Industria chimica, online un’analisi statistica su infortuni e malattie professionali
L’industria chimica registra ogni anno, in media, il 50% in meno di infortuni tra i settori manifatturieri, risultando tra le più sicure. Nel quinquennio 2015-2019, infatti, sono stati colpiti da un infortunio sul lavoro circa l’1% dei lavoratori del settore, mentre, nello stesso periodo, nell’industria manifatturiera si sono infortunati il 2% dei lavoratori ogni anno. È quanto emerge dall’analisi statistica sugli infortuni e sulle malattie professionali e gli strumenti a sostegno delle politiche di prevenzione per l’industria chimica, realizzata dall’Inail in collaborazione con Federchimica, che rappresenta circa 1.400 imprese e oltre 94mila addetti. Lo studio riporta i dati statisticamente consolidati relativi al quinquennio 2015-2019, e, alla luce degli effetti della pandemia da Covid-19 sui dati infortunistici del 2020 e del 2021, le analisi eseguite saranno la base dati di riferimento più significativa, almeno fino al 2022.
I numeri del settore: l’Italia terzo produttore europeo dopo Germania e Francia. Con un valore della produzione pari a circa 55 miliardi di euro nel 2019 (88,5 miliardi, inclusa la farmaceutica), l’industria chimica in Italia è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, e il dodicesimo a livello mondiale. Quarto settore industriale in Italia, la chimica ricopre un ruolo strategico per lo sviluppo e la competitività del Paese. Secondo i dati dell’Inail nel 2019 le imprese chimiche appartenenti ai settori di attività di Federchimica sono 4.229, con 163.107 lavoratori. Dal 2015 il numero dei lavoratori impiegati ha registrato un incremento del 9,1% e la Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di lavoratori seguita da Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Lazio e Toscana.
Oltre il 40% degli infortuni è avvenuto in Lombardia. Nel quinquennio 2015-2019 gli infortuni hanno colpito soprattutto lavoratori di sesso maschile (85,8%), sia perché più numerosi rispetto alle donne, sia per la tipologia di lavoro svolto, a più alto rischio infortunistico. Il 41% del totale degli infortuni è avvenuto in Lombardia, un dato legato al maggior numero di aziende e lavoratori presenti sul territorio. Dall’analisi dei tassi di incidenza (gli infortuni rapportati al numero dei lavoratori) per regione si rileva, invece, che la Lombardia è tra le regioni più sicure con l’1% di lavoratori infortunati sul totale, mentre la Sardegna con il 2,2% e le Marche con l’1,9%, seguite da Trentino Alto Adige, Molise e Veneto, fanno registrare un’incidenza infortunistica più elevata. Questi dati sono dovuti in parte alla presenza di un maggior numero di imprese di piccole e medie dimensioni, dove l’incidenza tende a essere più rilevante.
Gravità e cause degli infortuni. L’85% circa degli infortuni non presenta alcuna menomazione, mentre, del restante 15%, il 9,7% ha fatto registrare un grado di menomazione tra l’1 e il 5%, e il 4,4% tra il 6 e il 15%. Da ciò emerge che il 98,9% degli infortuni ha comportato un grado di menomazione nullo o inferiore al 15%, mentre, tra gli infortuni più gravi, solo lo 0,44% presenta un grado di menomazione superiore o uguale al 25%. Il 67,1% degli infortuni è causato da tre tipologie di contatto: agente contundente (26,7%), schiacciamento verticale o orizzontale (21,2%) e sforzi psicofisici (17,9%). La tipologia di contatto con elettricità o sostanze si trova solo al sesto posto. I lavoratori, quindi, si infortunano più spesso per pericoli o rischi comuni a tutte le tipologie di impresa. La tendenza è confermata dall’analisi dell’attività fisica specifica: il 69,9% degli infortuni è causato da movimenti, manipolazione di oggetti e trasporto manuale.
Le malattie professionali e gli strumenti a sostegno della prevenzione. Per quanto riguarda i casi di malattie professionali riconosciute positivamente nel decennio 2010-2019, si tratta per lo più di malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, mentre le malattie del sistema respiratorio rappresentano la seconda causa di riconoscimenti. L’incidenza dei tumori è del 15,8%, e, rapportata al numero dei lavoratori, è in media con quella del settore manifatturiero nel complesso (0,006%). Chiude la pubblicazione un allegato in cui vengono illustrati alcuni strumenti rivolti al sostegno delle politiche prevenzionali.
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