La giustizia tra disuguaglianze di efficacia ed efficienza
L’efficienza e l’efficacia della giustizia sono due sfide che il Paese da anni deve affrontare per rimuovere i fattori che ostacolano lo sviluppo economico e il perseguimento della giustizia sociale.
Nei prossimi mesi, a causa della pandemia da Covid-19, le criticità sociali ed economiche si acuiranno, incrementando il contenzioso in materia commerciale, di lavoro e di famiglia. Allo stesso tempo, è difficile ritenere che le risorse per la giustizia possano aumentare, per cui si dovranno individuare altri approcci per migliorare efficacia ed efficienza.
Una ricerca svolta dall’Istituto di informatica giuridica e sistemi giudiziari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr–Igsg) ha stimato per tutti i tribunali italiani il costo medio per procedimento civile e penale (efficienza) e lo ha rapportato ai tempi di definizione delle cause (efficacia), dimostrando che “ci sono significative disparità e ampi margini di miglioramento”, in entrambi i termini. Si tratta del primo studio di questo tipo condotto nel nostro paese e rappresenta un nuovo punto di partenza per capire come utilizzare al meglio le risorse a disposizione. I dati sono stati pubblicati su “Questione giustizia”, affiancati a un cruscotto interattivo che permette a tutti i lettori di visualizzare e comparare costi e tempi medi di definizione per ciascun ufficio italiano.
“Dalla ricerca emerge un quadro estremamente disomogeneo, con costi medi per causa definita che variano, a seconda del tribunale, da un minimo di 290 euro ad un massimo di circa 2.000 euro per i procedimenti penali, e dai 180 ai 620 euro per i procedimenti civili. Anche i tempi medi di definizione, come noto, presentano una grande variabilità: un procedimento civile dura in media 250 giorni nel tribunale più veloce e 2.200 giorni circa nel più lento, mentre un procedimento penale dura in media dai 120 ai 1.500 giorni. È quindi evidente che i livelli di efficienza ed efficacia sono molto diversi, differenziando sostanzialmente il servizio offerto a seconda del territorio”, dice Francesco Contini, ricercatore del Cnr–Igsg e coautore dello studio.
I dati mostrano da un lato un problema di allocazione delle risorse, ma dall’altro ampi margini di miglioramento che potrebbero rendere il sistema più economico ed equo. “Sia sull’efficienza sia sull’efficacia, alcuni tribunali ottengono performance che, se fossero raggiunte da un maggior numero di uffici, permetterebbero una radicale riduzione dei tempi della giustizia nella definizione delle cause a parità di spesa, con una maggiore omogeneità a livello nazionale”, prosegue Contini. “Queste differenze possono essere in parte spiegate dalla diversa complessità delle cause da trattare, ma vi sono differenze tra tribunali di dimensioni analoghe e posti in territori simili che sottolineano l’importanza della diversa organizzazione degli uffici”. Aggiunge Federica Viapiana, coautrice dello studio: “Gli strumenti per affrontare queste differenze non mancano. Un primo passo dovrebbe essere il superamento della logica delle piante organiche, obsoleta, poco trasparente, poco flessibile e inadeguata a rispondere prontamente a situazioni impreviste ed emergenziali, come nel caso della recente pandemia. A questo proposito, diversi paesi europei adottano sistemi di finanziamento dei tribunali basati sui costi standard che permettono un’allocazione più equa delle risorse a disposizione – ogni ufficio viene finanziato considerando il tipo e il numero di cause che deve definire – e che quindi incentivano tutti gli operatori a rendere più efficiente ed efficace la trattazione delle cause”.