L’abbandono strategico: essere i migliori o lasciare (1^ parte)

 L’abbandono strategico: essere i migliori o lasciare (1^ parte)

Quando visiti una città che non conosci, cerchi un posto qualunque per cenare, o chiedi alla reception dell’albergo di indicarti il ristorante migliore?

Se devi assumere un collaboratore da inserire nel tuo team, chiedi all’ufficio del personale qualche   curriculum mediocre o solo quelli delle persone più qualificate?

Chi intende acquistare qualcosa da te deve pensare che rappresenti la scelta “migliore del mondo”, sostiene Seth Godin, guru del marketing strategico.

Che significa la scelta migliore del suo mondo, per lui, adesso, sulla base delle sue convinzioni, conoscenze, necessità.

Il mondo si allarga e si restringe. Si allarga, è ovunque. Una volta bastava essere migliori rispetto al 98% della concorrenza. Oggi, nel mondo del web, dove tutti i nostri concorrenti sono a portata di un click, non basta più. E, al tempo stesso, il mondo si restringe, perché i prodotti sono sempre più specializzati.

Se riesci a essere il “migliore del mondo”, conquisti il cliente e il prezzo può diventare secondario.

A volte, la gente si accontenta. Si accontenta di fare meno di ciò che sarebbe capace di fare.

Succede anche alle aziende. Si accontentano di offrire qualcosa di soddisfacente anziché la cosa migliore del mondo.

Ci sono situazioni in cui si lavora, si lavora e si lavora, senza che accada nulla.

Siamo in un vicolo cieco.

Non ci sono miglioramenti significativi e neppure peggioramenti significativi. Si lavora e basta.

Pensiamo allo sport: lo snowboard piace molto. Veloce, eccitante, non troppo costoso. Ma allora, perché a praticarlo sono pochi? Semplice: perché significa attraversare e superare un fossato ampio e faticoso di difficoltà. Per i primi rudimenti bastano pochi giorni. Ma in quel breve tempo si accumula un numero tale di traumi e contusioni che è più facile smettere che continuare.

E poi c’è il vento. Il windsurf è uno sport facile, se non fosse per il vento. Il vento complica tutto.

Quindi abbiamo 3 scelte:

La scelta coraggiosa è perseverare fino a diventare bravi, fino a risalire dall’altra parte del fossato delle difficoltà.

La scelta matura è non iniziare neppure, perché è assai probabile che non si riesca a superare il fossato e a riemergerne.

La scelta stupida è iniziare, fare del proprio meglio, sprecare tempo e denaro e arrendersi a metà del fossato.

In ogni sport, la differenza fra il giocatore mediocre e il campione non è forse il talento innato, ma la capacità di andare avanti nei momenti in cui sarebbe più facile dire basta.

Nella competizione di business, le avversità sono nostre alleate. Maggiori sono le difficoltà, migliori sono le possibilità di emergere sulla concorrenza.

Ma se di fronte alle prime avversità molliamo il colpo, allora lo sforzo è stato inutile. L’«abbandono reattivo» è l’errore fatale di chi si sforza di realizzare un obiettivo e non ci riesce. È ciò che fa la maggior parte della gente: lascia quando è in difficoltà e persevera quando tutto va bene.

La frase su cui riflettere:

“La prossima volta che ti trovi ad essere mediocre, pensa che hai solo due possibilità: Desistere o diventare eccezionale” (Seth Godin).

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