Intesa Sanpaolo: presentato assieme al Cluster Spring e ad Assobiotec – Federchimica il 10° Rapporto sulla Bioeconomia
Nel 2023 l’insieme delle attività connesse alla Bioeconomia in Italia ha generato un valore della produzione pari a 437,5 miliardi di euro, 9,3 miliardi in più rispetto al 2022, occupando circa due milioni di persone.
Nel complesso dei principali quattro paesi europei (Francia, Germania, Spagna e Italia), la Bioeconomia vale 1.751 miliardi di euro, rappresentando l’8,4% del totale, con Spagna (11%) e Italia (10%) che confermano una maggiore incidenza.
Dopo il boom del 2022, attribuibile al forte incremento dei prezzi indotto dal conflitto russo-ucraino, nel 2023 è proseguita la crescita della Bioeconomia, su ritmi di sviluppo però più contenuti (+0,2% la variazione dell’output dei 4 paesi UE) e con risultati diversi tra paesi. Indicazioni migliori per Spagna, Francia e Italia, mentre è risultata in calo la Germania. Nel confronto con il 2021, Italia e Francia evidenziano le migliori performance, con un incremento superiore al 20% del valore della produzione.
La vitalità della Bioeconomia in Italia è testimoniata dalle 808 start-up innovative censite nel 2023, pari al 6,6% del totale delle imprese iscritte all’apposito Registro. La maggior parte delle start-up innovative della Bioeconomia, diffuse lungo tutta la penisola, è concentrata nel settore della R&S (45%), seguita dall’agri-food (25%).
La filiera agro-alimentare riveste un ruolo chiave nel complesso della Bioeconomia – pesando oltre il 76% in Spagna e Francia, il 63% circa in Italia ed il 61% in Germania – ed è sempre più protagonista del percorso di transizione verso una maggiore sostenibilità dei processi.
La tecnologia rappresenta un fattore fondamentale anche in questo settore: le imprese italiane dell’alimentare, nettamente più piccole rispetto ai concorrenti europei, spiccano per la quota elevata di innovazioni di prodotto (20% contro una media UE27 del 12%) e di processo, dove l’Italia (36%) stacca i principali competitors di oltre 15 punti percentuali.
Rilevante è anche l’attività brevettuale dedicata alla filiera agro-alimentare, dove l’Italia figura come settimo brevettatore a livello mondiale, con una quota e un grado di specializzazione in netto rafforzamento negli ultimi anni, grazie alla presenza di un sistema innovativo ampio e diversificato che include imprese di altri settori, in primis la meccanica ma anche la farmaceutica e la chimica.
Le imprese italiane dell’alimentare spiccano anche, nel confronto con le imprese tedesche, francesi e spagnole, per l’attenzione rivolta alle innovazioni per la sostenibilità: riduzione dei consumi di materiali e idrici (20% delle rispondenti), recupero di scarti e di acqua (circa il 21%), sostituzione di materiali inquinanti o pericolosi (25%) e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo o acustico (20,8%).
La filiera agro-alimentare è fortemente esposta al cambiamento climatico e allo stress idrico. Il settore agricolo è il più grande utilizzatore di acqua (assorbe il 60% dei consumi di acqua complessivi), ed è quindi uno dei primi settori a essere colpiti dalla carenza d’acqua. L’efficientamento dei consumi e il riutilizzo di risorsa sono centrali per la sostenibilità del comparto. L’adozione di tecnologie innovative potrà giocare un ruolo fondamentale.
Nell’industria alimentare sono necessari 3,3 litri di acqua per euro di produzione. Il 43% delle imprese alimentari italiane ha adottato azioni volte a contenere i prelievi e i consumi di acqua; all’interno dei distretti agroalimentari risulta esserci maggior sensibilità verso il riciclo e riutilizzo dell’acqua rispetto alle aree non distrettuali.
Tra i settori della Bioeconomia più dinamici negli ultimi anni spicca la cosmetica in cui l’Italia ha acquisito una crescente specializzazione, affermandosi come terzo esportatore europeo dopo Francia e Germania. In ambito italiano rivestono un peso sempre più rilevante i cosmetici a connotazione naturale/biologica: a fine 2023 questi prodotti in Italia rappresentano il 10,4% del mercato cosmetico, pari a oltre 1,3 miliardi di euro con una crescita del 7,1% rispetto all’anno precedente.