HCOB PMI®Flash: all’inizio del 2024, si riduce la contrazione dell’eurozona ma si intensifica la pressione sui prezzi
La lettura dei dati provvisori dell’indagine PMI® di gennaio ha registrato la più lenta contrazione in sei mesi dell’attività economica dell’eurozona con riduzioni che persistono sia nel settore manifatturiero che terziario a causa del calo dei nuovi ordini. La contrazione generale del flusso degli ordini è stata tuttavia la minore da giugno scorso ed ha contribuito a stabilizzare i livelli occupazionali spingendo l’ottimismo sull’attività dell’anno prossimo al valore più alto in otto mesi.
Anche se i tempi di consegna si sono allungati per la prima volta in un anno per l’interruzione del traffico sul Mar Rosso, i costi medi sostenuti dal manifatturiero hanno continuato a diminuire. L’aumento dei prezzi di acquisto del settore terziario però è accelerato, causando il maggior rialzo generale di prezzi di beni e servizi dallo scorso maggio. Salgono a tre i mesi consecutivi in cui l’inflazione indica un progressivo incremento dai minimi in 32 mesi di ottobre.
Produzione e domanda
Una volta destagionalizzato, l’Indice HCOB PMI Flash della Produzione Composita dell’eurozona, calcolato in base a circa l’85% delle risposte finali dell’indagine e redatto da S&P Global, ha registrato un rialzo, segnando a gennaio 47.9 da 47.6 di dicembre. Nonostante la sequenza mensile di contrazione si sia prolungata a otto mesi, il calo di gennaio è stato il minore da luglio scorso. Tale valore mostra che la più profonda contrazione dell’eurozona dal 2013, esclusi i mesi pandemici, sta continuando anche nel nuovo anno.
Malgrado la produzione manifatturiera continui a guidare la recessione, registrando con gennaio il decimo mese consecutivo di calo, la contrazione del settore è stata la minore da aprile. Anche i nuovi ordini ricevuti dalle imprese hanno indicato la contrazione più contenuta in nove mesi. Il tasso di declino del settore terziario, estesosi a sei mesi consecutivi, è leggermente aumentato toccando il valore più forte da ottobre. Eppure, i nuovi ordini ricevuti dai servizi hanno registrato il calo minore da luglio, fornendo un altro segnale di rallentamento della riduzione della domanda.
A gennaio si assiste anche ad una minore contrazione delle esportazioni dell’eurozona, con la più lenta riduzione degli ordini esteri in nove mesi, grazie alle minori perdite sia del settore dei beni che dei servizi.
Anche se a gennaio ha indicato un rialzo, l’Indice destagionalizzato dei Nuovi Ordini è risultato inferiore alla produzione per il ventitreesimo mese consecutivo, ciò significa che le aziende hanno contato sul lavoro inevaso per sostenere gli attuali livelli operativi. Le commesse non ancora completate sono dunque diminuite per diciotto volte, nei 19 mesi passati, registrando un tasso di contrazione invariato rispetto a dicembre, il che segnala un nuovo deperimento del portafoglio degli ordini. Nella manifattura, gli ordini in fase di lavorazione hanno continuato a ridursi a tasso particolarmente sostenuto, anche se inferiore a dicembre, mentre le commesse non ancora completate dei servizi si sono consumate al ritmo più rapido da febbraio 2021.
Occupazione, scorte e attività di acquisto
A gennaio, l’occupazione è marginalmente aumentata grazie al leggero rialzo delle assunzioni del settore terziario che ha compensato l’ottavo mese consecutivo di riduzione degli organici manifatturieri. Anche se il complessivo e marginale incremento segnalato dal PMI flash rappresenta un modesto miglioramento rispetto ai cali minori avutisi degli ultimi due mesi del 2023, lo scenario di gran lunga invariato continua a mostrare la reticenza ad assumere causata dalla debolezza della domanda.
Oltre che ridurre il personale, i manifatturieri hanno diminuito l’attività di acquisto per il diciannovesimo mese consecutivo a causa del fabbisogno produttivo minore nei prossimi mesi, dando luogo al dodicesimo mese consecutivo di calo dell’inventario delle scorte. In ogni caso, i livelli di magazzino hanno anche subìto l’effetto dei ritardi della fornitura di materiali. Per la prima volta in un anno, i tempi di consegna di gennaio si sono mediamente allungati, soprattutto a causa dei ritardi causati dall’interruzione delle spedizioni nel Mar Rosso. Tuttavia, il tasso di allungamento dei tempi di consegna è stato in media meno elevato di quello registrato nel corso di tutto il periodo pandemico del 2020-2022.
Prezzi
Nonostante i costi aggiuntivi legati ai ritardi dei trasporti, i prezzi di acquisto di gennaio del settore manifatturiero hanno in media segnalato un forte calo per l’undicesimo mese consecutivo, ma ad un tasso leggermente rallentato che ha indicato la contrazione minore da aprile. Le aziende terziarie dell’eurozona hanno nel frattempo riportato un’accelerazione del rialzo dei costi, fino a registrare il valore più alto in otto mesi, che a sua volta ha causato una crescita generale del costo di beni e servizi, la più rapida da maggio scorso.
L’accelerata inflazione dei costi delle aziende ha eguagliato il rialzo dell’inflazione dei prezzi di vendita di gennaio, anch’essi aumentati al tasso più rapido da maggio scorso sia per i beni che per i servizi. Dopo il crollo ai minimi in 32 mesi di ottobre, è il terzo mese consecutivo che il tasso di inflazione dei prezzi di vendita continua ad aumentare restando quindi elevato rispetto alla media storica dell’indagine. Nonostante il prezzo dei beni sia diminuito a ritmo lievemente maggiore, segnando il nono mese consecutivo di calo, le tariffe del terziario di gennaio sono aumentate ad un tasso mai visto da giugno scorso.
Prospettive future
Guardando avanti, l’ottimismo rispetto ai prossimi 12 mesi ha indicato a gennaio il quarto mese consecutivo di miglioramento, segnando un picco di rialzo da maggio. La fiducia ha raggiunto il valore più alto in nove mesi nel manifatturiero e in otto mesi nel terziario, anche se quest’ultimo settore si sia mostrato il più positivo. Le migliorate prospettive di crescita hanno comunemente rispecchiato la speranza di una riduzione del costo della vita e minori tassi di interesse nell’anno a venire, a beneficio di un maggiore slancio di crescita economica e di domanda del mercato nazionale ed estero. Ciononostante, l’ottimismo per l’anno a venire continua a segnare valori inferiori alle medie pre-pandemiche.
Tendenze nazionali
Le condizioni economiche sono state diverse nell’eurozona. La Francia continua a guidare la contrazione, con la produzione in calo per l’ottavo mese consecutivo e al tasso più forte da settembre a causa del forte calo del manifatturiero e del terziario.
Anche in Germania, la produzione ha indicato un decremento elevato e accelerato, anche se il calo più moderato del settore manifatturiero ha compensato il peggioramento del terziario. Al contrario, il resto dell’eurozona è tornato a crescere dopo cinque mesi di declino, registrando la maggiore (comunque modesta) espansione dallo scorso giugno. La crescita del settore terziario al di fuori della Francia e della Germania è accelerata al valore maggiore in sei mesi mentre il calo del manifatturiero è rallentato segnando la minore riduzione in dieci mesi.
Commento
Commentando i dati PMI flash, Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “L’inizio dell’anno ha portato buone notizie per l’eurozona, con il settore manifatturiero che ha registrato un generale rallentamento della tendenza al ribasso osservata lo scorso anno. Tale cambiamento positivo è evidente in tutti gli indicatori chiave quali produzione, livello di occupazione e nuovi ordini. In particolare, il settore delle esportazioni ha giocato un ruolo fondamentale nel determinare il miglioramento del flusso dei nuovi ordini, mostrando condizioni migliori rispetto alla fine dell’anno scorso. I continui attacchi dei ribelli Houthi alle navi commerciali in traversata nel Mar Rosso stanno esercitando un evidente effetto sulla catena di distribuzione. L’indice PMI dei tempi di consegna ha testimoniato un notevole calo, diminuendo al di sotto della soglia di 50. Detto questo, diversi rapporti di settore hanno indicato che, diversamente a quanto successo precedentemente, le aziende non sono state prese alla sprovvista, ma hanno invece imparato dalle passate interruzioni. In tante hanno proattivamente diversificato i loro fornitori in diverse nazioni e aziende, mitigando quindi possibili conseguenze di tali imprevisti. Nel settore dei servizi, la contrazione della produzione è attualmente moderata e rispecchia la tendenza osservata nel quarto trimestre del precedente anno. La sempre più alta percentuale di aziende che attivamente espandono i loro organici rappresenta però un fattore positivo e fornisce ottimismo al mercato. Ciò si allinea con il cambiamento positivo delle previsioni generali. Nell’attuale dibattito che circonda la tempistica ottimale del taglio dei tassi da parte della BCE, gli indicatori PMI dei prezzi si allineano con la strategia dei falchi, che hanno un approccio cauto e suggeriscono di non aver fretta nel ridurre i tassi di interesse. Le aziende stanno facendo i conti con prezzi di acquisto maggiori e sono stati in grado di trasferirli ai loro clienti finali. Gli aumenti dei prezzi, di conseguenza, sono in disaccordo con il contesto recessivo. Anche l’inflazione rimane quindi un problema, e in questo momento un aumento dei tassi da parte della BCE è fuori questione. Nel valutare la prestazione della Germania e della Francia, l’unico quesito è su chi sta avendo più difficoltà. Secondo il PMI composito, la Francia è rimasta indietro rispetto alla Germania. Tale discrepanza è principalmente attribuita al settore manifatturiero, dove la contrazione della produzione è maggiore in Francia piuttosto che in Germania. Una spiegazione plausibile è che gli ambienti esterni all’eurozona stanno mostrando segnali di miglioramento, fornendo alla Germania una sostanziale visibilità da punto di vista dell’esportazione e quindi un relativo vantaggio.”
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