Imprese: Deloitte lancia il Recovery Playbook. Le sei priorità per la ripartenza dopo l’emergenza sanitaria
Risanare il fatturato. Aumentare i margini operativi. Ottimizzare asset, passività e liquidità. Accelerare la digitalizzazione. Aggiornare l’organizzazione del lavoro. Gestire le aspettative degli stakeholder. Sono questi i sei pilastri del Recovery Playbook di Deloitte. Queste le sei priorità strategiche che, secondo gli esperti della società di consulenza, tutte le imprese devono mettere in campo per uscire più forti dalla crisi scatenata dal Covid-19.
Poste di fronte a una sfida senza precedenti, le imprese avranno bisogno di una leadership resiliente, capace di coniugare prontezza di reazione e sguardo di lungo periodo. Per centrare questo obiettivo, la prima operazione da fare è quella di risanare e aumentare il fatturato. Per riuscirci le aziende devono presidiare le attività di customer engagement con un approccio olistico in cui reale e virtuale si completano a vicenda. Comprendere come si sono evoluti i clienti e capire quali di questi cambiamenti sono permanenti è imprescindibile. Più di un terzo degli italiani, infatti, afferma che acquisterà maggiormente da quei brand che hanno saputo rispondere in maniera adeguata alla crisi in atto.
Aumentare i margini operativi e la profittabilità è altrettanto importante. Bisognerà quindi adeguare la struttura dei costi e gli investimenti al nuovo contesto. Nel new normal diventa fondamentale incorporare, attraverso dati corretti ed affidabili, le aspettative e l’evoluzione della domanda nella pianificazione della propria produzione e nella gestione della supply-chain.
Ottimizzare gli asset, le passività e la liquidità è il passo successivo. In condizioni di incertezza, le aziende devono spostare l’attenzione verso l’ottimizzazione degli aspetti patrimoniali, dando priorità anche alla gestione finanziaria e alle necessità di cassa senza trascurare tutti gli stakeholder, sia interni che esterni. Secondo i dati del rapporto annuale dell’Istat, all’inizio della fase di graduale riapertura delle attività, oltre un terzo delle società di capitale attive in Italia risulterebbe privo di liquidità o in condizioni di liquidità precarie.
Accelerare la trasformazione digitale è un’altra priorità assoluta. Il Covid-19 ha agito come catalizzatore dei programmi di trasformazione digitale, costringendo le aziende ad adeguarsi ai nuovi paradigmi digitali, pena la perdita di competitività. Sviluppare un piano d’investimenti che consenta di creare un’infrastruttura tecnologica il più resiliente possibile ed allineata alle esigenze del business sarà la vera sfida.
Sostenere la forza lavoro e la struttura operativa aziendale allineando il lavoro, la forza lavoro e il luogo di lavoro è imprescindibile per poter attuare con successo il piano di ripresa. Il distanziamento sociale e le altre limitazioni hanno dettato dei cambiamenti radicali che richiedono alle imprese di adottare un atteggiamento di apertura nei confronti delle nuove tecnologie, di implementare nuove strategie nella gestione delle risorse umane e di ripensare i luoghi di lavoro per garantirne sicurezza, salubrità e aderenza ai nuovi principi normativi.
Infine, non bisogna dimenticare di gestire le aspettative degli stakeholder, cercando di affrontare i rischi in modo proattivo.
Queste, dunque, le linee d’azione che serviranno alle imprese per rimettersi in pista dopo l’irruzione dell’emergenza Covid-19. «Sappiamo che a causa del lockdown e di tutte le restrizioni che hanno bloccato le attività produttive in Italia e nel resto del mondo, nel 2020 ci sarà il più significativo crollo del PIL nazionale dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Una situazione drammatica, senza dubbio», spiega Eugenio Puddu, Consumer Products Leader di Deloitte. «Ma basta avere un minimo di prospettiva storica per accorgersi che le crisi hanno sempre coinciso con momenti di accelerazione dell’innovazione. Anche con il Covid-19 sarà così: spiazzati da un evento che ha reso inutilizzabili i vecchi schemi, gli imprenditori resilienti hanno già iniziato ad adottare nuove logiche di gestione dell’azienda, svincolandosi dalle routine consolidate del business-as-usual».
Una sfida complessa, a cui molte realtà aziendali sono giunte impreparate e per cui bisogna attrezzarsi al più presto. «Le imprese capaci di gestire la situazione emergenziale e la fase di rilancio sono poche. E a pagare il conto più alto sono soprattutto le PMI italiane», aggiunge Puddu. «È evidente, infatti, che saranno le aziende più piccole e meno strutturate a subire l’impatto maggiore del Covid-19. La progressiva erosione della liquidità ha lasciato disarmate 8 aziende su 10. Prese alla sprovvista, queste imprese non sono riuscite ad implementare nessuna strategia, se non quella di aspettare il ritorno alla normalità».