La transizione ecologica impatterà in maniera significativa sul 72% delle aziende
L’emergenza climatica è un’evidenza sotto gli occhi di tutti e la riduzione delle emissioni di gas serra al fine di diminuire la temperatura media globale è una necessità non più rimandabile. In questo contesto, un ruolo centrale nel contenimento delle emissioni è svolto anche dalle imprese, le quali, proprio per questo, si trovano a dover fronteggiare un rischio di transizione ecologica che può consistere in perdite di operatività o, per gli operatori finanziari, in rendimenti inferiori sugli investimenti.
Uno studio del REPAiR Lab (Responsible, Patience and Reliable Finance Lab) – il laboratorio di SDA Bocconi e CRIF sulla finanza responsabile e sostenibile – evidenzia che oltre il 72% delle aziende avrà un impatto medio o superiore nella catena industriale dovuto al percorso di transizione ecologica.
In particolare, le aziende maggiormente impattate saranno quelle nei settori chimico e del cemento. Da qui, lo studio individua i passaggi chiave che le imprese devono seguire per governare al meglio il loro processo di decarbonizzazione e minimizzare i rischi della transizione verde.
Nello specifico, per stimare gli impatti della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sono state analizzate oltre 5 milioni di imprese italiane sulla base dell’indicatore di rischio di transizione ecologica sviluppato da CRIF, che esprime la probabilità per un’azienda di subire impatti significativi con orizzonte al 2050 e che considera valore della produzione, EBITDA Margin e investimenti.
A livello di dimensioni, le aziende che subiranno un impatto maggiore sono tendenzialmente più grandi della media. Inoltre, focalizzando l’analisi sul consumo energetico, emerge una relazione tra i settori “energivori”, con maggior consumo di gas metano, e il rischio di transizione nel lungo periodo.
“Il processo di decarbonizzazione dell’economia comporterà profondi cambiamenti strutturali. Taluni settori saranno chiamati ad incrementare o ridurre la propria quota di mercato, mentre altri saranno coinvolti in processi di M&A o potenzialmente dovranno abbandonare il mercato, si pensi alle imprese operanti nei settori connessi alle attività relative all’estrazione e alla distribuzione di combustibili fossili o alle imprese che producono beni e servizi che utilizzano i combustibili come input primario all’interno del loro processo produttivo”, spiega Michele Calcaterra, direttore operativo del REPAiR Lab, che con Alessandra Caragnano e Cecilia Marchesi ha coordinato il lavoro di ricerca.
“Una recente analisi di CRIF ha evidenziato come le PMI e le aziende corporate che investono in maniera strategica nella sostenibilità possono ridurre i loro consumi del 10-30% all’anno, senza diminuire il livello di servizio e la qualità delle operazioni aziendali. Con una maggiore efficienza dal punto di vista energetico le imprese possono migliorare la propria situazione finanziaria ma anche ridurre le emissioni di gas serra. È fondamentale, inoltre, che le iniziative di transizione ecologica si estendano dalla singola impresa all’intera supply chain. Basti pensare che fino al 90% dell’impatto ambientale di un’impresa è determinato proprio dai processi produttivi”, spiega Marco Macellari, Director – Head of Risk Management, Management Consulting di CRIF.
In questo scenario, secondo lo studio di REPAiR Lab, il lavoro delle imprese deve concentrarsi in maniera integrata su quattro aspetti fondamentali: la strategia, la gestione dei rischi, il tema dell’accesso ai capitali e infine, aspetto rilevante, le metriche di misurazione.
Per quanto riguarda la strategia, è prioritario che le imprese integrino gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità con modalità che siano coerenti col piano industriale. Le strategie di decarbonizzazione richiedono allocazione di risorse che devono essere viste come investimenti necessari al rafforzamento della competitività, della reputazione e della resilienza. Inoltre, il processo di transizione “deve essere considerato una sorta di volano non solo per le aziende del settore energetico, ma anche per le aziende manifatturiere e per le aziende di servizi”, aggiungono i ricercatori di REPAiR Lab. In questo scenario, la finanza d’impresa svolge un ruolo primario di propulsore della transizione: affrontando i rischi di transizione (reputazionali e normativi) gli operatori finanziari possono influenzare le imprese e la collettività verso scelte più sostenibili e contemporaneamente, sviluppando sinergie tra diversi clienti, possono favorire la transizione delle imprese ‘brown’ in ‘green’.
Sul secondo punto, la gestione dei rischi, è fondamentale che gli aspetti legati al cambiamento climatico siano integrati nelle strategie di risk management dell’azienda: in un momento in cui l’attenzione degli investitori verso la sostenibilità è via via crescente, intraprendere e comunicare un chiaro percorso verso la decarbonizzazione per le imprese diventa un fattore positivo e abilitante sul fronte dell’accesso al credito.
Ne consegue il terzo punto, quello dell’accesso ai finanziamenti e nuovi capitali: non potranno che essere le aziende più virtuose dal punto della sostenibilità a diventare più attrattive e resilienti agli occhi dei mercati e degli investitori. Per gestire la transizione, “serviranno ingenti fonti di capitali, anche sotto forma di obbligazioni o equity, che possano supportare le imprese nella gestione dei rischi ambientali”, sottolineano i ricercatori del REPAiR Lab.
Infine, le metriche, aspetto di assoluto rilievo su cui ha lavorato un team congiunto di ricercatori SDA Bocconi e professionisti di CRIF coordinati da Maurizio Poli (SDA Bocconi) e Mariagiovanna Zavallone, Senior manager di CRIF. Su quest’aspetto sarà prioritario che le imprese si uniformino agli standard europei e internazionali di misurazione, affinché la valutazione delle proprie attività e la loro comunicazione sia la più omogenea e aperta possibile.
“L’attività di portfolio analytics e di gestione del rischio è sempre più dipendente da un approccio integrato di valutazioni fondamentali, cioè basate su parametri bilancistici e sostenibili, vale a dire legate alla misurazione degli impatti sull’ambiente e sul contesto sociale”, aggiunge Michele Calcaterra. “Il cosiddetto rating integrato è l’obiettivo da raggiungere e su cui REPAiR Lab sta investendo”.
“La transizione ecologica è di sempre più stringente attualità per le imprese così come per i player finanziari, che sono chiamati ad accompagnarle in questo percorso. D’altronde le risorse del PNRR, che prevede una missione chiave per questo ambito, rappresentano un’opportunità che non può essere assolutamente persa – commenta Marco Colombo, Managing Director Finance Italy di CRIF -. In questo contesto, CRIF sta investendo in maniera significativa da anni su progetti e soluzioni in ambito ESG e oggi mette a disposizione di player finanziari e aziende un mix unico di informazioni, analytics, piattaforme digitali e advisory per facilitare il salto di qualità verso una reale transizione green”.
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