IHS Markit PMI: perde vigore a novembre la ripresa del manifatturiero italiano
Gli ultimi dati PMI® hanno segnalato un nuovo miglioramento dello stato di salute del settore manifatturiero italiano. La ripresa però ha perso vigore, infatti la crescita della produzione è diminuita a causa dell’ennesimo crollo del volume dei nuovi ordini collegato alle più rigide misure di contenimento collegate al Covid-19.
L’Indice destagionalizzato PMI® (Purchasing Managers Index®) IHS Markit del settore manifatturiero italiano – che con una sola cifra dà un’immagine degli sviluppi delle condizioni generali del settore manifatturiero – ha registrato a novembre 51.5 e ha segnalato il quinto mese consecutivo di miglioramento dello stato di salute del settore manifatturiero. Diminuendo da 53.8 di ottobre, l’Indice PMI ha tuttavia segnalato un tasso di crescita più lento.
I fattori che hanno causato la contrazione dell’indice PMI principale sono stati l’espansione più tenue della produzione e la nuova contrazione dei nuovi ordini ricevuti. Il tasso di crescita è stato il più lento da giugno e in generale è stato marginale.
Le maggiori esigenze di produzione sono state attribuite al lavoro inevaso, anche se i nuovi ordini ricevuti sono diminuiti per la prima volta in cinque mesi per la debole domanda causata dalle più rigide restrizioni. Allo stesso modo, per la prima volta da agosto sono diminuiti gli ordini esteri, con le aziende campione che hanno notato come le più dure misure di contenimento hanno ostacolato la domanda dei mercati esteri chiave. Detto questo, il tasso di riduzione è stato in generale frazionale e più debole di quello dei nuovi ordini totali.
Le deboli vendite hanno inoltre fatto sì che a novembre, e per la prima volta in quattro mesi, le aziende campione abbiano ridotto la loro attività di acquisti, ad un tasso di contrazione che in generale è stato marginale. Detto ciò, si intensificano le problematiche legate alla catena di distribuzione, i tempi medi di consegna, infatti, si sono allungati al tasso maggiore da maggio e segnando valori complessivamente elevati. Le aziende campione hanno citato inoltre carenza di materiali, chiusure doganali, ritardi nei trasporti e altri problemi di natura logistica causati dal Covid-19.
Sul fronte dei prezzi, secondo le aziende campione, la carenza di materie prime è stato il fattore principale che ha causato l’inflazione dei costi, aumentati al tasso maggiore in oltre due anni.
I maggiori costi a novembre sono stati parzialmente trasferiti ai clienti finali, con un tasso di inflazione che sebbene sia rimasto marginale è stato il più veloce da marzo 2019.
I dati di novembre hanno evidenziato il quinto mese consecutivo di riduzione delle giacenze delle materie prime e dei semilavorati. Il tasso di declino, tuttavia, è stato il più lento da agosto e in generale è risultato marginale. Anche le giacenze dei prodotti finiti sono diminuite per via dell’utilizzo delle scorte, qualora possibile, per evadere gli ordini ricevuti.
I dati di novembre hanno allo stesso tempo evidenziato una ulteriore creazione occupazionale che è stata attribuita dalle imprese campione alle maggiori esigenze di produzione e alle aspettative di una maggiore domanda. Il tasso di aumento è stato inoltre più veloce e di conseguenza a novembre il tasso del lavoro inevaso è diminuito ad un tasso più veloce. Secondo il campione d’indagine, le vendite più deboli hanno permesso alle aziende di utilizzare le risorse per il completamento degli ordini in fase di lavorazione.
Per concludere, le aziende sono rimaste fiduciose in riguardo alla produzione dei prossimi 12 mesi. Il livello di ottimismo è stato il più basso da maggio ma è risultato pur sempre storicamente elevato. I dati raccolti hanno collegato l’ottimismo alla speranza di una ripresa economica globale e alla fine della pandemia.
Commento
Lewis Cooper, Economist di IHS Markit, analizzando gli ultimi dati dell’indagine ha dichiarato: “Anche se con un tasso di crescita notevolmente più basso, continua a novembre la ripresa del settore manifatturiero italiano. L’espansione della produzione è diminuita ad un tasso marginale per via del declino dei nuovi ordini totali a sua volta attribuito dalle aziende alle misure di restrizioni più rigide. Detto ciò, le aziende hanno continuato ad aumentare a novembre il loro personale per via delle maggiori esigenze produttive e delle aspettative di una maggiore domanda non appena le restrizioni saranno allentate. Tale fenomeno riflette di conseguenza il principale indice anticipatore di tendenze che ha segnalato ancora ottimismo rispetto alla produzione dei prossimi 12 mesi. In generale i dati sono risultati promettenti, specialmente nel contesto delle più rigide restrizioni anti Covid-19. Considerati i recenti sviluppi in materia di vaccino, aumenta la speranza che presto l’economia riapra pienamente e, se questo dovesse succedere, il settore sarebbe in buona posizione nel continuare a recuperare il terreno perduto”.