L’abbandono strategico
Ci sono momenti in cui quello che vorremmo fare e quello che dobbiamo fare non coincidono.
Quando Jack Welch assunse la carica di Amministratore Delegato di General Electric intendeva rafforzare l’espansione internazionale. Ma capi subito che il primo passo da fare non era quello. Doveva liberarsi delle attività che, sebbene remunerative, non sarebbero mai diventate le numero uno o numero due nel settore.
Decise allora di vendere una divisione che valeva miliardi di dollari, quarta per quota di mercato e che conseguiva profitti senza difficoltà.
Perché?
“Semplice – spiegò – perché assorbe risorse, capitali, attenzione ed energie. Distrae la mente del management. E, soprattutto, comunica ai nostri dipendenti che non essere i migliori del mondo è perfettamente accettabile.”
Possiamo chiamare questa decisione “abbandono strategico”.
C’è una grande differenza fra l’abbandono strategico e il lasciare “reattivo e seriale” di chi non regge la frustrazione delle difficoltà.
Le barriere da superare che ti trovi di fronte quando non ti accontenti di essere “nella media” sono molteplici:
Ce le ricorda Seth Godin:
- Non hai più tempo (e molli la presa)
- Non hai più denaro (e molli la presa)
- Hai paura (e molli la presa)
- Non la prendi abbastanza seriamente (e molli la presa)
- Perdi interesse, entusiasmo o ti accontenti di essere mediocre (e molli la presa)
- Ragioni nel breve e non nel lungo termine (e molli la presa quando il breve termine presenta troppe difficoltà)
- Vuoi essere il migliore del mondo nell’attività sbagliata (per la quale non possiedi il talento necessario).
Sono barriere difficili e per questo sono nostre alleate. Perché maggiori sono le cose difficili che affrontiamo e superiamo, migliori sono le nostre possibilità di emergere sulla concorrenza. Se di fronte alle avversità ci fermiamo, ogni sforzo precedente è stato inutile.
Qualcuno si accontenta di fare meno di ciò che sarebbe capace di fare.
Succede alle persone ed alle aziende.
Una volta bastava essere un po’ meglio della concorrenza.
Oggi, nel mondo di Google, dove tutti i tuoi concorrenti sono a portata di un click, fare qualcosa mediamente bene non basta più.
Il «lasciare reattivo e seriale» è l’errore fatale di chi si sforza di realizzare un obiettivo e molla la presa appena diventa difficile.
Pensiamo allo sport.
Allo snowboard, ad esempio. La differenza fra chi inizia e smette quasi subito e chi invece continua non è il talento innato, ma la capacità di andare avanti nei momenti in cui sarebbe più facile dire basta.
La scelta stupida è iniziare, fare del proprio meglio, sprecare tempo e denaro e arrendersi a metà strada.
La scelta matura è non iniziare neppure, se pensi che non riuscirai a superare il fossato delle difficoltà e a riemergerne.
La scelta coraggiosa è perseverare fino a risalire dall’altra parte, e diventare eccellente.
Purtroppo, c’è il vento.
Il windsurf è divertente. Noleggiare un buon equipaggiamento non è difficile, e anche le tecniche di utilizzo sono semplici. Sarebbe facile, se non fosse per il vento. A mandare all’aria le nostre migliori intenzioni è l’imprevedibilità del vento, che cambia quando meno te l’aspetti, come il mondo in cui viviamo.
Il mondo cambia quando meno te l’aspetti.
Tutte le nostre attività hanno la stessa caratteristica: cambiano senza chiederci il permesso.
Cercare di “cavarsela” produce uno spreco di tempo e un cattivo impiego delle energie.
Terminare qualcosa che non funziona è invece una scelta ragionevole e intelligente.
L’abbandono strategico è una decisione che si assume consapevolmente, sulla base delle opzioni disponibili.
Prendi decisioni sulla base di informazioni imperfette
A volte ci troviamo in un vicolo cieco.
È la situazione in cui si lavora, si lavora e si lavora, senza che accada nulla di rilevante. Non ci sono miglioramenti significativi e neppure peggioramenti significativi. Si lavora e basta. Cosa fare, allora?
“È impossibile avere un’informazione perfetta e completa in ogni momento per prendere una decisione”. Sostiene Herbert Simon, che nel 1978 ricevette il Nobel per l’economia per il suo contributo sui processi decisionali.
Quindi, decidi con le informazioni che possiedi, sulle questioni rilevanti. O integra ciò che sai, ma con un tempo prefissato entro il quale deciderai comunque.
Naturalmente, non dovremmo smettere mai di migliorare qualcosa che racchiude un grande potenziale per il futuro, solo perché non reggiamo lo stress del presente o perché troviamo difficoltà.
L’«abbandono strategico», è il segreto delle organizzazioni di successo.
Il contrario non è “aspettare per vedere cosa succede”.
La domanda essenziale da porci: “Quali progressi misurabili sto facendo in questa attività”? Perché, o si fa un progresso, o si fa un regresso, o si rimane fermi.
Perseverare in assenza di progressi è uno spreco.
Non è un approccio alla portata di tutti.
La mediocrità infastidisce solo le persone di talento.
La frase di oggi
“La prossima volta che ti trovi ad essere mediocre in qualcosa, pensa che hai solo due possibilità: la prima, diventare eccezionale, in un ambito, un prodotto, un settore di attività. La seconda è smettere”
Seth Godin, guru del marketing