Il racconto di Natale: il caso non esiste
In Scozia, alla fine del XIX secolo, un contadino stava arando i campi. A un certo punto sentì la voce di un bambino che chiedeva aiuto. Si precipitò a vedere cosa stava accadendo, e trovò un bimbetto in mezzo a un canneto, che stava lentamente sprofondando nel fango. Allungò il rastrello con cui arava e riuscì a trarre in salvo il bambino.
Il giorno dopo, una sontuosa carrozza si presentò davanti alla capanna del contadino. All’interno, c’era il bambino soccorso il giorno precedente, accompagnato dal padre, un facoltoso proprietario terriero della zona. Il contadino uscì dalla capanna e il ricco signore gli espresse la sua gratitudine: ‘Lei ieri ha salvato mio figlio, che è quanto di più caro ho al mondo. Vorrei sdebitarmi, può chiedermi tutto il denaro che desidera’.
Il contadino lo ringraziò, ma rifiutò l’offerta, rispondendo “Avrei fatto la stessa cosa per qualsiasi persona”.
Dopo aver riproposto più volte l’offerta, il ricco signore decise di non insistere oltre e disse a chi guidava la carrozza di ripartire.
Ma proprio mentre i cavalli stavano per ripartire, un ragazzino di 7 anni, Alexander il figlio del contadino uscì dalla capanna, andando incontro a suo padre.
Il ricco signore si accorse del ragazzo e fece fermare la carrozza. ‘Quel bambino è vostro figlio?’ chiese al contadino. “Sì, rispose l’uomo. Allora il proprietario terriero disse: ”Potrei pagare degli studi del bambino, fino alla sua maggiore età”. Il contadino, sapendo che non avrebbe potuto altrimenti dare un’istruzione di alto livello al ragazzo, accettò l’offerta.
Se il bambino Alexander fosse uscito dalla capanna qualche secondo più tardi, quell’incontro non sarebbe mai avvenuto. Ma evidentemente questo era il loro destino.
Il bambino andò a scuola e studiò con profitto. Si laureò in Medicina. Scoprì la penicillina e salvò milioni di vite umane. Gli fu conferito il premio Nobel per la Medicina, nel 1945. Il suo nome era Alexander Fleming.
Ma anche il bambino che il contadino aveva salvato dalla palude studiò con profitto. Si laureò in legge, si ammalò di broncopolmonite e fu salvato proprio dalla penicillina scoperta dal figlio del contadino. Svolse un’intensa attività politica e di governo per il suo paese. Durante la Seconda guerra mondiale dettò di fatto la strategia degli alleati e la vittoria contro il nazismo. Fu promotore del ruolo guida che le potenze anglosassoni Gran Bretagna e Stati Uniti d’America avrebbero avuto nell’ordine mondiale postbellico.
Anch’egli ricevette il premio Nobel. Nel 1953, per la letteratura. Il suo nome era Winston Churchill”.
La maggior parte degli eventi nella nostra vita ha un significato preciso e accade per una ragione, sosteneva Carl Gustav Jung. In altre parole, nulla accade per caso. C’è un “inconscio collettivo”, secondo la teoria della sincronicità di Jung. Nessun avvenimento è un fatto accidentale. La nostra vita è costellata di un insieme di fatti, che consideriamo coincidenze ma che nella realtà non lo sono affatto. Sono molti i momenti in cui possiamo dire di vivere una coincidenza. Un incontro, un ritrovamento inaspettato, una notizia che ci ha colto di sorpresa. Un evento sincronistico può racchiudere in sé diversi significati. Come tutti i simboli, anche gli eventi sincronistici hanno la funzione di rendere conscio l’inconscio. L’originalità del contribuito di Jung consiste nel presupposto che l’inconscio non sia della singola persona, ma un magazzino psichico del genere umano. Un “inconscio collettivo”, una raccolta di simboli che condividiamo con gli altri esseri umani e dei quali siamo razionalmente all’oscuro. Le coincidenze sono il prodotto di questi elementi presenti nell’inconscio collettivo che ci portano a rapportarci e a vivere esperienze con gli altri, ricche di significato.
Secondo Jung, la maggior parte degli eventi sincronici che avvengono nelle nostre vite rappresentano un messaggio, un segnale che ci indica la strada da percorrere.
Molti sostengono che la storia di Fleming e Churchill non sia mai accaduta. Ma se ci aiuta a riflettere sul fatto che il caso non esiste, va bene ugualmente.
Frase di oggi:
“La realtà non è ciò che accade, ma quello che facciamo noi con ciò che accade”.
Aldous Huxley, scrittore e filosofo inglese