Industria: in Italia sono 4.656 le imprese che navigano Controvento. Packaging e farmaceutico i settori trainanti. Le migliori performance si registrano nel nord-est. POMA (Nomisma):” Sono le aziende su cui puntellare la crescita post-Covid”
All’interno di un Paese che mostra da parecchi anni evidenti segni di rallentamento, se non di stagnazione, esistono settori manifatturieri capaci di registrare risultati eccellenti e singole imprese che presentano un’innata capacità di realizzare performance di tutto rilievo, rispondendo in maniera efficace alle sfide competitive del Paese. Sono queste le imprese “Controvento” fotografate nella seconda edizione dello studio condotto da Nomisma in collaborazione con CRIF, i cui risultati sono stati presentati durante il webinar “Controvento. La struttura è più importante dell’impresa”.
La seconda edizione dello studio vuole dare continuità al lavoro iniziato lo scorso anno, nell’ottica di realizzare un osservatorio permanente capace di ampliare l’analisi ad altri aspetti d’interesse. In particolare, la seconda edizione dello studio introduce un approccio longitudinale, delineando come si modifica nel tempo il gruppo di imprese “Controvento”.
Il campione di imprese
Con “Controvento” nasce una nuova metodologia economica che, a partire da 70.971 società di capitali rappresentative della dimensione e della conformazione manifatturiera del Paese (erano 71.115 nel 2018), con ricavi per 771 miliardi di euro (oltre il 77% della manifattura italiana), ha consentito di individuare un gruppo ristretto di imprese – 4.656 per la precisione – in grado di navigare anche Controvento. I confini di “Controvento” sono stabiliti da stringenti criteri di performance rispetto alle principali variabili economico- finanziarie: ricavi, EBITDA, valore aggiunto. Le soglie identificate richiedono una performance pari o superiore alla media manifatturiera e definiscono lo standard di competitività Controvento.
La Fotografia delle Imprese Controvento
Le 4.656 imprese Controvento” rappresentano il 6,6% del totale delle imprese manifatturiere considerate nell’analisi e generano il 7,9% di ricavi (pari a € 60,9 Mld), il 12,9% di valore aggiunto (€ 20,7 Mld) e il 20,7% dell’EBITDA complessivo (€ 13,6 Mld). Dal 2014 le imprese che navigano “Controvento” hanno visto crescere i ricavi del 71,4%, mentre l’EBITDA in termini assoluti totalizza una performance pari al +158% contro il +18% delle “Non Controvento”. La dimensione delle imprese appare come un fattore determinante per la competitività. Le imprese Controvento, infatti, risultano maggiormente concentrate nelle classi intermedie (aziende di medie dimensioni con 50-249 addetti, o piccole imprese con 10-49 addetti), dato che viene confermato anche analizzando la diversa distribuzione dei ricavi all’interno delle classi (crescita dell’89,3% nel periodo di osservazione per le imprese medie). Paradigmatico della capacità di traino della componente minoritaria delle imprese Controvento è l’analisi della marginalità, intesa come incidenza dell’EBITDA sul fatturato. Se già nel 2014 l’EBITDA margin delle imprese “Controvento” risultava quasi doppio rispetto al corrispondente delle imprese Non “Controvento”, con il tempo la forbice si è ulteriormente ampliata. Negli ultimi 6 bilanci l’EBITDA margin delle imprese Controvento cresce circa del 50%. Nello stivale esistono territori con una propensione maggiore a performare Controvento. Secondo lo studio Nomisma-CRIF a predominare è l’Italia centro settentrionale, con un totale di 8 regioni (Trentino-Alto Adige, Veneto, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Liguria, Piemonte e Emilia-Romagna) che aumentano di rilevanza. Le regioni più competitive nella logica comparativa di Controvento sono localizzate nel Nord-Est: Trentino-Alto Adige (+45% nel numero di imprese e +51% nei ricavi), Veneto (+17% per imprese +13% nei ricavi) ed Emilia-Romagna (+3% per imprese +115% nei ricavi).
Anche a livello settoriale si possono individuare alcuni comparti che vedono accelerare la propria rilevanza tra le imprese Controvento. Tra i settori vincenti lo studio identifica: il Packaging, La Farmaceutica, Autoveicoli, Metallo e Abbigliamento. Il settore che vede maggiormente aumentare la propria quota in Controvento per numero di imprese è la Farmaceutica, con un’incidenza (+197%) tre volte superiore rispetto a quanto registrato nell’Universo Manifattura, mentre considerando i ricavi è il Packaging a posizionarsi al primo posto con un’incidenza di oltre tre volte superiore (+215%) a quanto totalizzato nella Manifattura. Tuttavia, l’appartenenza settoriale non è l’unica condizione per garantire maggiori possibilità competitive. Alcune classi dimensionali mostrano una forza competitiva superiore che costituisce un ulteriore fattore di spinta. Se nel packaging la dimensione d’impresa assume un ruolo rilevante nel riuscire a passare i criteri di performance Controvento, nella farmaceutica la classe dimensionale di appartenenza non appare come fattore discriminante per garantire una maggiore competitività relativa all’interno del settore stesso. In altri termini, la probabilità di un’impresa farmaceutica di entrare in Controvento è meno dipendente dalla sua dimensione economica.
Controvento: due edizioni a confronto
Confrontando la prima e la seconda edizione dello studio, il campione delle imprese Controvento risulta molto simile nelle dimensioni. Pur avendo numerosità simile, circa la metà delle imprese che formano il gruppo “Controvento” nell’ultima rilevazione sono diverse: il nuovo campione è formato per il 44,5% da “Veterane” e per il 55,5 % da nuove imprese “Debuttanti”. La distribuzione delle classi dimensionali nelle due edizioni dello studio è praticamente sovrapponibile, in altre parole cambiano gli attori economici ma la configurazione dimensionale complessiva viene riconfermata. All’interno dei tre ambiti di analisi considerati (territorio, dimensione, settore) si individuano specifiche caratteristiche strutturali che incrementano la probabilità per un’impresa di navigare controvento nel tempo. Pur essendosi modificata oltre la metà del gruppo, le Regioni a maggiore propensione Controvento restano le medesime e sono collocate nel Nord-Est. Come per le regioni, anche nell’analisi dei comparti trainanti si riconfermano il Packaging e la Farmaceutica. Evidentemente esistono alcune caratteristiche strutturali che il sistema economico tende a conservare seppur nella mutazione degli attori individuali. Un risultato che rafforza la convinzione che Controvento risulti essere un’analisi strutturale e non congiunturale. L’idea che il Paese abbia una manifattura a doppia velocità non è legata a un mese o un anno specifico, ma è una caratteristica strutturale del Paese.
Focus: Veterane, Debuttanti e Cadetti
Le imprese Veterane (che entrano nel gruppo di imprese Controvento per la seconda volta consecutiva) vantano un volume d’affari che cresce a ritmi più sostenuti dispetto alle Debuttanti (+79,1% VS +63,7%) e una marginalità che non subisce battute d’arresto nella sua crescita. Le Veterane mostrano un tasso di crescita degli investimenti molto superiore rispetto alle debuttanti con un’incidenza sui ricavi mediamente superiore. Da notare come in entrambi i gruppi la propensione all’investimento (materiale e immateriale) sia veramente elevata (valori tra il 9% e il 12% dei ricavi) rispetto alla media manifatturiera (circa 4%). Il gruppo dei “Cadetti” fa riferimento alle 2.606 imprese che erano in “Controvento” nella prima edizione dello studio, ma non sono riuscite ad entrare nella nuova rilevazione. Per queste imprese, l’ostacolo più insormontabile (nel 70,6% dei casi) è stato il criterio che richiede una variazione di marginalità positiva. 4 cadetti su 10 non riescono inoltre a dare continuità anche nell’ultima rilevazione a un sufficiente ritmo di crescita dei ricavi (superiore all’8,1%).
“Oggi il Paese attraversa una difficile e profonda crisi economica, per taluni versi senza precedenti. Molte cose sono cambiate, ma la struttura economica di un paese, la sua organizzazione produttiva, ad esempio per filiere, non si può modificare in un anno”, dichiara Lucio Poma Responsabile Scientifico e Innovazione di Nomisma “Ad esempio, è bene ricordare che anche prima dell’emergenza pandemica una importante parte economica del Paese aveva già abbondantemente rallentato e molte attività economiche chiudevano i battenti ogni mese. Lo studio “Controvento” evidenzia come, nella manifattura di questo paese, esista un gruppo di imprese che vanta una elevata dinamicità unita ad una solidità finanziaria assolutamente superiore alla media. Abbiamo fondate ragioni per credere che questo gruppo di imprese, in particolare le veterane, che hanno passato per due anni la severa griglia di “Controvento”, siano quelle che, in larga parte, hanno resistito meglio alla recessione e sulle quali puntellare la ripresa del nostro paese”.
“Sulle debuttanti la cosa interessante che emerge è che a poco a poco negli anni hanno ridotto il gap con le veterane sui vari KPI, quindi i dati dei due sottogruppi sono abbastanza omogenei, ma nel tempo si nota come ad esempio a livello di ritorni le debuttanti abbiano nettamente superato i cadetti, come se le prime avessero fatto scelte di investimento più azzeccate e questi ultimi si fossero un po’ ‘seduti sugli allori’” – commenta Simone Mirani, CRIF Ratings Director.