Il credit crunch costringe le aziende in un vortice di ritardi, ma un modello per uscirne arriva dal Fintech
Sono tempi difficili per le imprese: il credit crunch inizia a materializzarsi in tutta Europa e i default sono tornati a salire per la prima volta dal 2013. Un report di Allianz che considera l’intero universo delle imprese europee calcola un buco di 5 trilioni di euro nel fabbisogno di liquidità a livello aziendale, in particolare B2B. In concomitanza, aumentano i ritardi nei pagamenti delle imprese italiane, che già storicamente registrano alcuni dei tempi più lunghi di tutto il continente. E questi ritardi causano a catena ulteriori difficoltà di gestione delle finanze aziendali, andando a creare un circolo vizioso. Secondo una recente indagine dell’Area Studi e Ricerche di Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato) ben il 94,3% delle imprese che non vengono pagate nei tempi dovuti dichiara di subire conseguenze dai ritardi. C’è chi, per sopperire a questi ritardi, ricorre al credito bancario (quasi il 22%), chi riduce la propria crescita (il 17%), chi rallenta gli investimenti (il 16%) e chi soffre una contrazione generalizzata della sua produttività (il 13,4%).
Eppure c’è un ambiente in cui, anche nel nostro Paese, le imprese sono più puntuali: è il mondo del fintech e in particolare quello dell’anticipo fatture digitale.
Le imprese che usano il fintech sono più puntuali: perché?
Se confrontiamo i dati dei pagamenti delle aziende italiane nel loro insieme con i dati della fetta di imprese che si affidano al fintech, emerge una differenza sostanziale.
Secondo lo Studio sui pagamenti 2023 di Cribis infatti solo il 41,2% delle fatture viene pagato a scadenza, un lieve miglioramento rispetto all’ultimo trimestre del 2022 (40,9%) e un significativo incremento rispetto al quarto trimestre 2019, l’ultimo prima della pandemia (34,7%). Il 9,5%, dei pagamenti invece, registra ritardi gravi che vanno oltre il mese. Un dato preoccupante perché stabile rispetto al primo trimestre di quest’anno (9,5%), ma in aumento se confrontato con l’ultimo trimestre del 2022 (9,1%), che aveva segnato il minimo storico.
Decisamente diversa è la situazione delle imprese che usano il fintech: il database di Workinvoice registra che tra le imprese che utilizzano lo strumento dell’invoice trading (una forma di anticipo fatture digitale particolarmente flessibile) i pagamenti a scadenza salgono al 65,71%, chi paga entro i 30 giorni sono il 30,13%, mentre solo il 4,16% va oltre il mese.
In generale, quindi, i debitori delle fintech sono più puntuali. Ma come mai? Le ragioni sono da ricercare nell’ambiente in cui operano: ovvero un marketplace fintech come quello di Workinvoice che rappresenta un mercato molto controllato dove l’incasso dei crediti viene seguito in maniera più diretta. Inoltre, grazie all’uso della tecnologia, tra algoritmi e intelligenza artificiale, si riesce a frenare il problema già a monte, ovvero effettuando un’analisi più precisa del rischio di credito delle aziende che vengono selezionate per il finanziamento.
Una proposta: adottare le buone pratiche del fintech per creare un contesto più virtuoso
In uno scenario in cui salgono i default e si allungano i tempi di pagamento delle fatture, un cambio di passo è fondamentale per far fronte alla crisi del credito. La stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione per il 2022 ha detto con forza che verrà rivista anche la direttiva sui ritardi di pagamento, perché “semplicemente non è giusto che un fallimento su quattro sia dovuto al mancato pagamento delle fatture entro le scadenze previste”. Sicuramente una soluzione per aiutare le imprese in questo contesto può venire proprio dal mondo del fintech, che da una decina di anni è in costante crescita in Italia e ha avuto modo di mettere a punto e perfezionare le tecnologie che permettono agli imprenditori, in sostanza, di essere migliori pagatori. Migliorare le pratiche di gestione del credito potrebbe essere un punto di partenza per spingere le aziende alla puntualità e quindi avviare un motore che nel tempo può generare un circolo virtuoso che possa abbattere l’ostacolo alla crescita rappresentato dalla mole gigantesca di crediti accumulati dalle imprese.
Perché è necessario agire subito e spezzare il circolo vizioso dei ritardi
Come accennato, da un lato le imprese sono a corto di liquidità, ma dall’altro sta anche diventando più difficile accedere a un prestito bancario per tamponare questa situazione. È infatti ormai noto le banche stanno rallentando la concessione di prestiti. Secondo l’ultimo Bank Lending Survey della Bce, presentato ad aprile 2023, i finanziamenti nell’Eurozona, nel primo trimestre, sono infatti calati del 17%. Questo perché gli standard creditizi – ovvero le linee guida interne delle banche o i criteri di approvazione dei fidi – per i prestiti o le linee di credito alle imprese sono stati “ulteriormente inaspriti in modo sostanziale (con la percentuale netta di banche che ha segnalato un inasprimento a 27%) nel primo trimestre del 2023”.
Questa stretta si inserisce all’interno del vortice che sta attanagliando le aziende: infatti i principali fattori che hanno peggiorato le condizioni creditizie, rimarca la Bce, sono stati “una maggiore percezione del rischio e, in misura minore, una propensione inferiore al rischio da parte delle banche”. Di conseguenza, l’inasprimento delle condizioni finanziarie e l’aumento dei tassi di interesse sono destinati ad accrescere ulteriormente i ritardi nei pagamenti.
Insomma, è necessario spezzare questa concatenazione apparentemente inevitabile che rende le imprese “cattivi pagatori” o pagatori non puntuali e per farlo bisogna creare le condizioni per cui si inneschi un meccanismo opposto. E, in tutto questo, il Fintech e le sue buone pratiche possono fungere da modello.
Founder & CEO di Workinvoice