L’“avvocato del diavolo”
Gli economisti riunitisi a Davos nel World Economic Forum dal 16 al 20 gennaio hanno battezzato con una parola strana la situazione globale dell’economia oggi: “policrisi”. Nel “Global Risks Report 2023” pongono al centro della policrisi globale che dovremo affrontare durante questo nuovo anno: la questione energetica, le guerre e le difficoltà economiche conseguenti, l’estremizzazione climatica, le criticità sanitarie e di approvvigionamento alimentare.
Ma noi abbiamo veramente bisogno di sentirci sempre in crisi? Anzi in policrisi?
Questo approccio non rischia di limitare la nostra stessa energia e capacità di reagire?
Dall’epicentro della Silicon Valley, Marc Andreessen, cofondatore della Loudcloud, venduta alla Hewlett-Packard per 1,6 miliardi di dollari, considerato uno dei padri fondatori dell’Internet moderno, ci offre una tecnica per valutare le nostre scelte da imprenditori e manager.
L’avvocato del diavolo
Siamo sinceri. Ci dà fastidio quando qualcuno ci contraddice, dicendo: “Ora farò l’avvocato del diavolo”. Ma se fosse una tecnica che ci aiuta nel prendere decisioni di business?
Marc Andreessen, intervistato da Tim Ferriss nel suo podcast di testimonianze di grandi imprenditori e manager, racconta come la utilizza in modo costante e intenzionale.
«Ciascuno dei nostri soci può firmare un accordo con un cliente, senza una votazione ed anche senza un formale consenso.
Se chi si occupa direttamente di un affare prova un grande entusiasmo ed è pronto a prendersene impegno e responsabilità, allora vuol dire che dovremmo investire in quella direzione, anche se gli altri i credono che sia la cosa più assurda mai sentita.
Tuttavia, non è che puoi fare davvero come ti pare, se prima non testi seriamente le tue idee.
Quindi abbiamo creato un apposito team di “avvocato del diavolo”, che ha il preciso compito di criticare le tue idee. Per ogni presupposto e dati che lo sostengono cerchiamo di trovarne un altro che ne tratta le conseguenze negative.”
Il team ha il compito di smontare i presupposti del nuovo business e dimostrare che non funzionerà.
Torture test
“Lo faccio anch’io personalmente con l’altro fondatore della società, Ben Horowitz,” prosegue Marc Andreessen. “Ogni volta che Ben propone un affare, io glielo riduco uno schifo.
Anche se penso che sia l’idea più geniale del mondo, la ricoprirò di melma e cercherò di fare in modo che tutti gli altri aggiungano due o tre badilate.
E alla fine, se lui è ancora saldamente convinto e dice: “No, no, questa è la nostra occasione…” allora gli rispondiamo che siamo tutti dalla sua parte. E che lo aiuteremo con tutte le nostre forze.
È una specie di cultura “del disaccordo e dell’appoggio”. È il nostro torture test.
A proposito, lui fa lo stesso con me. “
GLI OPPOSTI sul mercato
Oltre a considerare le mosse della concorrenza nella tecnologia, Marc dichiara di osservare con attenzione le decisioni dei principali investitori che seguono un approccio completamente opposto al suo, per esempio Warren Buffett.
«Siamo davvero agli antipodi” scherza Andreessen, rivelando il suo approccio. “Ogni volta che vedo investitori tradizionali puntare su un’azienda di successo in un settore, ad esempio nel campo degli integratori alimentari, mi viene voglia di andare in cerca della prossima industria che li manderà a picco.
In sostanza, loro scommettono contro il cambiamento, noi a favore. Da questo punto di vista non potremmo essere più diversi.”
Quando Warren Buffet sbaglia
“Quando Buffet fa un errore, è perché è cambiato qualcosa e lui non l’aveva previsto.
Quando noi facciamo un errore, è perché avevamo previsto che qualcosa sarebbe cambiato, ma non è accaduto.
Per creare qualcosa di originale non è necessario sapere cose che nessuno sa. È necessario credere in cose in cui pochi credono.” Conclude Andreessen.
La concreta capacità di vedere le cose per ciò che sono
Entrambi gli approcci, di Buffet e di Andreessen hanno in comune la concreta capacità di vedere le cose per ciò che sono, e non per come gli altri credono che siano.
La frase di oggi
“È sempre la parte difficile che crea valore”.
Seth Godin