La Digital Transformation è una questione di fiducia
Oggi più che mai, dipendiamo dalla tecnologia per lavorare, comunicare e divertirci, e proprio per questo motivo dobbiamo riporre la massima fiducia in essa. Quando scegliamo di lavorare da casa invece di andare in ufficio, siamo fiduciosi del fatto che il nostro portatile sia perfettamente funzionante, che la connessione Internet sia stabile e che si possa accedere alle applicazioni in cloud di cui abbiamo bisogno. Nonostante ciò, inconsciamente, siamo più preoccupati della connessione o dello stato del nostro computer quando lavoriamo da casa rispetto a quando siamo in ufficio, con un team IT a disposizione nell’ufficio accanto.
Questo perché spesso, avere fiducia nella tecnologia significa affidarsi all’ignoto. Ho abbastanza fiducia in qualcuno o qualcosa da poter superare l’incertezza del risultato? Se non si ha fiducia, non si corrono rischi, non si fa il così detto “salto nel buio”, il che significa che non si cambierà mai. Quindi, mentre le aziende continuano il loro percorso di Digital Transformation (DX), come possono assicurarsi che una mancanza di fiducia verso la tecnologia non impedisca loro di prendere i rischi necessari associati a qualsiasi tentativo di avviare il cambiamento?
Per certi versi, il processo che ci porta ad avere fiducia nella tecnologia è molto simile a quello che avviene con un altro essere umano. Abbiamo una serie di strumenti a cui attingere. Il primo è il nostro istinto. Spesso capiamo se possiamo fidarci di una persona in meno di 30 secondi dal primo incontro. E questo avviene anche per la tecnologia. Tutto, dal logo del brand alla prima interazione con l’interfaccia utente, contribuisce alla nostra percezione di un dispositivo, di un sito web o di una comunicazione, ci dice se possiamo fidarci o meno. Diversi studi suggeriscono che siamo più propensi ad accettare telefonate da numeri che riconosciamo. Siamo diffidenti nel fornire informazioni personali su noi stessi quando ci registriamo a un servizio online, mentre non esiteremmo a dare gli stessi dettagli a un addetto bancario o a un consulente finanziario.
Ma il nostro istinto, se da una parte è un alleato molto potente, a volte può deluderci. Nel mondo reale, significa ad esempio credere alla storia che ci sta raccontando un amico per scoprire che in realtà si tratta di uno scherzo o ritrovarci a guidare verso l’ufficio perché è ciò che ci dice il nostro cervello per poi rendersi conto che è domenica. Nella sfera digitale, significa cliccare su link di phishing, compromettere le informazioni sulla sicurezza personale e accettare le fake news come una verità.
Tuttavia, la fiducia non è solo una questione di pancia. La fiducia si guadagna nel tempo attraverso le nostre esperienze, ma anche attraverso quelle degli altri. Quando leggi opinioni condivise da altre persone che non hai mai incontrato, la tua incertezza e la sensazione di rischio diminuiscono. Ti senti più sicuro nel fare quel passo verso l’ignoto. È ciò che definiamo fiducia distribuita. È più probabile che per un lavoro in casa, ci affideremo a un decoratore d’interni che ha una valutazione alta e un track record visibile online, dove magari ci sono anche esempi del suo lavoro. E lo stesso concetto si applica anche alla tecnologia. Per fare un esempio, la maggior parte delle persone non fa parte della categoria degli early adopter, che sono le persone più veloci a cominciare ad utilizzare gli ultimi prodotti disponibili o far loro nuovi concetti tecnologici prima che diventino mainstream. La tecnologia ci aiuta a ridurre l’incertezza dandoci accesso a un enorme quantità di informazioni. Queste informazioni sono un vero e proprio un abilitatore di fiducia.
La maggior parte degli utilizzatori di tecnologia e dei team IT preferisce aspettare e vedere. Che si tratti di acquistare un nuovo smartphone o di migrare i dati nel cloud pubblico, in molti cerchiamo conferme da persone che l’hanno provato per prime – compresi i nostri colleghi, altre aziende, consulenti indipendenti o perfetti sconosciuti dall’altra parte del mondo. C’è un detto nel settore IT: nessuno viene licenziato per aver acquistato un determinato brand. Questi marchi hanno costruito un track record visibile attraverso l’affidabilità, la coerenza e una eccellente customer experience. Le persone si fidano del fatto che i prodotti e i servizi di quel brand faranno quello che dicono, sulla base di anni di successo, quindi percepiscono un rischio di investimento inferiore a quello di lavorare con un marchio con cui hanno meno familiarità.
Quando si parla di fiducia, uno dei maggiori problemi che le aziende hanno nei confronti delle nuove tecnologie è la loro sicurezza. I dati saranno sicuri e protetti? Vogliono anche sapere cosa succede quando le cose vanno male. Come possiamo riportare i nostri servizi online e recuperare rapidamente i nostri dati? In un percorso di Digital Transformation, i CIO e i team IT devono prima di tutto sentirsi rassicurati dai fornitori di tecnologia più adatti allo scopo. Secondo il Veeam Data Protection Report 2021, il 27% dei business leader dell’EMEA vede le minacce informatiche come una sfida alle loro iniziative di Digital Transformation nei prossimi 12 mesi. Questa maggiore consapevolezza dell’impatto delle violazioni e della cybersecurity sui loro profitti peserà molto sulla scelta del partner che li accompagnerà in questa trasformazione.
Inoltre, le aziende stanno iniziando a capire che uno dei modi più probabili per perdere la fiducia è la compromissione dei propri dati, che siano rubati o semplicemente persi. La nostra ricerca indica che secondo il 51% dei leader aziendali, i tempi di inattività e la perdita di dati potrebbero avere un impatto negativo sulla fiducia dei clienti, e il 34% teme che i dipendenti possano perdere la fiducia nell’azienda stessa. Il 43% ritiene che questo possa danneggiare l’integrità del loro brand, mostrando l’intrinseco legame tra protezione dei dati e fiducia.
Per quanto riguarda il livello di successo delle modalità con cui le aziende stanno attualmente proteggendo i dati, i malfunzionamenti e le carenze dei backup stanno lasciando il 58% dei dati potenzialmente non protetti. Le questioni della protezione dei dati e della cybersecurity, quindi, rappresentano una minaccia per il successo della Digital Transformation. È chiaro che il rapporto dell’uomo con la tecnologia, che sia un cliente, un decisore aziendale o un dipendente, è tutta una questione di fiducia. Ciò significa che le aziende devono rivolgersi a consulenti tecnologici fidati che possano aiutarle a garantire che il loro percorso di trasformazione digitale sia costruito su basi solide, con una protezione dei dati che sia adatta allo scopo.
Field CTO EMEA & Lead Cybersecurity Technologist