L’autonomia differenziata e il ruolo delle PMI nella CSR: un focus sulla sanità integrativa
Il 19 giugno 2024 segna una data cruciale per l’Italia con l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata, passata con 172 voti favorevoli, 99 contrari e un astenuto.
Questa legislazione apre nuove strade, ma solleva anche preoccupazioni riguardo alle possibili disuguaglianze regionali, soprattutto nel settore sanitario, dove la migrazione sanitaria rappresenta già un chiaro indicatore di disparità.
Migrazione sanitaria: un indicatore di disuguaglianza
Le statistiche parlano chiaro: le regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto attraggono rispettivamente il 44,03%, 35,84% e 20,14% dei pazienti che si curano “fuori regione”, totalizzando 293.000 migrazioni sanitarie interregionali. Questo fenomeno evidenzia già la necessità di un intervento mirato per equilibrare l’accesso ai servizi sanitari su tutto il territorio nazionale.
Punti di attenzione
Per garantire che l’autonomia differenziata non accentui ulteriormente le disuguaglianze regionali, è cruciale affrontare diverse sfide. In primo luogo, è fondamentale definire chiaramente le risorse e le modalità di copertura per il finanziamento equo dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) al fine di assicurare standard minimi uniformi. Inoltre, occorre implementare sistemi di monitoraggio continuo e audit periodici per garantire la trasparenza. È anche necessario creare meccanismi di compensazione che supportino le aree più povere e stabilire norme per la mobilità del personale sanitario, incentivando il personale qualificato nelle aree meno servite. Il coordinamento centrale per sanità (e istruzione, altro ambito delicatissimo) deve essere garantito, specialmente per le emergenze e la ricerca medica. Trasparenza e partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni civiche nella gestione dei fondi e dei servizi sono essenziali. Infine, promuovere la solidarietà interregionale attraverso progetti di cooperazione e la condivisione di best practices è fondamentale per un’implementazione efficace dell’autonomia differenziata.
Il ruolo delle PMI e la sanità integrativa
Le PMI possono giocare un ruolo incredibile nella mitigazione delle disuguaglianze sanitarie attraverso pratiche di Corporate Social Responsibility (CSR). Adottare forme di welfare integrativo, estendendo piani sanitari utili e sostenibili ai propri collaboratori, rappresenta una leva strategica molto attuabile e utile anche per l’impresa.
Benefici della sanità integrativa
Riduzione delle disuguaglianze: la sanità integrativa può compensare le disparità nei servizi sanitari pubblici, fornendo accesso a cure di qualità a una fascia più ampia di lavoratori.
Miglioramento delle performance aziendali: Piani sanitari integrativi non solo migliorano il benessere dei dipendenti ma possono anche tradursi in un aumento della produttività e in una riduzione dell’assenteismo.
Sostenibilità: Esistono già soluzioni sostenibili per le PMI per realizzare questi obiettivi senza gravare eccessivamente sui bilanci aziendali: https://www.assidim.it/sei-una-pmi/
Nell’attuale scenario di autonomia differenziata, le PMI italiane, attraverso pratiche di CSR e l’adozione di piani di sanità integrativa, possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere l’equità e migliorare la qualità della vita dei loro dipendenti. Questo approccio non solo contribuisce a ridurre le disuguaglianze sanitarie ma rafforza anche il tessuto socioeconomico del paese, in linea con i valori della sanità pubblica sanciti nel 1978.
Sviluppo Associativo ASSIDIM