La selezione naturale delle PMI come eredità del Covid-19
Le ultime settimane di lockdown lasciano in eredità una situazione molto complicata i cui effetti non sono ancora stati quantificati. Proprietari e dipendenti stanno vedendo le proprie aziende ed attività incassare colpi, in alcuni casi con la consapevolezza di non poterli sopportare. Secondo uno studio del Sole24ore pubblicato a fine anno 2019, le PMI Italiane (imprese attive con un giro di affari inferiore ai 50 milioni di euro) impegnano l’82% dei lavoratori e rappresentano il 92% delle imprese attive del territorio.
Questo scenario al Sud è ancora più pesante, le PMI del Meridione sono responsabili dell’83% della produzione, rispetto ad un contributo medio nazionale del 57%; anche il peso in termini di occupazione supera quello medio nazionale, arrivando al 95%. Queste attività, al momento del lock-down, erano strutturate per generare una certa quantità di prodotti o servizi, il tutto grazie ad un organico abbastanza fisso e con una struttura dei costi definita e basata su un equilibrio molto spesso precario.
Gli ultimi mesi restituiscono un paese mediamente più povero, composto da individui che hanno dovuto andare avanti a reddito zero o comunque ridotto, questo inevitabilmente implicherà un calo degli acquisti e quindi della domanda.
L’idea di uno squilibrio tra domanda ed offerta inizia ad essere reale. Immaginate una fabbrica che aveva raggiunto il proprio equilibrio producendo una certa quantità del bene X da offrire, questa inevitabilmente sarà in eccesso rispetto alla domanda del mercato dopo la pandemia CoVid-19.
La decisione immediata potrebbe essere adeguare la propria offerta alla domanda con conseguente aumento dei prezzi o riduzione dell’organico per far quadrare i conti, azioni che a loro volta potrebbero far ridurre la domanda ulteriormente e favorire la disoccupazione, generando una spirale pericolosa. Dati alla mano è evidente come il tessuto industriale e sociale del nostro paese si basi su questo tipo di organizzazioni.
È sorprendente come attività con pochi dipendenti siano riuscite a ritagliarsi il proprio spazio sul mercato, diventando un anello di una catena a volte lunghissima.
Sfortunatamente, il problema di una catena è che la sua resistenza dipende dall’anello più debole; avere una catena con 9 anelli forti è inutile in quanto la stessa cederà se il decimo è più debole. Perdere anche alcuni di questi anelli potrebbe comportare il crollo di tutto il sistema economico.
Lo Stato deve avere un ruolo chiave, garantendo un sostegno economico alle imprese in difficoltà, fiduciosi che questi fondi siano poi indirettamente introdotti nel sistema economico nazionale così da alzare il reddito medio del paese. I prossimi mesi presenteranno uno scenario confuso e di grande competizione, le aziende dovranno affrontare una vera e proprio lotta per la sopravvivenza.
Si potrebbe pensare ad una forte correlazione tra questo futuro scenario e la teoria della selezione naturale di Darwin, nel senso stretto che solo le aziende che avranno la capacità di adattarsi a questo scenario potranno sopravvivere. La selezione naturale, concetto introdotto da Charles Darwin nel 1859 nel libro L’origine delle specie, è un meccanismo chiave dell’evoluzione secondo cui, nell’ambito della diversità genetica delle popolazioni, si ha un progressivo (e cumulativo) aumento degli individui con caratteristiche ottimali per l’ambiente in cui vivono. Questo genera la cosiddetta “lotta per l’esistenza”: le limitate risorse naturali sono scarse rispetto alla quantità di organismi che possono sostenere, di conseguenza si genera una dura competizione per sopravvivere. Volendo fare una metafora, allo stato attuale ci potrebbe essere un eccesso di offerta in relazione ad una domanda limitata.
Accettato questo tipo di scenario, solo le aziende che si adatteranno meglio potranno sopravvivere. La differenza significativa è che la selezione naturale opera casualmente, ogni modifica è casuale e le conseguenze della stessa potrebbero generare vantaggi o svantaggi all’individuo.
Le aziende attuali dovranno agire consapevolmente, ogni decisione volontaria sarà decisiva per la sopravvivenza dell’azienda stessa.
Ci saranno aziende che andranno avanti, magari anche migliorandosi, ma ci saranno altre che alzeranno bandiera bianca.
Bisognerà agire con criterio, ogni decisione avrà delle ripercussioni. Bisognerà impostare la ricostruzione su aziende snelle e flessibili focalizzate sulla capacità di distinguere tra le attività che aggiungono valore per il cliente da quelle che non aggiungono valore, cogliendo tutte le opportunità che si presentano e focalizzati alla ricerca di un nuovo equilibrio organizzativo, perché quello di adesso potrebbe non andar più bene.
Export Manager presso RILUB S.p.A., azienda produttrice di oli lubrificanti. Laureato in Ingegneria Gestionale, laurea magistrale, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.