La crisi vista come opportunità
La crisi energetica ed ora economica dell’Italia e dell’Europa sta portando a scelte che potrebbero rivelarsi difficili e complesse per il sistema economico di ogni paese. L’aumento dei prezzi delle commodity alla fine del 2021, lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina nel febbraio del 2022, l’aumento dei saggi inflazionistici in tutta l’area euro rappresentano variabili che stanno minando le fondamenta fragili di stati che si trovano, ora, a fare i conti con le proprie difficoltà strutturali accumulate negli anni.
A questo si aggiunge il paradosso di aver voluto concentrare la maggior-parte delle risorse europee per raggiungere ambiziosi obiettivi legati alla transizione energetica che potrebbe aver reso, invece, più vulnerabili le economie del Vecchio continente nell’affrontare processi di crisi esogene.
In Italia tutte queste condizioni – negative per qualsiasi sistema economico – sembrano essere amplificate da un processo avverso che, con l’aumento vertiginoso dei prezzi energetici e il rischio di un inverno senza reali forniture di gas, sta mettendo in ginocchio migliaia di famiglie ed imprese.
Eppure, se da una parte il nuovo Governo cerca soluzioni più o meno idonee di natura fiscale per il sostentamento dell’operatore economico soffocato da una crisi inflattiva ricca di aspettative negative, interessante risulta essere l’idea di due professori universitari che vedono in una opportunità l’attuale crisi. Marco Mele e Cosimo Magazzino, rispettivamente Associati di Politica Economica per le università Unicusano e Roma Tre.
I due professori affermano che “il nuovo Governo, in un periodo difficilissimo dal punto di vista economico con la crisi pandemica ed ora quelle energetica, dovrà ridurre il fardello del debito pubblico“. In altre parole, continuano gli economisti, ”finalmente bisognerà mettere mano alla spending review che dal periodo Monti si favoleggia ma che in realtà non è stata mai perseguita perché politicamente risulta difficile da attuare”.
“Il processo di revisione della spesa pubblica, continuano i due economisti, “dovrebbe essere migliorato attraverso delle ristrutturazioni degli stessi meccanismi di spesa. Questo vuol dire migliorare l’efficienza della spesa in base a delle priorità che si devono basare sul miglioramento delle amministrazioni stesse.
In tal modo sarà possibile incrementare il livello qualitativo del servizio offerto dalla P.A. a parità di risorse impiegate. Il risparmio generato, contraendo il deficit e quindi negli anni il debito, potrebbe essere speso per interventi straordinari come quelli di cui oggi abbiamo bisogno”, concludono i due professori.
Per Mele e Magazzino, quindi, il nuovo governo neo-eletto, che sulla carta risulterebbe essere numericamente forte, dovrà mettere mano alla revisione della spesa perché il debito si può ridurre, senza aumentare la pressione fiscale, solo spendendo meno.