Il fatturato a valori correnti del manifatturiero si conferma su livelli record (+3,7% nei primi quattro mesi del 2023)
Il fatturato a valori correnti del manifatturiero si conferma su livelli record (+3,7% nei primi quattro mesi del 2023), grazie a prezzi ancora in crescita (+6% tendenziale nel periodo gennaio-maggio 2023, dopo il +13% del 2022).
Prosegue la spirale inflativa, trainata dai settori posizionati più a valle della filiera manifatturiera, a fronte di un rientro nei settori produttori di intermedi, che risente della fase cedente delle quotazioni internazionali delle commodity.
Il fatturato corretto per l’inflazione conferma invece il ripiegamento avviatosi nella seconda parte del 2022, con un calo tendenziale del 2,9% nel periodo gennaio-aprile. Va però richiamata la forte crescita del biennio 2021-’22, +17,5% cumulato. Inoltre, l’Italia è l’unico paese ad aver sostanzialmente recuperato i livelli di produzione industriale del 2019 (-0,2% a fine 2022), seguita a breve distanza dalla Spagna (-0,8%), mentre sono ancora in forte ritardo Francia (-4,6%) e Germania (-5%).
Il ranking settoriale per fatturato deflazionato vede in testa Autoveicoli e moto (+15,2% tendenziale nel gennaio-aprile 2023, in vivace recupero, grazie anche al rientro delle strozzature lungo le catene di fornitura), seguito da Farmaceutica (+8,5%) e Largo consumo (+7,2%), sostenuti principalmente dai buoni risultati sui mercati esteri. L’export gioca un ruolo rilevante anche per Sistema moda e Alimentare e bevande, in sostanziale tenuta. Si confermano in crescita i settori produttori di beni d’investimento, Elettronica (+5,4%), Elettrotecnica (+1,4%) e Meccanica (+0,8%).
Il raffreddamento recente del ciclo manifatturiero sconta la debolezza dei consumi interni che riflette la perdita di potere di acquisto delle famiglie; solo in Germania nel periodo gennaio-maggio si riscontra un calo delle vendite al dettaglio più intenso (-5,1% l’indice totale a prezzi costanti, a fronte del -2,9% italiano).
Ancora in crescita gli investimenti, nonostante la rimodulazione degli incentivi fiscali a supporto delle ristrutturazioni edilizie e degli investimenti in impianti e macchinari.
Sul fronte estero, il deterioramento della domanda mondiale non ha impedito all’export italiano di stabilizzarsi sugli elevati livelli raggiunti nell’ultimo biennio e di continuare a crescere a prezzi correnti (+6,2% tendenziale nel gennaio-aprile), con effetti positivi sul saldo commerciale.
Gli indicatori anticipatori delineano uno scenario ancora incerto per la manifattura italiana, con attese negative sugli ordini e scorte di prodotti finiti in aumento. Le imprese segnalano però oltre 7 mesi di produzione assicurata, che fanno ben sperare in una seconda parte dell’anno più favorevole. Molto dipenderà dal rientro dell’inflazione cruciale per allentare le pressioni sulla domanda.
Il giro d’affari del manifatturiero si conferma su livelli record, grazie alla spinta dei prezzi
Il giro d’affari dell’industria italiana è aumentato del 3,7% tendenziale nel periodo gennaio-aprile 2023, dopo il +40% del biennio 2021-‘22. Il contributo della componente interna del fatturato (+3,3%) e, soprattutto, di quella estera (+4,5%) sono stati determinanti nel raggiungere tale risultato.
La spinta dei prezzi è ancora in corso (+6% tendenziale nel gennaio-maggio 2023) anche se a ritmi meno intensi rispetto al 2022 (+13,3%). A fare da traino sono i settori posizionati più a valle della filiera manifatturiera, a fronte di un trend di generalizzata contrazione dei prezzi dei produttori di beni intermedi (che rispecchia la fase di ripiegamento delle quotazioni internazionali delle commodity). Fanno eccezione i Prodotti e materiali da costruzione, con prezzi ancora in significativa crescita sia in Italia sia negli altri paesi competitor europei.
Prosegue la fase di ripiegamento dei livelli di attività
Dopo una tenuta migliore delle attese nei mesi successivi allo scoppio del conflitto russo-ucraino, la crescente inflazione e l’incertezza dello scenario internazionale hanno determinato l’avvio di una fase di progressivo rallentamento dell’attività manifatturiera nella seconda parte del 2022, proseguita a inizio 2023.
Il fatturato deflazionato ha mostrato un profilo cedente nelle rilevazioni più recenti, nell’ordine del -2,9% tendenziale nei primi quattro mesi dell’anno.
La produzione industriale ha registrato un calo tendenziale del 3,2% nel periodo gennaio-maggio, in temporanea controtendenza rispetto alla crescita dei principali competitor europei, le cui performance produttive (+1,5% Francia e Germania, +0,9% la Spagna) incorporano un parziale effetto di rimbalzo da livelli 2022 ancora depressi. Alla fine dello scorso anno, infatti, l’Italia era l’unica tra le quattro principali manifatture europee ad aver sostanzialmente colmato il gap produttivo sul 2019 (-0,2%), a fronte di un divario consistente in Francia (-4,6%) e Germania (-5%), e più modesto in Spagna (-0,8%). Anche per questi tre paesi, gli ultimissimi dati evidenziano peraltro un rallentamento, a testimonianza del fatto che le imprese stanno ormai fronteggiando un calo globale di domanda.
Si affievolisce il sostegno della domanda interna per consumi…
A indebolire la nostra industria in questa fase è soprattutto l’affievolimento dei consumi, in parte fisiologico dopo i picchi di crescita degli ultimi anni. I dati di Contabilità Nazionale evidenziano come all’interno del capitolo di spesa per beni manufatti, solo i consumi di durevoli abbiano mostrato un certo slancio, grazie al traino delle immatricolazioni auto, mentre una dinamica piatta o negativa ha caratterizzato le altre tipologie di beni.
Tale tendenza è confermata dall’indice sulle vendite al dettaglio, che segnala un peggioramento degli acquisti di beni delle famiglie italiane, con un calo tendenziale dei volumi d’acquisto del 2,9% nel periodo gennaio-maggio 2023, a fronte di una spesa ancora in aumento (+4,2%). Il trend è particolarmente marcato nel segmento dei beni alimentari, dove la contrazione dei volumi sfiora il 5%, per un controvalore di spesa in accelerazione tendenziale del 7%. Tra le principali economie dell’Eurozona, solo in Germania si riscontra un calo dei volumi più intenso (-5,1% l’indice totale, -6,7% gli alimentari).
…e decelera la crescita degli investimenti
Anche il ciclo degli investimenti, che ha trainato la ripresa della domanda interna nel biennio post-Covid, ha mostrato segnali di rallentamento in questa prima parte dell’anno.
I dati del primo trimestre 2023 segnalano un affievolimento della crescita su base congiunturale, sia per gli investimenti in costruzioni, che si confermano comunque su livelli del 35% superiori a quelli di fine 2019, sia per gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto.
Il vivace recupero degli acquisti di mezzi di trasporto si contrappone al lieve calo di quelli in impianti e macchinari, dopo una fase record di dieci trimestri consecutivi di crescita. Nonostante condizioni di accesso al credito meno favorevoli rispetto al passato e timori ancora diffusi sulla tenuta attuale e prospettica della domanda, le imprese possono contare su una buona disponibilità di risorse liquide in grado di contrastare, almeno in parte, gli effetti della rimodulazione di alcuni importanti stimoli fiscali (Super ammortamento e Industria 4.0 per gli investimenti in impianti e macchinari). Sul fronte degli investimenti in costruzioni, la messa a terra dei cantieri del PNRR sta compensando la minore vivacità delle ristrutturazioni, penalizzate dal depotenziamento del Superbonus.
L’export risente del rallentamento del commercio mondiale ma si conferma in crescita a valori correnti
Prosegue la fase di rallentamento del commercio internazionale: l’import di beni manufatti ha segnato una contrazione in volume superiore al 2% nel gennaio-aprile 2023, un ripiegamento tendenziale che ha coinvolto soprattutto le economie avanzate, a fronte di una maggiore tenuta per gli emergenti. Tale deterioramento ha imposto una frenata alla forte espansione delle esportazioni italiane che, a prezzi costanti, si sono stabilizzate sugli elevati livelli dei primi quattro mesi dell’anno scorso. Il valore delle vendite estere si conferma comunque in buona crescita (+6,2% nei primi quattro mesi dell’anno) e, combinato a un incremento più modesto dell’import (+1,1%, sempre a valori correnti), sta consentendo un miglioramento del saldo commerciale.
A livello geografico, le esportazioni nei mercati extra-Ue risultano più brillanti, soprattutto in Asia. In vistosa frenata, invece, le vendite dirette in Europa Occidentale e nell’area NAFTA, che sconta il rallentamento degli Stati Uniti, principale volano di crescita delle esportazioni italiane nel 2022: ben 3 punti percentuali di crescita in valore sui 17,5 complessivi del 2022 erano riconducibili al mercato americano. La crescita dell’export diretto in Cina non appare al momento in grado di offrire un supporto generalizzato al nostro export, essendo prettamente riconducibile, nelle rilevazioni più recenti, all’exploit delle vendite di Farmaceutica.
Il rallentamento del fatturato deflazionato è diffuso a tutti i settori manifatturieri, con diversa intensità
Il ranking del fatturato deflazionato vede in testa gli Autoveicoli e moto (+15,2% tendenziale nel gennaio-aprile 2023), in vivace recupero grazie al rientro delle strozzature lungo le catene di fornitura, e la Farmaceutica (+8,5%), sostenuta dal boom di export e dalla ritrovata vivacità delle specialità medicinali (grazie anche alla ripresa della produzione di vaccini antinfluenzali).
Tra i settori produttori di beni di investimento, spicca il buon dinamismo dell’Elettronica (+5,4%); anche Elettrotecnica e Meccanica si confermano in crescita (rispettivamente del +1,4% e del +0,9%), favoriti dagli effetti della transizione digitale ed energetica, supportata dal PNRR sul mercato interno, e dallo sblocco di commesse rimaste inevase.
Tra i beni di consumo non durevole, decisamente vivace la performance del Largo Consumo (+7,2% tendenziale nel gennaio-aprile), sostenuta dalla ripresa dell’export di cosmesi. Anche Alimentare e bevande e Sistema Moda (con fatturato deflazionato sostanzialmente piatto nel primo caso e in aumento del +0,9% nel secondo) hanno beneficiato di un buon ritmo di crescita delle esportazioni, in grado di compensare, almeno parzialmente, una domanda interna condizionata dai vincoli di reddito delle famiglie.
Nella parte bassa della classifica si collocano i settori produttori di beni intermedi che, come normalmente accade nelle fasi di decelerazione ciclica, subiscono in anticipo e con maggiore intensità, gli effetti del rallentamento della domanda. La dinamica cedente dei prezzi delle commodity e l’incertezza sull’evoluzione del ciclo economico continuano a imporre un atteggiamento cauto nella gestione dei magazzini dei settori posizionati più a valle nella filiera manifatturiera, a discapito delle imprese che operano nelle fasi a monte o intermedie, che vedono i loro livelli di attività ridursi in misura più intensa della media: si va dal -5,8% dei Prodotti in metallo, nel gennaio-aprile 2023, al -21,1% degli Intermedi chimici, passando per il -7,5% della Metallurgia e il -12,8% degli Altri intermedi.
Chiudono la panoramica i settori legati al ciclo dell’edilizia. Il ripiegamento più marcato riguarda i Prodotti e materiali da costruzione (-10,6% nel gennaio-aprile); in territorio negativo anche i produttori di beni durevoli per la casa, quali Mobili -7,8% ed Elettrodomestici -6,7%, che scontano una performance negativa anche sui mercati esteri.
Gli indicatori anticipatori confermano un quadro ancora incerto, con prospettive di recupero nella seconda parte dell’anno…
La fiducia delle imprese è in deterioramento in tutti i principali comparti dell’economia italiana, dalla produzione alla distribuzione, ai servizi, con la rilevante eccezione delle costruzioni.
Nel manifatturiero, l’indice di fiducia è tornato in territorio negativo nel giugno di quest’anno, attorno ai livelli di minimo toccati nello scorso autunno, interrompendo il trend di temporaneo miglioramento riscontrato a cavallo d’anno. Le imprese segnalano attese negative sugli ordini e scorte di prodotti finiti in aumento. La produzione assicurata supera comunque i 7 mesi, un dato che, sebbene sia il parziale riflesso di consegne di ordini passati ancora inevasi, ci porta a ipotizzare una seconda parte dell’anno più favorevole per la nostra industria.
…ma incognite sulla velocità di ripresa della domanda, legata al rientro dell’inflazione
La velocità con cui si uscirà della crisi inflazionistica è il fattore cruciale dal quale dipenderà l’evoluzione della domanda nei prossimi mesi. Non mancano elementi di cauto ottimismo a riguardo. L’inflazione complessiva sta calando su scala globale e anche in Italia, in assenza di rinnovate tensioni sui prezzi dell’energia, è attesa continuare a scendere nei prossimi mesi, con effetti positivi sui consumi.
Le minori pressioni sulla domanda finale potrebbero offrire uno slancio addizionale anche agli investimenti che, sulla base dell’ultima survey Banca d’Italia-Sole24Ore, sono indicati ancora in espansione dalle aziende industriali intervistate e che potranno continuare a beneficiare, al netto di ritardi di implementazione, del poderoso piano di investimenti finanziato con i fondi NGEU.