International Day of Happiness, la felicità va promossa anche sul lavoro. Censis-Eudaimon: “Un sentimento fondamentale per il 93,7% dei dipendenti italiani”

 International Day of Happiness, la felicità va promossa anche sul lavoro. Censis-Eudaimon: “Un sentimento fondamentale per il 93,7% dei dipendenti italiani”

L’ONU ha riconosciuto la necessità di un approccio più inclusivoequo e bilanciato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutti i popoli. Considerando che molte persone passano almeno 40 ore della settimana a lavorare, si può immaginare quanto sia importante trovare un ambiente felice anche sul posto di lavoro. Secondo il 7° Rapporto Censis-Eudaimon, infatti, il 93,7% degli occupati considera molto importante il benessere e la felicità quotidiana, quella generata dal piacere di tante piccole gratificazioni, che assumono un valore quasi consolatorio in contesti ostili e indefiniti. L’importanza della felicità sul posto di lavoro è confermata e comprovata da diverse ricerche, anche all’estero. Uno studio della Oxford University, recentemente riportato da Harvard Business Review, ha infatti dimostrato una relazione causale tra lavoratori felici e un aumento del 13% della produttività. Inoltre, il livello di felicità di un dipendente è il principale motivo per cui rimane o lascia il proprio lavoro. Un aiuto sotto quest’ottica può arrivare anche dalle aziende che hanno a disposizione strumenti come il welfare aziendale.

“Il welfare, quando si parla di appagamento e più in generale di felicità sul posto di lavoro, svolge un ruolo davvero cruciale – commenta Alberto Perfumo, CEO di Eudaimon – il lavoro infatti non è più centrale come un tempo nella vita delle persone, non ci definisce più come individui e non è più indicativo della posizione sociale. A confermarcelo, ancora una volta, abbiamo i dati del 7° Rapporto dove l’87,3% degli occupati sostiene che fare del lavoro il centro della propria vita sia un errore. Le aziende devono quindi trovare un nuovo modo per soddisfare i propri lavoratori e riuscire a trattenerli, ed è qui che entra in gioco il welfare aziendale, welfare che è più conosciuto, apprezzato e richiesto dai lavoratori e che l’89,2% vorrebbe che fosse più personalizzabilepiù modulabile sulle singole esigenze di ciascuno”.

Continuare a cavalcare le opportunità di supporto al reddito legate al Welfare retributivo e investire maggiormente sui servizi che aiutano i lavoratori come individui con specifici bisogni, sono risposte concrete alla insoddisfazione sul posto di lavoro. Un’insoddisfazione confermata da dati chiari del nuovo Rapporto Censis-Eudaimon dove per il 62% degli occupati la propria retribuzione da lavoro non consente di realizzare le proprie ambizioni. La quota che sottolinea lo scarto tra le proprie ambizioni e quel che le retribuzioni consentono di fare è pari al 59,4% tra i 18-34enni, al 61,6% tra i 35-49enni ed al 64,1% tra i 50 anni e più. Ad affermare invece che la retribuzione da lavoro gli consente di realizzare le proprie ambizioni è l’81,4% dei dirigenti, il 37,3% degli impiegati, il 24,2% degli operai. Un altro motivo di frustrazione riguarda il 43,1% dei lavoratori che ritiene di ricoprire una posizione lavorativa inferiore rispetto al titolo di studio o alle competenze. In questo quadro emergono nuovi bisogni e non stupisce che l’82,8% degli italiani si dica più attento rispetto al passato al proprio benessere psicofisico, alla sua salute, alla gestione dello stress e alle relazioni, ovvero ad argomenti e istanze individuali e sociali che possono trovare risposte nella scelta delle giuste soluzioni di welfare, come EUTY (eudaimon.it/it/euty), la nuova nata in casa Eudaimon che si occupa dei bisogni delle persone  intese come lavoratori, individui e cittadini.

Trattando di benessere e felicità sul posto di lavoro, il portale statunitense Insider Monkey ha recentemente pubblicato la classifica degli impieghi più felici al mondo. Tra gli elementi presi in considerazione per stilare la graduatoria ci sono l’equilibrio tra lavoro e vita personale e il grado di autonomia offerto. Il risultato è che i lavori più felici appartengono alle categorie legate all’arte oltre che alla cura e alla formazione del prossimo.

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