L’abbandono strategico: essere i migliori o lasciare (2^ parte)
Allora qual è il criterio per decidere se tenere duro o lasciare?
Nel ristrutturare la General Electric, il CEO Jack Welch assunse molte decisioni importanti, ma una in particolare resta leggendaria: decise di vendere una divisione che valeva miliardi di dollari e che, quarta per quota di mercato, conseguiva profitti senza difficoltà.
A chi gli chiedeva le ragioni di questa decisione, per molti incomprensibile, rispondeva:”Se non possiamo essere al primo o al secondo posto in un settore, allora dobbiamo abbandonarlo.
Perché? per 3 ragioni:
- Assorbe risorse, capitali, attenzione ed energie,
- distrae la mente del management e
- comunica ai nostri dipendenti che non essere i migliori del mondo è perfettamente accettabile.”
7 MOTIVI di “abbandono reattivo” cioè quando il breve termine presenta troppe difficoltà:
- Non c’è più tempo (e molliamo).
- Non abbiamo più denaro (e molliamo).
- Abbiamo paura (e molliamo).
- Non la prendiamo abbastanza seriamente (e molliamo).
- Perdiamo interesse, entusiasmo o ci accontentiamo di essere mediocri (e molliamo).
- Pensiamo a breve e non a lungo termine (e molliamo quando il breve termine presenta troppe difficoltà).
- Vogliamo essere i migliori nell’attività sbagliata (per la quale non possediamo il talento necessario).
Noi» significa il nostro team, la nostra organizzazione o proprio noi, che siamo a capo di un’impresa o prendiamo decisioni strategiche.
L’abbandono strategico
L’obiettivo di ogni imprenditore che abbia una concorrenza da battere è creare un fossato tanto ampio e profondo da impedire ai nuovi concorrenti di attraversarlo. Microsoft lo ha fatto con word e con excel.
Essere mediocri è più facile. Si preferisce far finta di nulla, rimandare, non ammettere la propria inadeguatezza e accontentarsi di essere mediocri.
Gli abbandoni producono scarsità. La scarsità genera valore.
Abbandonare attività in cui non siamo i migliori, ma solo mediocri ci permette di liberare risorse economiche, di tempo e di energia.
Non vuoi lasciare? magari per orgoglio? Il contrario dell’abbandono strategico, non è aspettare per vedere cosa succede. O lasciare solo perché non reggi lo stress del presente.
E’ una decisione che si assume consapevolmente sulla base delle opzioni disponibili.
Se decidi sulla base di come ti senti al momento prenderai una decisione sbagliata.
Come decidere se lasciare qualcosa che non funziona, che è diventato un ramo secco?
La domanda è:
Quali progressi misurabili sto facendo su questa traiettoria dall’inizio del progetto? Oppure dall’inizio dell’anno?
O si fa un progresso/o si fa un regresso/o si rimane fermi.
Se ci rendiamo conto di essere fermi, in un vicolo cieco, lasciare quel progetto, quel mercato, quella situazione è una scelta ragionevole. Anzi, è una scelta intelligente. Vale anche con le persone.
Cercare di cavarsela produce un unico risultato: uno spreco di tempo e un cattivo impiego delle energie.
Abbiamo successo quando facciamo qualcosa di straordinario. Sbagliamo quando ci lasciamo distrarre da attività che non abbiamo il coraggio di lasciare.
L’abbandono strategico è una scelta coraggiosa.
Ma non lasciare mai quello che racchiude un grande potenziale per il futuro.
La frase di oggi
“Se non sei disposto a prodigare lo sforzo necessario per essere la scelta migliore, puoi anche lasciar perdere” (Seth Godin).