IHS Markit PMI Settore Manifatturiero Eurozona: crescita record della giacenza degli acquisti, mentre rallenta la pressione sulla catena di distribuzione
I dati PMI® di dicembre hanno mostrato un ulteriore rallentamento della crisi che sta colpendo la catena di distribuzione, con il più debole allungamento dei tempi medi di consegna da febbraio. Le aziende hanno tratto vantaggio da questa crescita relativa aumentando quindi i loro acquisti al fine di incrementare le loro giacenze al tasso più veloce mai registrato dall’indagine, superando con un margine notevole il precedente record di novembre.
Tuttavia, nonostante la riduzione della pressione sulla catena di distribuzione, le condizioni del settore manifatturiero hanno continuato a deludere, con la crescita della produzione rimasta invariata rispetto a quella di novembre (che era stata la seconda più debole osservata da quando la produzione ha ripreso a crescere a luglio del 2020).
Allo stesso tempo, pur rimanendo tra i più veloci mai osservati dall’indagine, rallentano i tassi di inflazione dei costi di acquisto e di quelli di vendita.
L’IHS Markit PMI del Settore Manifatturiero dell’Eurozona è diminuito a dicembre al valore più basso in dieci mesi di 58.0, in discesa da 58.4 di novembre. I dati settoriali hanno rivelato come i produttori dei beni di consumo hanno guidato il miglioramento più lento delle condizioni manifatturiere, con quelli produttori di beni intermedi e capitali che hanno registrato una crescita lievemente più veloce.
Classifica PMI® Manifatturiero per paese di dicembre
Italia | 62.0 | minimo in 2 mesi |
Grecia | 59.0 | massimo in 4 mesi |
Austria | 58.7 | massimo in 2 mesi |
Paesi Bassi | 58.7 | minimo in 12 mesi |
Irlanda | 58.3 | minimo in 9 mesi |
Germania | 57.4 (flash: 57.9) | invariato |
Spagna | 56.2 | minimo in 10 mesi |
Francia | 55.6 (flash: 54.9) | minimo in 2 mesi |
I dati nazionali hanno mostrato ancora una volta come, anche se con un’espansione in rallentamento, l’Italia abbia in generale guidato la crescita manifatturiera. All’estremo opposto, il settore manifatturiero della Francia è rimasto quello che è cresciuto più lentamente tra le otto nazioni dell’eurozona monitorate.
La caratteristica principale dell’indagine di dicembre è incentrata sulla prestazione dei fornitori, con gli ultimi dati che mostrano il più debole allungamento dei tempi medi di consegna da febbraio. Il ritardo delle consegne è stato minore in tutte le nazioni monitorare ad eccezione dell’Italia. I manifatturieri dell’eurozona hanno di conseguenza aumentato i loro acquisti di materia prima e di semilavorati ad un livello elevato. La combinazione di questi due fattori ha permesso alle aziende di aumentare le loro giacenze ad un livello senza precedenti durante gli oltre 24 anni di raccolta dati.
Detto questo, malgrado l’espansione record delle giacenze delle materie prime e dei semilavorati, la crescita della produzione manifatturiera è rimasta invariata rispetto a quella di novembre, quando è stato registrato il secondo livello più debole di espansione da quando il settore ha iniziato la ripresa nel luglio del 2020. Parecchie aziende hanno continuato a percepire l’impatto delle carenze presso i fornitori, mentre altre hanno notato un indebolimento della pressione della domanda.
I nuovi ordini presso i manifatturieri sono aumentati al tasso più debole registrato per la seconda volta da gennaio, con un’espansione più lenta della domanda estera, incluso il commercio intra eurozona. L’ultima indagine ha però mostrato un’intensificazione della pressione sulla capacità presso i produttori manifatturieri dell’eurozona, con il livello del lavoro inevaso in aumento ad un tasso accelerato.
Il maggiore livello di lavoro inevaso ha coinciso a dicembre con la crescita più veloce del livello occupazionale. In generale, il tasso di creazione occupazionale è stato elevato e notevolmente al di sopra della media storica. Anche l’ottimismo si è rafforzato leggermente sino a raggiungere il livello massimo in tre mesi.
I dati di dicembre hanno infine mostrato una diminuzione del tasso di inflazione nel settore manifatturiero dell’eurozona. I costi di acquisto sono aumentati ad un tasso che in generale è risultato elevato ma più debole da aprile. L’inflazione dei prezzi di vendita allo stesso tempo è diminuita dal livello record di novembre e ha raggiunto il valore più basso in quattro mesi.
Commento
Joe Hayes, Senior Economist presso IHS Markit, analizzando i dati finali PMI del manifatturiero dell’eurozona ha dichiarato: “La seconda parte del 2021 è stato un periodo molto difficile per il settore manifatturiero dell’eurozona, anche se l’ultima indagine non ha compromesso eccessivamente l’atmosfera festiva. Abbiamo infatti osservato dei timidi, ma graditi segnali, che la crisi della catena di fornitura che ha afflitto la linea di produzione in Europa sta iniziando a retrocedere. L’Indice dei Tempi medi di Consegna dei Fornitori è aumentato per il secondo mese consecutivo al tasso maggiore da febbraio, segnando quindi un deterioramento più debole dei tempi medi di consegna. Malgrado qualsiasi crescita registrata sia stata marginale, con la carenza di materiale, le congestioni portuali e gli ancora grossi problemi con i trasporti, i dati PMI hanno mostrato a dicembre un aumento della giacenza degli acquisti ad un tasso da record per l’indagine. Si spera che ciò porti il tanto sperato sollievo ai piani di produzione nel brevissimo termine, che al momento sono stati ristretti al minimo dalla carenza di beni produttivi. Detto ciò, l’ultima indagine ha mostrato una crescita della produzione che in generale è rimasta debole e invariata rispetto a novembre. Le minori pressioni sulla catena di fornitura sono state traferite sui prezzi, con i costi di acquisto che sono aumentati al tasso più lento da aprile. Anche se siamo ancora in territorio difficile, il rallentamento del tasso di inflazione ancora una volta è stato un segnale benvenuto. A causa della variante Omicron che sta prendendo il sopravvento in Europa, al momento stiamo vivendo un altro momento di incertezza economica. È difficile escludere altre interruzioni sulla catena di distribuzione causate dal Covid-19, né tantomeno ulteriori picchi inflazionistici”.