L’ambiziosa proposta di Bruxelles contro l’emergenza economica
A distanza di tre mesi dall’esplosione del Covid-19 in Italia la Commissione europea ha presentato una nuova proposta di Quadro Finanziario Pluriennale (il nome tecnico del bilancio di lungo termine, QFP) per il periodo 2021-2027 che tenga conto dell’esigenza di una risposta forte alla recessione in atto.
I molteplici nodi sul QFP finora erano sembrati di difficile conciliazione sul tavolo del Consiglio europeo: dalla auspicabile dimensione del bilancio alla destinazione delle risorse tra i diversi capitoli di spesa, passando per la possibile riforma delle cosiddette “risorse proprie” [1]. Il virus pare però aver richiamato i paesi e le istituzioni europee a un necessario e repentino mutamento di prospettiva.
In questi mesi la diffusione del virus è stata capillare e invasiva, imponendo ai governi nazionali l’adozione di severe misure di lockdown e di cospicue misure fiscali per fronteggiare gli effetti economici della pandemia. L’Ue, da parte sua, ha già approntato un pacchetto tricefalo di misure (540 miliardi di euro complessivi) per sostenere nell’immediato lavoratori (SURE), imprese (prestiti BEI) e stati nazionali (linee di credito MES) colpiti dal lockdown. Rimaneva tuttavia molta attesa per la proposta di QFP 2021-2027 da parte della Commissione.
La proposta presentata il 27 maggio accoglie dunque l’impegno dell’Ue a contrastare le gravi conseguenze economiche della pandemia attraverso l’inclusione di uno strumento temporaneo di emergenza da 750 miliardi di euro, il Next Generation EU. Questo strumento va ad aggiungersi ai 1.100 miliardi che, secondo la proposta della Commissione, dovrebbero comporre il QFP e che sono funzionali alla realizzazione delle priorità dell’agenda europea per gli anni a venire: digitale, neutralità climatica e inclusione sociale. Al netto dello strumento straordinario, infatti, il QFP non diverge sostanzialmente dalla proposta in discussione prima dello scoppio della pandemia sia per quanto concerne la dimensione che in termini di distribuzione delle risorse tra le “rubriche”, termine che identifica le macro-categorie corrispondenti alle priorità e ai settori d’intervento dell’Unione (Fig.1, Tab.1).
in % del Reddito Nazionale Lordo dell’UE a 27 paesi;
I valori lungo gli istogrammi sono gli stanziamenti in miliardi di euro
- Fonte: Elaborazioni Prometeia su dati Commissione Europea, Consiglio UE, Parlamento Europeo * I valori per il QFP 2014-2020 sono calcolati escludendo le risorse versate e ricevute dal Regno Unito e prendendo come riferimento i prezzi del 2018
miliardi di euro a prezzi 2018 (sopra) e percentuale del totale (sotto)
- Fonte: Elaborazioni Prometeia su dati Commissione Europea, Consiglio UE, Parlamento Europeo
La vera novità della proposta, dunque, è questa appendice temporanea da 750 miliardi di euro. Essa consta di una parte preponderante (610 miliardi) destinati alla voce “Coesione e Valori”, ripartita tra il nuovo programma Recovery and Resilience Facility, costituito da sovvenzioni (310 miliardi) e prestiti (250 miliardi), e un incremento di 50 miliardi per le Politiche di Coesione. Le restanti risorse del Next Generation EU sono allocate in larga parte a favore delle rubriche “Mercato Unico, Innovazione e Digitale” (70 miliardi) e “Risorse Naturali e Ambiente” (45 miliardi) (Tab.1).
Il Recovery and Resilience Facility, elemento cruciale della proposta, andrà ad inserirsi all’interno del semestre europeo, visto che i paesi dovranno predisporre, nell’ambito dei Programmi Nazionali di Riforma (che l’Italia ha inglobato all’interno del DEF), un piano ad hoc per definire le priorità di investimento e di riforma e i relativi stati di avanzamento. Pur non essendo scritto nella proposta, infatti, è plausibile che questi piani debbano fare riferimento alle Raccomandazioni specifiche rivolte ai 27 paesi proprio nell’ambito del semestre europeo.
Il piano implica infatti un’importante redistribuzione di risorse che impone l’istituzionalizzazione dei processi di finanziamento e del relativo utilizzo. L’Italia e la Spagna saranno i maggiori beneficiari di questo strumento in virtù della più profonda caduta dell’attività economica che registreranno quest’anno a causa della pandemia.
La Commissione punta, quindi, ad attivare misure senza precedenti a livello comunitario. Per quanto riguarda le modalità con cui queste risorse saranno reperite, i contributi versati dai paesi europei subirebbero soltanto un modesto incremento, dallo 1.4% all’1.46% del Reddito Nazionale Lordo, mentre il massimale, cioè quanto Bruxelles potrebbe richiedere agli Stati membri, è alzato temporaneamente al 2% in modo da fornire maggiori garanzie ai mercati.
La proposta infatti è che i fondi siano raccolti soprattutto attraverso l’emissione di debito da parte della stessa Commissione, da onorare poi gradualmente attraverso i bilanci futuri dell’Ue: i titoli che saranno emessi, infatti, andranno a scadenza tra il 2027 e il 2058. A questo proposito, la Commissione ha esplicitato che nel corso della legislatura proporrà l’istituzione di nuove risorse proprie dell’Ue che combinino la necessità di accrescere le risorse disponibili con lo scopo di perseguire le priorità dell’agenda comunitaria. Tra le forme di prelievo in discussione figurano una tassa sui colossi del web (digital tax), una Carbon Border Tax, entrate dall’estensione del vigente Emission Trading System al trasporto marittimo e all’aviazione, e un’imposta europea sulle società su una base imponibile consolidata comune.
La proposta approderà il 18 e 19 giugno in sede di Consiglio europeo, dove sarà discussa dai capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri, i quali dovranno approvarla all’unanimità (ma l’eventuale astensione di un Paese non ne impedisce l’adozione). Alla luce delle posizioni nelle ultime settimane dei quattro paesi “frugali” (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia), il negoziato si preannuncia molto complesso e nessun risultato può dirsi già acquisito. Secondo la timeline della Commissione, è auspicabile che il Consiglio europeo trovi l’accordo entro luglio, mentre il passaggio finale presso il Parlamento Europeo dovrà avvenire entro la chiusura dell’anno, con l’assemblea di Strasburgo chiamata ad approvare o rigettare la proposta pervenuta senza alcuna possibilità di emendamento, secondo quanto previsto dalla procedura ordinaria per l’approvazione del QFP.