Colombo, Vicepresidente AssoSoftware. “Le PMI e le PA avanzate nel percorso di trasformazione sono ancora poche ma i casi di successo evidenziano benefici tangibili legati all’efficienza e all’efficacia dei processi. L’impatto potenziale di queste soluzioni sul sistema paese è significativo ma deve essere correttamente guidato. Enti e aziende dichiarano una mancanza di risorse finanziarie e competenze per poter accelerare: è necessario che tutto l’ecosistema, a partire dalle istituzioni fino agli attori del mercato, si muova in modo coordinato per favorire questo percorso, promuovendo piani di incentivazione e lavorando alla creazione delle competenze digitali nel Paese, ambito su cui l’Italia è particolarmente indietro rispetto al resto d’Europa”.
[1] Fonte Banca Dati AIDA
Photo by ThisisEngineering RAEng on Unsplash