Intesa Sanpaolo – Monitor distretti triveneti: resilienti agroalimentare e poli tecnologici
È stato pubblicato il Monitor dei distretti industriali del Triveneto a fine giugno 2020, curato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.
Il Triveneto è stato particolarmente colpito dalla crisi pandemica in corso, sia in termini di contagi sia di arresto delle attività produttive e commerciali nei mesi di aprile e maggio, con impatti complessivamente più severi in questo territorio rispetto alla media nazionale, aggravati dal crollo dei flussi turistici dall’estero. Alla chiusura degli impianti produttivi si è sommata anche la crisi nei principali mercati di interscambio, interrompendo le catene di fornitura e impoverendo la domanda dai mercati esteri. Nel primo semestre 2020, le esportazioni complessive hanno subito una contrazione a doppia cifra, di poco inferiore a quella nazionale (-14,4% Triveneto contro il -15,3% Italia) pari a una perdita di 6,3 miliardi di euro. Il calo è stato diffuso a gran parte dei settori, con l’eccezione di agroalimentare e farmaceutica ed altri settori ad alta o medio-alta tecnologia (elettronica, cantieristica e aerospazio, chimica, gomma e plastica). I distretti del Triveneto, che esportano il 37% del manifatturiero totale, dopo aver toccato un valore di minimo nel secondo trimestre (-31,3%) hanno chiuso il semestre con una diminuzione del 18,5%, leggermente più contenuta rispetto al dato distrettuale nazionale (-19,9%) grazie alla miglior tenuta dei distretti del Trentino-Alto Adige (-13,3%) sostenuti dal comparto agroalimentare.
I distretti del sistema moda sono stati maggiormente penalizzati dall’effetto della crisi pandemica mondiale: nei comparti del tessile e dell’abbigliamento hanno più che dimezzato i valori del 2° trimestre 2020 e più di un terzo su base semestrale, mentre la filiera della pelle ha tenuto meglio grazie al balzo di inizio anno della Concia di Arzignano. Gli unici distretti a segnare un incremento su base semestrale sono stati quelli dell’agro-alimentare (+4,2%), anche se il rallentamento del canale dell’Ho.re.ca ha inciso con effetti maggiori nel comparto vitivinicolo (-3,8% nel semestre). I distretti della metalmeccanica e del sistema casa hanno perso nel semestre circa un sesto delle esportazioni rispetto all’anno precedente (-16,6% la metalmeccanica e -17,1% il sistema casa), con segnali di ripresa nei mesi estivi che dovrebbero manifestarsi negli scambi commerciali internazionali del terzo trimestre. I poli tecnologici hanno riportato un bilancio semestrale in lieve incremento, grazie ai Poli ICT di Trieste e del Veneto.
“In questo difficile momento il nostro obiettivo è continuare a sostenere le imprese con i finanziamenti sia per la liquidità sia per investimenti; nei primi 9 mesi dell’anno abbiamo erogato al Triveneto finanziamenti a medio e lungo termini per 7,7 miliardi di euro, in crescita del 65% rispetto allo stesso periodo del 2019. Ora le imprese, dopo la discesa delle vendite del secondo trimestre, sono impegnate a recuperare il fatturato e rapporto con i propri clienti. La pandemia inoltre ha reso ancora più evidente la necessità di puntare ad una crescita di lungo periodo basata sulla sostenibilità e in tutto questo la digitalizzazione può contribuire a realizzare soluzioni attente anche all’impatto ambientale. – ha sottolineato Renzo Simonato, direttore regionale Veneto Friuli Venezia Giulia Trentino Alto Adige – Di fronte abbiamo un periodo dove essere più flessibili per sviluppare nuovi modelli di business e nuovi prodotti sarà fondamentale oltre che utilizzare anche nuovi canali distributivi. Sarà quindi ancora più importante la nostra presenza e consulenza per sostenere le imprese in questa importante transizione.”
Veneto: minor crollo delle esportazioni in Europa e tenuta per i distretti alimentari e legati a consumi domestici e per la sanificazione
Nel secondo trimestre le esportazioni dei distretti veneti hanno tenuto meglio nei mercati di sbocco europei (-27,4%) rispetto all’Asia Orientale (-40,3%) e al Nord America (-38,6%): fa eccezione il sistema casa (legno e arredo e materiali da costruzione) che in Asia Orientale ha segnato la contrazione minore (-16,9% vs mondo -27,1%).
I distretti veneti nel secondo trimestre hanno esportato 4,6 miliardi di euro, circa 2 miliardi di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2019: si tratta del crollo più forte (-32,8%) dalla crisi finanziaria del 2009 (-22,5%). Sono stati risparmiati solo i distretti veronesi dell’industria alimentare, che hanno segnato un aumento delle esportazioni (+1,4% Carni di Verona e +9,6% Dolci e pasta veronese). I distretti dei vini, sui quali hanno pesato le limitazioni alla mobilità e la chiusura dell’Ho.re.ca, hanno accusato un calo a doppia cifra: i Vini del Veronese (-12,5%) sono stati penalizzati dal mercato statunitense, il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (-15,5%) dalle perdite subite sui mercati tedesco e inglese. Hanno retto anche i distretti legati al mondo agricolo le cui attività non si sono interrotte nemmeno all’estero (le macchine agricole di Padova e Vicenza -1,8%) e quelli legati ai consumi domestici (Elettrodomestici di Treviso -12,5%), al packaging alimentare e alla sanificazione (Prodotti in vetro di Venezia e Padova -14%, Termomeccanica di Padova -16 % e Termomeccanica Scaligera -19,4%). Tra i distretti della moda sono state più resilienti le produzioni di calzature meno fashion e quelle legate all’uso per tempo libero, outdoor e sneakers: le esportazioni Calzature del veronese (-27,2%) e le Calzature Sportive e sportsystem di Montebelluna (-40,5%) hanno retto meglio di quelle del Brenta (-49,1%). In prospettiva secondo i nuovi trend di consumo sorti con la pandemia e destinati a rimanere, avranno più spazio le calzature più informali, più comode, ma di qualità che durino oltre la stagione dell’acquisto, adatte per lo sport e le attività all’aperto. Tendenze valide anche per il comparto tessile e dell’abbigliamento i cui distretti di Schio Thiene e Valdagno e quello di Treviso, hanno registrato cali rilevanti nelle esportazioni del secondo trimestre 2020 (-41,8% il primo e -52,7% il secondo) che riflettono la diminuzione delle vendite retail di abbigliamento nei principali mercati di sbocco europei. L’Occhialeria di Belluno è il distretto che ha accusato il crollo maggiore in valore assoluto, -474 milioni di euro pari a -56,9%, su cui pesano le mancate vendite di occhiali da sole sul mercato nord americano, che ha penalizzato anche l’Oreficeria di Vicenza, in riduzione del -66,2%, in un contesto globale che ha visto dimezzarsi la domanda mondiale per i gioielli in oro. I distretti del mobile hanno registrato nel secondo trimestre 2020 riduzioni superiori a un terzo delle esportazioni (-43,9% il Mobile di Bovolone, -40% il Mobile bassanese, -31,2% il Legno e arredo di Treviso) con attese di ripresa degli ordinativi esteri nel terzo trimestre grazie anche al mantenimento attraverso il canale digitale delle relazioni con i clienti mondiali, che ha consentito di continuare le progettazioni di nuove commesse. La Meccanica strumentale di Vicenza, primo distretto per valore delle esportazioni, tra aprile e giugno ha segnato un calo del 27,6% con ripresa della produzione di macchine di impiego generale e della componentistica e maggiori difficoltà per l’impiantistica, per le limitazioni nei viaggi dei tecnici in loco.
Trentino-Alto Adige: i distretti delle mele e il Vino e distillati di Trento crescono anche nel 2° trimestre
Le esportazioni dei distretti del Trentino-Alto Adige sono scese nel secondo trimestre 2020 sotto il miliardo di euro, perdendo 266 milioni di euro rispetto all’anno precedente per effetto delle diminuzioni nei distretti della Meccatronica dell’Adige (-33,1%) e della Meccatronica di Trento (-39,2%). Il Legno e Arredamento dell’Alto Adige ha registrato la riduzione in valore più elevata (-29,1 milioni di euro, pari al -27,9%). Molto positiva invece la performance dei distretti delle mele: quello dell’Alto Adige, che ha maggiore penetrazione sui mercati esteri è cresciuto del 24,5%, mentre quello del Trentino del 4,5%. In crescita anche i Vini e distillati di Trento (+7,7%) al contrario di quelli di Bolzano che invece hanno chiuso il trimestre con un calo del 16,8 % a causa delle minor vendite in Germania, Stati Uniti e Regno Unito. Riduzione contenuta dei Salumi dell’Alto Adige (-1,9%) e più accentuata delle Marmellate e succhi di frutta del Trentino Alto Adige (-17,1%). Tra i principali mercati di sbocco si è registrata una diminuzione a doppia cifra a livello europeo, a cominciare da Germania, Austria, Francia e Regno Unito e anche negli Stati Uniti, dove è pesato il dimezzamento delle esportazioni della Meccatronica di Trento.
Friuli Venezia Giulia: maggior tenuta dei distretti dell’agroalimentare, dal Prosciutto di San Daniele ai Vini e distillati
Nel secondo trimestre riduzione dell’export di tutti i distretti del Friuli del Venezia Giulia, che complessivamente hanno realizzato 388 milioni di euro, con un calo di 182,8 milioni di euro sul 2019 (pari a -32%). Hanno comunque dimostrato una maggiore tenuta i distretti dell’agroalimentare, nell’ordine il Prosciutto di San Daniele (-19,5% che comprende anche la lavorazione di carni e altri salumi), i Vini e distillati del Friuli (-28,2%) Il dato del distretto vitivinicolo risente del calo del mercato statunitense (-36%) e di quello tedesco (-43%) e della maggiore propensione delle cantine del territorio a servire il canale Ho.re.ca. con vini di alta qualità. Per quanto riguarda i tre distretti del sistema casa, le variazioni delle esportazioni sono risultate inferiori al – 30% per l’incidenza delle minori vendite del Legno e arredo di Pordenone e delle Sedie e tavoli di Manzano sul mercato inglese. I segnali di ripresa estiva sono stati incoraggianti e le imprese maggiori sono riuscite a presentare i nuovi prodotti con eventi virtuali. Per gli Elettrodomestici di Pordenone il bilancio negativo tra aprile e giugno è da attribuire alle diminuzioni registrate nel Regno Unito, a cui si sono aggiunti rilevanti cali in Francia e in Germania.
Il recupero nel 2020
I dati ISTAT di settembre relativamente alla produzione industriale a livello nazionale hanno dato riscontro di una positiva dinamica congiunturale, che potrebbe nuovamente essere rallentata per le misure di contenimento della mobilità messe in atto nei principali paesi partner europei a partire da ottobre per contrastare la criticità dell’aumento dei contagi nelle ultime settimane. Si è comunque ipotizzata una valutazione del recupero sulla base dei risultati di un’indagine di Unioncamere-Anpal (20 luglio -3 agosto), combinando i dati settoriali e provinciali relativi alla quota di imprese rispondenti che hanno dichiarato livelli accettabili di fatturato con la struttura settoriale dei distretti industriali. Una prima evidenza è che le imprese del Trentino-Alto Adige hanno indicato in numero maggiore (21%) di essere tornate a fine luglio su livelli accettabili di attività contro il 15% medio nazionale, il 14% dei distretti Veneti e il 12% di quelli del Friuli Venezia Giulia. A livello settoriale le imprese distrettuali dell’agroalimentare dimostravano una maggiore resilienza nei primi 7 mesi dell’anno (con livelli accettabili il 40% in TAA, il 32% sia in Veneto che in FVG) al contrario dei distretti del mobile che mostravano le quote più basse (11% in TAA, 7% in Veneto e 8% in FVG). E’ stato possibile inoltre quantificare la quota di imprese che hanno dichiarato di contare su un recupero accettabile nella seconda parte del 2020: il settore con migliori attese è risultato quello dei distretti specializzati in prodotti e materiali da costruzione che sono passati da una quota del 10% a fine luglio al 62% entro dicembre in Trentino Alto Adige, e dal 13% all’90% in Veneto, un balzo legato probabilmente alle aspettative di efficacia degli incentivi annunciati sulle ristrutturazioni. Seguono per attese di recupero i distretti dell’industria alimentare, della meccanica e del mobile; più attardate le aree distrettuale specializzate nella moda, che solo nel 41% dei casi segnalano di poter tornare a livelli accettabili di attività entro fine anno.
La capacità di recupero varia dunque da settore a settore. Lo scenario resta molto incerto anche se la disponibilità di dispositivi di protezione, la maggiore definizione di procedure e strumentazioni mediche, rendono meno probabile un fermo totale delle attività produttive e commerciali per periodi prolungati, tali da provocare l’interruzione delle catene di approvvigionamento organizzate su scala globale. La tendenza di accorciare e ricompattare le catene globali del valore su base continentale può favorire i distretti industriali che hanno al proprio interno filiere di fornitura ravvicinate, in grado di realizzare ogni tipo di lavorazione e possono facilitare il tracciamento delle filiere in ottica di sostenibilità dell’intera supply chain del prodotto. Si tratta di vantaggi importanti che vanno accompagnati da opportuni investimenti in digitalizzazione, da introdurre nei processi di produzione, logistici e di vendita e da implementare e supportare con adeguati percorsi di formazione.