La crisi del sistema bancario: i crediti deteriorati
Nel 2020 la situazione patrimoniale del settore bancario è ulteriormente migliorata rispetto a prima; vi ha contribuito la decisione di non distribuire dividendi, seguendo i suggerimenti della BCE. Nessuna tensione sul fronte della liquidità, mentre i depositi sono decisamente cresciuti. Gli effetti della crisi sono comunque evidenziati da un aumento delle rettifiche su crediti e dalla mole di prestiti deteriorati.
Gli altri fronti
La crisi sta facendo sentire i suoi effetti su diversi fronti, quali un’altra riduzione del margine di interesse a causa di una minor domanda di credito, una riduzione dei ricavi ottenuti da una gestione degli investimenti ribilanciata verso asset meno rischiosi e a causa della diminuzione delle commissioni di performance; la diminuzione dei servizi di pagamento dovuta al minor numero di transazioni; una crescita del costo del rischio e dei nuovi flussi di credito deteriorato, in particolare nel segmento delle piccole e medie imprese. Si prevede per le banche italiane un moderato calo dei ricavi, una decisa crescita delle rettifiche sui crediti deteriorati ed un conseguente effetto negativo sui margini reddituali.
Cosa stanno facendo le banche
Gli Istituti di Credito, per arginare la marea di NPL, reagiscono a questo scenario sfavorevole indirizzando i propri investimenti per velocizzare la Digital Transformation e incrementando gli introiti posizionandosi come il partner di fiducia per i propri clienti. Parte di questi che prima della pandemia svolgevano le operazioni nelle filiali bancarie passeranno ai canali digitali. Le stesse filiali distribuiranno servizi di consulenza online, favorendo lo smart working e consentendo notevoli risparmi delle spese immobiliari. Le banche saranno guidate da manager responsabili per produrre valore sostenibile e generare ricavi in crescita anno su anno, posizionandosi come partner di fiducia del sistema Paese e fondando la propria governance su un sistema di valori rinnovato alla luce dei nuovi scenari. Un’altra strategia adottata dal sistema bancario sono le aggregazioni. Innanzitutto, si generano banche più grandi (si veda l’aggregazione di Ubi in Intesa) che possono aver accesso a tecnologie in grado di contenere i costi o di ripartire i costi fissi su una base più ampia, riducendo così i costi medi. La maggiore efficienza può derivare anche dalle economie di gamma. Le nuove entità create dalle aggregazioni hanno l’opportunità di penetrare nuovi mercati e di effettuare vendite incrociate di prodotti a una clientela più vasta. Infine, il consolidamento può migliorare l’efficienza di gestione. Il Covid-19 accelererà in maniera importante le aggregazioni, in modo tale che nel prossimo biennio assisteremo a una concentrazione tra i grandi gruppi bancari. Questa tendenza condurrà a una riduzione degli operatori di maggiori dimensioni mentre resteranno delle nicchie di mercato con piccoli soggetti: ci saranno molta più consulenza e specializzazione e un livello di digitalizzazione adeguato. Esistono inoltre anche azioni che possono essere adottate per incrementare i ricavi, quali il re-investimento della liquidità detenuta nei conti correnti (oggi siano a circa il 33% del totale della ricchezza finanziaria contro circa il 22% del 2005). L’investimento di parte dell’attuale massa di liquidità in prodotti di risparmio gestito significherà per la filiera degli operatori del wealth management (banche, asset manager e consulenti finanziari) diversi miliardi di nuovi ricavi per anno.
Il credito al consumo
C’è poi il business del credito al consumo. Esiste lo spazio per un servizio di consulenza che consenta ai clienti di programmare, controllare e coordinare le proprie entrate e uscite, anche utilizzando di più e meglio la leva del credito al consumo, ad esempio per far fronte ad esigenze di cassa per spese impreviste. Questo servizio vale per il sistema bancario diversi miliardi di euro per anno di maggiori ricavi.
La Bancassicurazione
Altra frontiera è quella delle assicurazioni (bancassurance). Le banche in Italia hanno saputo diventare il canale prevalente per la distribuzione dei prodotti vita (oltre il 60% di quota di mercato) soppiantando la leadership degli agenti assicurativi; il management bancario è adesso impegnato ad accentuare la penetrazione commerciale nei prodotti danni dove la quota su tutti i premi raccolti non supera il 5%.
Il Private Banking
Anche il Private Banking contribuisce ad incrementare i ricavi: in Italia c’è una significativa quota di ricchezza investita in asset immobiliari il cui valore va monitorato, difeso e ottimizzato nel tempo. Per ottenere ciò vi sono servizi di real estate advisory offerti al cliente a pagamento. Un’altra alternativa nasce dai servizi di internazionalizzazione, infatti le imprese che sono cresciute di più negli ultimi 10 anni sono quelle che hanno saputo puntare con esiti positivi sull’internazionalizzazione del loro business model. Fondamentale per le banche sarà la capacità di crescere all’estero, valorizzando le loro competenze distintive. All’estero ci sono opportunità importanti di sviluppo nel private banking & wealth management, ma anche nel corporate banking.
Direttore di Filiale (Retail e Corporate) per oltre 20 anni presso diversi Istituti di Credito. Attualmente Responsabile Commerciale di Hub presso Istituto di Credito di grandi dimensioni.