Intelligenza artificiale tra opportunità e rischi
Le società che sviluppano modelli avanzati di Intelligenza Artificiale acquisiscono informazioni e analizzano una grande mole di dati. Un’attività che non interessa solo i colossi mondiali, ma si parla di un fenomeno in crescita anche nelle realtà come studi di commercialisti, avvocati, banche e scuole. Sebbene il tema sia ampiamente discusso, tra scetticismo ed entusiasmo, sono ancora molte le zone d’ombra attorno a questa innovazione tecnologica. Da qui l’idea di chiamare a raccolta docenti universitari, imprenditori, professionisti ed esperti del settore per una giornata di studio e confronto a Piacenza con un focus sull’“Intelligenza artificiale applicata ai servizi legali e fiscali e ai modelli produttivi” (sopra, un’immagine del convegno).
L’Intelligenza Artificiale, utilizzata dalla maggior parte delle persone quotidianamente – ad esempio ChatGPT -, si è affermata fin dal 2022, come un fenomeno destinato a crescere, anche negli ambiti economici, con impatti che non vanno né sottostimati né sovrastimati. L’uomo ha da sempre cercato di creare ausili per le proprie attività e questo è il ruolo che i sistemi di Intelligenza Artificiale devono giocare in questa partita.
Se da un lato, l’AI potrebbe permettere un aumento della produttività e comportare una forte ottimizzazione delle attività, dall’altra parte, il valore aggiunto dell’intervento umano resta il valore differenziale e quello che, al tempo stesso, genera diffidenza verso questa tecnologia. La sensazione di non comprendere l’Intelligenza Artificiale, infatti, è data dalla sua complessità intrinseca, ma anche dalla possibilità di sbagliare nella produzione di risposte alle nostre domande, perché questi sistemi sono influenzati sia dai dati utilizzati per istruirli sia dai programmatori, umani, che ne possono determinare le regole di apprendimento. Ed è questo l’elemento al centro del dibattito attuale: l’Intelligenza Artificiale può generare errori e inesattezze, per questo va necessariamente regolamentata. In questa direzione, l’Europa ha approvato il primo Decreto che entrerà in vigore nell’agosto del 2026 e l’Italia si sta dotando di un’iniziativa parlamentare dedicata all’AI con l’obiettivo di bilanciare il progresso tecnologico con la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini anche al fine di evitare discriminazioni e manipolazioni. I sistemi di Intelligenza Artificiale, infatti, devono fornire un mezzo per migliorare l’efficienza, garantire benessere e soprattutto bisogna prevenire i rischi e i danni che essa può provocare.
“Dal convegno è emerso questo scenario: alcune attività saranno certamente sostituite dall’uso di questi algoritmi, quello che va valorizzato è la formazione, le competenze, la specializzazione e l’originalità nell’ambito delle professioni intellettuali. Si sopravvive all’innovazione tecnologica grazie alla creatività – afferma Giuseppe Corasaniti, presidente Comitato culturale di ACBGroup – La sfida sarà avvincente. Non possiamo arrestare il progresso, ma dobbiamo regolamentarlo per prevenire i rischi”
Il quadro delineato evidenzia, quindi, alcuni punti fermi nell’approccio all’Intelligenza Artificiale da parte del mondo professionale. La tecnologia ha altissime potenzialità che implicano una trasformazione dell’approccio del professionista e non la sostituzione dell’uomo in favore della “macchina”. Contemporaneamente, l’Intelligenza Artificiale si configura come uno strumento che necessariamente deve essere regolamentato per bilanciare le opportunità e i rischi in ottica di affidabilità, sicurezza e trasparenza. Tutti i risultati generati dai sistemi tecnologici, quindi, hanno necessità di supervisione umana e di capacità analitica dell’iter che parte dal dato e arriva al risultato.