I dati previsionali dell’indagine PMI® raccolti finora a febbraio mostrano un settore privato dell’eurozona che continua a faticosamente a registrare un livello di crescita marginale della produzione, con un tasso di espansione invariato rispetto a gennaio. Tuttavia, i nuovi ordini sono risultati nuovamente in calo, e ancora una volta le aziende hanno ridotto gli organici a causa della debole domanda. Anche l’ottimismo è calato segnando i minimi in tre mesi. Allo stesso tempo, il tasso di inflazione dei costi è accelerato indicando il valore più rapido in quasi due anni, mentre i prezzi di vendita hanno di conseguenza registrato un maggiore aumento.
Produzione e domanda
Una volta destagionalizzato e posizionandosi a febbraio su 50.2, l’Indice HCOB Flash PMI Composito della Produzione dell’eurozona, calcolato sulla base dell’85% circa delle risposte solitamente raccolte dall’indagine e redatto da S&P Global, è rimasto invariato. Dopo il primo rialzo in cinque mesi di gennaio, gli ultimi dati indicano un’espansione marginale ma sostenuta dell’attività.
Laddove si è registrata una crescita, il settore di riferimento dell’eurozona continua a essere quello dei servizi. L’attività terziaria di febbraio è aumentata per il terzo mese consecutivo, ma solo in modo modesto e al ritmo più debole dell’attuale sequenza. La produzione manifatturiera ha nel frattempo continuato a ridursi e per il ventitreesimo mese consecutivo, seppure tasso di contrazione è stato il più debole da maggio 2024.
Lo scenario di crescita marginale che osserviamo nell’eurozona maschera forti differenze tra le varie parti del blocco della moneta unica. La maggiore economia, la Germania, ha registrato il secondo mese consecutivo di crescita della produzione, con un tasso di espansione accelerato al valore più alto in nove mesi. In Francia, invece, l’attività economica ha indicato una riduzione forte e più rapida, una tra le più elevate in quasi un anno e mezzo. Il resto dell’eurozona ha nel frattempo segnalato un forte aumento della produzione.
Nonostante gli attuali segnali di debolezza della domanda, si è registrata una lieve crescita dell’attività economica. I nuovi ordini si sono ridotti per il nono mese consecutivo, a un tasso di contrazione modesto ma maggiore di gennaio. Per la prima volta in tre mesi, le nuove commesse terziarie sono diminuite, entrando in territorio di contrazione insieme al manifatturiero. Le commesse estere di febbraio, che includono il traffico intra-eurozona, si sono di nuovo ridotte e a un tasso che, malgrado sostenuto, rallenta per il terzo mese consecutivo e tocca il valore più debole da maggio dello scorso anno.
Occupazione
Dopo essersi quasi stabilizzato nell’indagine del mese scorso, a febbraio il livello occupazionale è crollato più rapidamente. Anche se modestamente, gli organici sono diminuiti per il settimo mese consecutivo, registrando una forte riduzione della forza lavoro manifatturiera che ha controbilanciato la lieve crescita di quella terziaria. Il calo dell’occupazione del manifatturiero è stato il più elevato in quattro anni e mezzo. Tolta la pandemia di Covid-19, quest’ultima contrazione è stata la maggiore da luglio 2012. Sia la Germania che la Francia hanno ridotto i posti di lavoro, con la seconda che ha indicato i tagli maggiori. Allo stesso tempo, il resto dell’eurozona ha registrato il più rapido incremento degli organici in cinque mesi.
Il calo occupazionale registrato nell’eurozona evidenzia i nuovi segnali di capacità operativa in eccesso. Il lavoro inevaso è fortemente diminuito e al tasso maggiore in tre mesi. Sale quasi a due anni la sequenza temporale ininterrotta in cui le commesse in giacenza continuano a ridursi su base mensile.
Prezzi
Come accade mensilmente dallo scorso ottobre, il tasso di inflazione dei prezzi d’acquisto è accelerato. Quest’ultimo incremento è stato il più rapido da aprile 2023 e superiore alla media di serie. Il rialzo complessivo dei costi continua a essere guidato dal terziario, settore che ha indicato un tasso di inflazione rapido e invariato rispetto a gennaio. I costi affrontati dal manifatturiero sono aumentati per il secondo mese consecutivo registrando l’incremento più rapido in sei mesi, sebbene sia rimasto complessivamente modesto.
Anche l’inflazione dei prezzi di vendita di febbraio è a sua volta accelerata segnando il valore più alto in dieci mesi. Il forte rialzo delle tariffe applicate ai clienti del terziario ha compensato la marginale riduzione di quelle manifatturiere, la quinta nei sei mesi passati. In Germania, i prezzi di vendita sono aumentati molto, e in Francia, dopo il calo di gennaio, l’inflazione è tornata al rialzo. Anche il resto dell’eurozona ha indicato una crescita dei prezzi di vendita.
Scorte e catene di fornitura
A febbraio, come reazione alla debole domanda da parte dei clienti, le aziende manifatturiere dell’eurozona hanno continuato a ridurre la loro attività di acquisto. Quest’ultimo calo è stato forte, ma il più debole in due anni e mezzo. Si è anche registrato un calo più lento delle giacenze degli acquisti, mentre la giacenza dei prodotti finiti è diminuita più velocemente rispetto a gennaio. L’attenuazione della domanda di beni si è tradotta in tempi medi di consegna accorciati per la prima volta in sei mesi.
Prospettive future
Anche se le aziende dell’eurozona continuano a prevedere una crescita dell’attività economica per l’anno a venire, l’ottimismo di febbraio è sceso ai minimi in tre mesi, restando inferiore alla media seriale e con un calo della fiducia sia nel manifatturiero che nel terziario. Il resto dell’eurozona continua a indicare prospettive fortemente positive, ma in Germania le aspettative future sono scese al di sotto della media di serie, mentre in Francia gli ottimisti hanno superato di poco i pessimisti.
Commento
Commentando I dati PMI flash Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “Mancano solo due settimane alla riunione della BCE ma arrivano già brutte notizie sul fronte dei prezzi, con i relativi indicatori HCOB PMI per il settore dei servizi in crescita oppure rimasti a un livello elevato. Le dichiarazioni della Presidente della BCE possono essere interpretate nel senso che la sconfitta dell’inflazione può essere considerata tale solo quando quella dei servizi sarà sotto controllo. L’HCOB PMI mostra però che questo non è assolutamente il caso, e ciò è in parte dovuto al fatto che i salari continuano a essere superiori alla media. È interessante notare come anche i prezzi di acquisto stiano aumentando più nettamente. Ciò dipende, tra l’altro, dal costo dell’energia e, a tale proposito, Isabel Schnabel ha sottolineato la presenza di incertezza, raccomandando fortemente di considerare un blocco sui tassi di interesse nella prossima riunione che deciderà sui tassi guida. Il settore dei servizi sta mostrando nuovi segnali di debolezza, e dopo due mesi di crescita moderata ma ancora visibile, il tasso di espansione attuale si è notevolmente indebolito. Questo si accompagna a un calo dei nuovi ordini e alla riduzione più rapida del lavoro inevaso. La Francia è la forza motrice del rallentamento dell’attività nel settore dei servizi, dove il calo dell’attività ormai in corso da settembre ha subito un’accelerazione significativa. La Germania al contrario ha più o meno mantenuto un modesto tasso di espansione. Supponendo che la situazione politica abbia un impatto sulla prestazione del settore dei servizi, in Germania, con le elezioni federali alle porte, è plausibile aspettarsi previsioni di una maggiore stabilità politica rispetto alla Francia, dove potrebbero essere indette elezioni anticipate in qualsiasi momento da giugno in poi. La produzione economica nella zona euro si sta muovendo a malapena. La recessione un po’ più mite nel settore manifatturiero è appena compensata dalla crescita quasi impercettibile del settore dei servizi. Si spera sicuramente in un governo tedesco che sarà in grado di agire dopo le elezioni, e che dovrebbe anche fornire un impulso positivo per l’eurozona nel suo insieme. Tuttavia, questo è controbilanciato dalla relativa instabilità della Francia e da una politica doganale degli Stati Uniti che sta suscitando insicurezza. Questi dati, quindi, non indicano ancora una ripresa nella zona euro.”