Imprese: Unimpresa, investimenti esteri crollati del 68% dal 2018
Gli investimenti esteri in Italia sono crollati negli ultimi anni, dagli oltre 23 miliardi di euro del 2016 e dai quasi 38 miliardi del 2018 ai circa 12 miliardi del 2021. Se si prende in considerazione il solo periodo coincidente con l’ultima legislatura, a partire dal 2018 si è registrato un crollo superiore al 68% pari a quasi 25 miliardi. «Si tratta di una vistosa e progressiva riduzione figlia non solo della congiuntura internazionale e della pandemia, ma soprattutto di scelte di politica-economica disastrose attuate negli ultimi anni che hanno sistematicamente allontanato i grandi capitali dal nostro Paese» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «C’è da chiedersi quali siano, concretamente, le misure che le forze politiche intendono proporre per la prossima legislatura. Finora la campagna elettorale non ha offerto spunti degni di rilievo su argomenti essenziali come, appunto, la capacità del nostro Paese di essere fortemente attrattivo per i grandi gruppi stranieri. Questo non vuol dire la mera svendita delle nostre imprese a soggetti esteri, ma generare le condizioni per la creazione di nuovi siti produttivi, per far crescere il prodotto interno lordo e quindi l’occupazione» aggiunge Ferrara.
Secondo i dati del Centro studi di Unimpresa, che ha analizzato le statistiche della Banca d’Italia, nel 2016 l’ammontare complessivo degli investimenti esteri in Italia era pari a 23,5 miliardi di euro, cifra calata a 10,4 miliardi nel 2017, poi salita a 37,9 miliardi nel 2018 e di nuovo calata a 27,8 miliardi nel 2019. Nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid, si è registrato un disinvestimento totale di 18,7 miliardi, mentre nel 2021 si è invertita la tendenza con gli investimenti tornati in territorio positivo, grazie a 11,9 miliardi entrati nei confini nazionali. Quest’anno, la quota di investimenti esteri, nei primi quattro mesi, ha già raggiunto i 10,2 miliardi, ma il saldo finale annuo potrebbe subire gli effetti negativi di una eventuale e non improbabile recessione economica. Se si prende in considerazione il periodo che coincide con la legislatura che va a chiudersi a breve, dal 2018 al 2021 si è registrato un calo del 68,4%, da 37,9 miliardi a 11,9 miliardi, con una riduzione pari a 25,9 miliardi.