Il passaggio alla nuova normalità: come sarà l’industria logistica post Covid-19
DHL e Richard Wilding, Professore di Supply Chain strategy all’Università di Cranfield nel Regno Unito, hanno condotto uno studio sui possibili cambiamenti che coinvolgeranno le supply chain globali a seguito della pandemia. DHL Global Forwarding presenta il rapporto che analizza l’impatto dell’emergenza coronavirus sull’industria logistica, mettendo in luce possibili strategie e azioni per improntare le catene logistiche del futuro e portarle a una ‘nuova normalità’.
“Con le nuove restrizioni e il conseguente sblocco dell’economia in molte zone del mondo, è arrivato il momento di fare una prima analisi retrospettiva sulla resilienza delle supply chain globali”, afferma Katja Busch, Chief Commercial Officer di DHL e Head of DHL Customer Solutions & Innovation. “Per noi, in quanto esperti di logistica, è importante analizzare le sfide e le esperienze di tutti i settori industriali durante questa crisi e immaginare le supply chain del futuro”.
“Noi per primi abbiamo imparato molto da questo momento di emergenza: per far fronte alla situazione, ci siamo attivati fin da subito e abbiamo organizzato diversi voli charter settimanali intercontinentali in particolare per USA e Cina, tutt’ora attivi e regolari, e abbiamo istituito un servizio air-sea per Australia e Nuova Zelanda. È ora importante, soprattutto in considerazione degli accordi intercorsi con l’Europa, che ci sia a livello nazionale una chiara e precisa strategia: siamo convinti che in futuro il modo di fare logistica cambierà radicalmente e in cima alle priorità nei prossimi mesi ci deve essere un piano strutturato, a partire da indicazioni sull’export delle merci dall’Italia, alla riorganizzazione dei magazzini, all’efficientamento dei viaggi, sfruttando anche voli cargo nazionali”, commenta Mario Zini, amministratore delegato di DHL Global Forwarding Italy
Guardando al futuro, è ormai chiaro che le industrie e le supply chain che ne regolano i flussi non saranno più le stesse nel post-coronavirus. Ora si riescono a vedere solo i confini di questa nuova normalità che si sta delineando, ma le industrie non entreranno immediatamente e a pieno regime in una fase post-Covid19, né torneranno a operare come prima. Mentre gli scienziati continuano a cercare un vaccino, le aziende stanno ancora cercando di gestire la crisi, e qualsiasi ritorno alla normalità rimane – ad oggi – un obiettivo lontano. Adesso, si vive una fase di pre-nuova normalità che sta cercando di colmare il divario tra l’isolamento e la ripresa. Alcuni settori industriali sono stati più colpiti di altri e quindi si riprenderanno più lentamente, ma le varie implicazioni per le imprese e le supply chain possono essere distinte e divise in quattro categorie: i problemi legati alle capacità di ripresa delle aziende, quelli che riguardano la domanda, quelli che coinvolgono i trasporti e i magazzini e, ovviamente, quelli legati ai posti di lavoro.
“Le immagini che abbiamo visto scorrere sui nostri schermi erano impressionanti. Molto prima che i Paesi andassero in isolamento, gli scaffali dei supermercati sono stati svuotati. Beni primari come pasta, carta igienica, riso, antidolorifici, salse, farina – sono stati presi d’assalto. Le fabbriche e le catene di distribuzione hanno una reazione ritardata rispetto alle estreme fluttuazioni della domanda dei consumatori” spiega Richard Wilding, Professore di Supply Chain strategy all’Università di Cranfield. “La gente si è fatta prendere dal panico facilmente. E, come in ogni crisi, sono emersi i punti di forza e le debolezze del sistema. Per migliorare, è importante imparare da queste situazioni di emergenza. Se ora la vostra supply chain è rimasta invariata rispetto a prima, forse c’è qualcosa di sbagliato”.
In questa fase di pre “nuova normalità”, le supply chain saranno via via rimodellate perché siano più resistenti. Per esempio, il solo fatto che sia le sedi di produzione sia i magazzini siano stati ugualmente colpiti dal lockdown e abbiano dovuto uniformarsi alle diverse normative, si tradurrà in un aumento della produzione, dello stoccaggio, del dual sourcing, del re-shoring e del near-shoring. I più importanti attori delle supply chain globali, invece che concentrarsi esclusivamente sui fornitori Tier 1, dovranno esaminare più da vicino anche quelli Tier 2 e Tier 3 per verificare se sono in grado di tenere il passo con il flusso delle merci. Tra gli altri fattori che dovranno essere presi in considerazione, il rapporto mette in luce l’irregolarità della domanda e dei gusti dei consumatori che inevitabilmente si ripercuoteranno sulla necessità di trasporti e reti di magazzino più flessibili. La realtà degli eCommerce, per esempio, sarà sempre più diffusa e le vendite dirette ai consumatori aumenteranno, mentre altri canali di vendita al dettaglio rimarranno fortemente colpiti. Queste sono solo alcune delle possibili sfaccettature che influenzeranno le moderne supply chain.
Anche le nuove normative sul distanziamento sociale influenzeranno il flusso di lavoro dei magazzini e degli uffici. Per chi potrà fare smart working saranno necessari sistemi informatici affidabili, in grado di gestire una forza di lavoro maggiore con sistemi di accesso e gestione dei dati appropriati. I processi di magazzino dovranno essere adattati ai nuovi standard: bisognerà rivederne l’intera organizzazione, dai punti di prelievo alle aree di imballaggio, ogni cosa dovrà rispettare le nuove norme. Il passaggio alla nuova normalità perturberà gli equilibri che fino ad oggi hanno tenuto in piedi l’industria logistica, ma fornirà una nuova spinta verso processi sempre più digitalizzati e automatizzati.
Il report DHL in versione integrale è disponibile qui: https://bit.ly/3hMo5H4