Il crack delle banche e le turbolenze sui mercati
Le banche falliscono principalmente per due cause: scarsa liquidità o difficoltà legate alla solidità patrimoniale. Per la Silicon Valley Bank, la 18ma banca statunitense per capitalizzazione, è avvenuto il combinato disposto delle due cause. La banca era concentrata di fatto su un unico settore, le start up tecnologiche, e un unico distretto geografico, la California, un modello che di fatto in Europa non esiste.
Il caso SVB
L’impennata dei depositi (+ 86% nel 2021 pari a quasi 200mld di dollari) e della raccolta ha spinto la Silicon Valley Bank a cercare rendimenti più alti negli anni in cui i rendimenti erano molto bassi, investendo in titoli con scadenze lunghe come le obbligazioni. Con il cambio rapido di rotta della politica monetaria negli USA e il conseguente aumento dei tassi di interesse si è creato un disallineamento tra la durata dei depositi a breve ed il portafoglio titoli con durate lunghe a tasso fisso e il cui valore è sceso, si è svalutato, per effetto del rialzo dei tassi. Le società innovative hanno un forte assorbimento di cassa perché investono molto e il rialzo dei tassi ha reso meno conveniente finanziarsi. Da qui la corsa a ritirare i loro depositi unitamente al diffondersi di timori sulla stabilità della banca. Il risultato è il ‘run bank’ cioè il deflusso dei depositi, tipico delle crisi finanziarie e la conseguente vendita in perdita da parte della banca dei titoli in portafoglio con la dichiarazione di fallimento pronunciata in tempi rapidissimi. L’Istituto NON aveva perciò un cuscinetto di liquidità adeguato.
Si tratta del primo fallimento finanziario a carattere digitale. Colpiscono la rapidità con cui i depositi sono evaporati e la dimensione delle fluttuazioni dei valori. Al mattino le aziende hanno ritirato i fondi istantaneamente. Colpisce anche come la secolare emotività spesso irrazionale permanga anche in quest’epoca dominata da algoritmi infallibili. D’altra parte, il recente rialzo del tetto per gli attivi di banche come SVB ha reso meno severi i controlli esonerando molti Istituti dal rispetto dei requisiti di liquidità.
Le banche in Europa sono sicure
I parametri che aveva quella banca in Europa non li ha nessuno. I regolamenti europei non lo prevedono. Nessuna banca in Europa si sarebbe trovata in quella situazione. Basilea III impone infatti alle banche europee regole severe e prevede il rispetto di due indici. Quello di solidità patrimoniale o CET1 si calcola rapportando il capitale ordinario versato (Tier1) con le attività ponderate per il rischio; secondo le norme BCE il CET1 deve essere superiore all’8%. C’è poi l’indice di liquidità: soldi propri che le banche devono avere per coprire i fabbisogni di liquidità e per misurare la capacità di equilibrio tra attività e passività. Mai negli ultimi 15 anni le banche europee sono state così solide e redditizie anche grazie all’azione rigorosa della Vigilanza BCE. Le banche europee hanno 3mila mld di liquidità in eccesso pari a 1/4 dei depositi e le sofferenze creditizie sono solo all’1,8%. Il nostro settore bancario è resistente con forti posizioni di liquidità e capitale.
Il caso Credit Suisse
Per quanto invece riguarda Credit Suisse, i problemi della banca erano ben noti e quindi non hanno rappresentato uno shock totale per gli investitori: investimenti azzardati e finiti male che hanno generato perdite complessive per oltre 10 mld e la conseguente perdita di fiducia da parte degli investitori e, da ultimo dei clienti. L’ex Presidente della Saudi National Bank in una recente intervista aveva dichiarato che la sua banca non sarebbe stata aperta a ulteriori investimenti nel Credit Suisse se ci fosse stata un’altra richiesta di liquidazione aggiuntiva. È stato quindi un discorso di REPUTAZIONE, di CREDIBILITÀ ad aver distrutto quella banca prima ancora dei corsi… La banca ci riporta al tema della FIDUCIA: i risparmiatori investono i loro soldi in banca se di quella banca possono fidarsi, altrimenti scappano….
Foto di Marek Studzinski su Unsplash
Direttore di Filiale (Retail e Corporate) per oltre 20 anni presso diversi Istituti di Credito. Attualmente Responsabile Commerciale di Hub presso Istituto di Credito di grandi dimensioni.