«Agli occhi del mondo, credenti e non credenti, Papa Francesco appariva come l’unico potente della Terra realmente vicino al popolo, agli umili, ai sofferenti. Ora che non c’è più, ci sentiamo soli, abbandonati in mezzo ai lupi».
È questo, tra i tanti commenti raccolti ieri dai giornalisti tra le persone che affollavano Piazza San Pietro per commemorare la morte del Santo Padre, quello che mi ha colpito di più.
Bergoglio sembrava rappresentare l’ultimo argine a una deriva che rende il nostro mondo sempre più insicuro, tra sanguinose guerre militari e pericolose guerre commerciali.
Il Papa argentino era l’ultima, flebile voce a ricordare che la guerra è sempre sbagliata, ad ammonire che la risoluzione dei conflitti con la logica del più forte non può che portare ad altri conflitti.
In un mondo che, dopo tanti decenni passati a coltivare l’ideale della pace, ripropone senza vergogna parole come “riarmo”, quella di Papa Francesco sembrava l’ultima, strenua resistenza agli istinti più belluini che riaffiorano, alle politiche che, sempre alla ricerca di soluzioni facili a problemi complessi, individuano un nemico nell’altro, nello straniero.
In un mondo che alza barriere, era tra i pochi che cercano l’inclusività, lo spirito di accoglienza, che si sforzano di capire gli altri anche quando sono così distanti da noi.
Per essere uno arrivato dalla “fine del mondo”, pochi Papi sono stati capaci di stare “nel mondo” come Francesco.
Fin dall’inizio del suo sacerdozio, aveva capito che è nelle periferie – geografiche, economiche, sociali – che si giocano i destini del nostro mondo.
Durante il suo pontificato – “politico” come pochi, nel suo significato più alto – ha avuto il merito di ricordarci, con il suo tono schietto e a volte burbero, una cosa che abbiamo dimenticato da troppo tempo: la politica, prima di puntare a essere “efficiente”, deve aspirare a essere “giusta”.
Ciao e grazie Francesco per averci indicato – in un mondo che tende sempre più a chiudersi e dove “sicuro” fa sempre e solo rima con “muro” – che la sola, vera salvezza è aprirsi agli altri.

Direttore responsabile de Il Giornale delle PMI