IHS Markit PMI: con l’indebolimento della pressione della domanda e i disagi sulle forniture che ostacolano l’attività economica europea, la crescita di settembre segna un ulteriore rallentamento
Con la carenza di beni che ha ostacolato sia la produzione manifatturiera che quella terziaria, la crescita economica dell’eurozona di settembre ha indicato un rallentamento per il secondo mese consecutivo, segnando un ulteriore arretramento dal record in 15 anni di luglio. Anche gli indici relativi ai nuovi ordini e all’occupazione hanno indicato tassi più deboli di espansione, mentre le previsioni future hanno segnato il minor livello di ottimismo da febbraio.
Nel frattempo, le pressioni inflazionistiche di settembre sono aumentate, con lo stesso rialzo record dei prezzi di acquisto raggiunto per la seconda volta da luglio 1998. I prezzi di vendita sono a loro volta saliti ad un ritmo superato solo da quelli registrati a giugno e luglio scorsi.
L’Indice IHS Markit PMI® della Produzione Composita dell’Eurozona destagionalizzato è sceso a 56.2 a settembre da 59.0 di agosto, toccando il valore più basso da aprile. Nonostante indichi una forte espansione dell’attività economica, segna anche un considerevole rallentamento dai valori di crescita cui abbiamo assistito tra giugno e agosto, che sono stati tra i più rapidi in 23 anni di storia dell’indagine.
Dal punto di vista settoriale e per la prima volta dall’inizio della pandemia ad inizio 2020, i dati hanno indicato un tasso di crescita dell’attività terziaria più rapido di quello della produzione manifatturiera, rispecchiando la suscettibilità del manifatturiero agli attuali disagi della catena di distribuzione. Comunque sia, i tassi di crescita sono stati considerevolmente più lenti di agosto in entrambi i settori.
Classifica del PMI Composito per Paese:
Irlanda 61.5 minimo in 5 mesi
Spagna 57.0 minimo in 5 mesi
Italia 56.6 minimo in 4 mesi
Germania 55.5 (flash 55.3) minimo in 7 mesi
Francia 55.3 (flash 55.1) minimo in 5 mesi
Le differenze nazionali rivelano una generale perdita di slancio nel mese di settembre. Tra le economie monitorate, è stata l’Irlanda a crescere al tasso più rapido, mentre nelle due maggiori economie dell’eurozona, Francia e Germania, si sono avute le espansioni più deboli.
La domanda dell’eurozona di beni e servizi è aumentata a settembre per il settimo mese consecutivo, ma il tasso di espansione ha indicato un ulteriore rallentamento ed è crollato al valore minimo in cinque mesi. Similmente al trend della produzione, questa riduzione dello slancio è stata generale e maggiore nella manifattura. Eppure, i beni prodotti hanno comunque registrato un maggiore rialzo delle vendite rispetto ai servizi, in parte grazie alla resistenza della domanda estera. Le vendite internazionali di settembre del settore terziario sono aumentate solo marginalmente.
I livelli occupazionali di settembre dell’eurozona, anche se più lenti rispetto ad agosto, hanno indicato un considerevole incremento. Tale andamento è stato ampiamente visibile in tutti i paesi monitorati dall’indagine, con ritmi di assunzione particolarmente elevati in Irlanda. Sono rimasti tuttavia evidenti i segnali dei disagi sulla capacità, dal momento che il lavoro inevaso registrato nell’eurozona ha segnato un elevato rialzo e per il settimo mese consecutivo.
Le aziende hanno mantenuto a settembre un elevato livello di fiducia sui prossimi 12 mesi, anche se l’ottimismo è sceso ai minimi da febbraio.
In ultimo, dopo il leggero calo di agosto, i tassi di inflazione hanno ricominciato ad accelerare in quest’ultima indagine. I prezzi di acquisto sono infatti aumentati segnando per la seconda volta il tasso più rapido dell’indagine (da luglio 1998), mentre i prezzi di vendita sono saliti ad un picco superato soltanto da quelli di giugno e luglio. Il generale aumento accelerato dei costi è stato guidato dai servizi, sebbene i prezzi di vendita abbiano registrato un aumento più rapido in entrambi i settori.
Servizi
L’Indice IHS Markit PMI® dell’Attività Terziaria dell’Eurozona è sceso a settembre a 56.4, il valore minimo da aprile, mostrando un’elevata riduzione da 59.0 di agosto. Detto ciò, l’indice di settembre ha comunque mostrato una forte espansione dell’attività economica terziaria.
Per il quinto mese consecutivo, la domanda di servizi pervenuta a settembre al terziario dell’eurozona è aumentata, anche se al ritmo più debole della sequenza. Le nuove commesse estere hanno segnato un rialzo solo marginale in quest’ultima indagine, dopo il periodo di forte incremento dei tre mesi precedenti.
Le aziende hanno continuato ad assumere personale aggiuntivo ad un ritmo elevato, sebbene l’aumento occupazionale registrato a settembre sia rallentato al minimo in quattro mesi. L’ulteriore incremento di posti di lavoro è legato al rialzo di commesse acquisite (ma non ancora completate).
Il settore dei servizi ha mantenuto un forte ottimismo sull’aumento dell’attività nei prossimi 12 mesi, legato alla ripresa del mercato globale dalla pandemia. Tuttavia, il livello di fiducia è scivolato ai minimi in sei mesi.
I dati di settembre hanno mostrato andamenti inflazionistici più forti sia per i prezzi di acquisto che di vendita. Per i primi, l’inflazione è aumentata al tasso più rapido da metà 2008, mentre per i prezzi di vendita è rimasta tra le più alte in più di 20 anni.
Commento
Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, ha dichiarato quanto segue: “L’attuale situazione economica dell’eurozona è una sgradita combinazione di crescenti pressioni sui prezzi e crescita più lenta. Entrambi i fattori sono legati alla carenza di materiale, specialmente nel manifatturiero che ha registrato un maggiore rallentamento della crescita produttiva rispetto al terziario. Visto che gli scarsi rifornimenti potrebbero continuare a soggiogare il settore manifatturiero anche nel 2022, il mantenimento di una forte ripresa dell’economia farà sempre più affidamento sul settore terziario. Quest’ultimo sta peraltro registrando un raffreddamento del vigore della domanda, meno facilmente riconducibile alla carenza di beni, in parte collegato allo scoraggiamento di una clientela preoccupata dalla persistenza della pandemia e dall’innalzamento dei prezzi, ma anche dal contenimento delle spese dopo l’iniziale riapertura dell’economia. Anche se al momento il tasso generale di espansione si mantiene forte rispetto ai dati storici, l’economia sta entrando nel trimestre finale dell’anno in una parabola di crescita rallentata. La riduzione del livello di ottimismo ai minimi da febbraio aggiunge ulteriori rischi al ribasso a tale prospettiva”.