HCOB PMI®Flash: a dicembre, l’attività dell’eurozona scende ad un tasso maggiore
I dati provvisori dell’indagine PMI® di dicembre indicano una contrazione più rapida dell’attività economica nell’eurozona, concludendo un quarto trimestre in cui la produzione è crollata al tasso più rapido in 11 anni, escludendo i primi mesi di pandemia del 2020. Ancora una volta, il calo si è osservato sia nel terziario che manifatturiero, con entrambi i settori che hanno riportato una contrazione maggiore dei nuovi ordini, causando un’ulteriore riduzione del lavoro inevaso. Per il secondo mese consecutivo, il livello occupazionale è diminuito poiché le aziende hanno riallineato la capacità operativa alla minore richiesta di nuovi ordini e alle previsioni negative sul prossimo anno, con un ottimismo che, anche se in leggero aumento, si è posizionato nettamente al di sotto della media di lungo termine. Le aziende manifatturiere hanno inoltre tagliato le giacenze di materie prime e semilavorati ad un tasso mai osservato dal 2009.
Sono stati segnalati contrastanti segnali relativi all’inflazione, quella relativa ai costi di acquisto è diminuita mentre l’inflazione dei prezzi di vendita è aumentata, e quest’ultima in particolare è rimasta elevata rispetto alla media storica.
Produzione e domanda
Calcolato sull’85% circa delle usuali risposte raccolte mensilmente dall’indagine prodotta dalla S&P Global, l’Indice HCOB PMI Flash della Produzione Composita dell’eurozona destagionalizzato di dicembre ha registrato 47.0, diminuendo rispetto a 47.6 di novembre e segnalando il settimo mese consecutivo di contrazione dell’attività economica dell’eurozona. Se escludiamo i primi mesi di chiusure pandemiche, questo debole valore conclude il trimestre segnando la peggiore contrazione media trimestrale dell’attività registrata dell’indagine dall’ultimo trimestre del 2012.
A guidare la contrazione continua ad essere il manifatturiero, accompagnato dal forte calo dell’attività terziaria. La produzione manifatturiera ha indicato il nono mese consecutivo di calo, e ad un tasso accelerato dopo il rallentamento avutosi a novembre, ma meno elevato del record in quattro mesi di ottobre. L’attività terziaria è nel frattempo diminuita per il quinto mese consecutivo, anch’essa ad un tasso più rapido fino a segnare il calo peggiore dalle restrizioni pandemiche di inizio 2021.
Ancora una volta, la contrazione complessiva dell’attività economica rispecchia il deterioramento del flusso dei nuovi ordini, ridottosi per il settimo mese consecutivo e ad un tasso invariato rispetto al forte calo di novembre (ma di minore portata del picco in tre mesi di ottobre). È il ventesimo mese consecutivo che i nuovi ordini del manifatturiero indicano una contrazione, e ad un tasso che resta elevato rispetto alla media storica, anche se rallentato per il secondo mese consecutivo. Il tasso di riduzione degli ordini acquisiti dal terziario resta tra i più alti degli ultimi tre anni, indicando il sesto mese di calo ininterrotto.
Il lavoro inevaso è di conseguenza diminuito fortemente, riducendosi per la diciassettesima volta su 18 mesi, e peggiorando il ritmo di declino rispetto a novembre. Nel manifatturiero, continua la forte diminuzione degli ordini non ancora completati, ma a dicembre assistiamo anche al sesto mese consecutivo di calo delle commesse inevase terziarie, il più rapido da febbraio 2021.
Occupazione, scorte e attività di acquisto
Con le aziende che hanno ridotto la capacità operativa riallineandola all’indebolimento della condizione della domanda, i posti di lavoro sono diminuiti per il secondo mese consecutivo. Questo calo occupazionale, anche se modesto, è il primo registrato dall’inizio del 2021. Gli organici manifatturieri sono diminuiti per il settimo mese consecutivo e ad un tasso che continua a posizionarsi tra i valori più alti dal 2012, escludendo i mesi di pandemia. Il settore terziario, d’altro canto, continua a ridurre le assunzioni, segnalando solo un’espansione molto modesta dell’occupazione, ed in forte contrasto con gli elevati incrementi avutisi ad inizio anno.
Il manifatturiero, oltre che a tagliare gli organici, ha anche registrato la più forte riduzione dell’attività di acquisto dalla crisi finanziaria globale, dando seguito al maggiore calo del livello delle giacenze dei fattori produttivi da novembre 2009. Anche le scorte di prodotti finiti continuano a diminuire, soprattutto a causa del taglio dei costi per le poche vendite. Il calo della domanda delle materie prime e dei semilavorati si è tradotta in tempi di consegna dei fornitori più rapidi, registrati a dicembre per l’undicesimo mese consecutivo, mostrando però il miglioramento minore della sequenza.
Prezzi
Le aziende dell’eurozona hanno indicato un rialzo minore dei prezzi di acquisto, indicando infatti il l’aumento più basso da agosto, solo di poco superiore alla media pre-pandemica dell’indagine. I costi manifatturieri hanno segnalato il decimo mese di calo e ad uno dei tassi di riduzione più alti dalla crisi finanziaria globale. Al settore produttore di beni si è unito il terziario che ha indicato un nuovo calo dell’inflazione fino a toccare i minimi da luglio, mese in cui i valori sono stati comunque elevati rispetto ai dati storici.
Se a dicembre l’inflazione dei costi è diminuita, i prezzi di vendita medi sono aumentati e a tasso accelerato, segnando il maggiore rialzo da maggio e attestandosi tra gli alti valori storici dell’indagine. Anche se marginalmente, quelli manifatturieri sono diminuiti per l’ottavo mese consecutivo segnalando il calo minore da maggio. Nel terziario invece, le tariffe applicate ai clienti hanno segnalato il maggiore aumento da luglio.
Prospettive future
In merito alle previsioni future registrate a dicembre, le aziende si sono mostrate più ottimiste sulle aspettative di produzione nei prossimi dodici mesi mostrando il livello di fiducia più alto da agosto. Il miglioramento si è tuttavia limitato al manifatturiero, che ha riportato il valore più alto da maggio, mentre il settore terziario ha registrato il valore più pessimistico in un anno. Nonostante il rialzo del manifatturiero, è interessante notare che la fiducia totale continua ad essere nettamente inferiore alla media di lungo termine in entrambe i settori.
Tendenze nazionali
La contrazione è stata guidata dalla Francia, dove le aziende hanno riportato la peggiore riduzione dell’attività da marzo 2013 (escludendo il periodo pandemico) a causa di tassi di declino accelerati sia per il manifatturiero che per il terziario. Tuttavia, anche in Germania la produzione è diminuita a tasso elevato e accelerato, visti i cali netti del settore dei beni e dei servizi. Il resto dell’eurozona ha invece riportato riduzioni più attenuate rispetto a Francia e Germania, indicando il quinto mese consecutivo di contrazione dei livelli di produzione, dovuto al forte calo dei livelli produttivi manifatturieri che continua a controbilanciare una crescita solo limitatamente modesta dell’attività terziaria.
Commento
Commentando i dati PMI flash, Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “I dati raccolti presentano ancora una volta un quadro sconfortante, con l’economia dell’eurozona che non mostra alcun segnale evidente di ripresa, registrando invece la sesta contrazione consecutiva su base mensile. La possibilità che l’eurozona sia entrata in recessione dal terzo trimestre rimane quindi parecchio elevata. Rispetto al settore manifatturiero, quello dei servizi ha mantenuto una posizione relativamente stabile, contraendosi ad un tasso molto più lento, ciò è probabilmente attribuibile alla riduzione simultanea dell’inflazione dei prezzi al consumo associata ad un aumento dei salari superiore alla media. Questi fattori contribuiscono al rafforzamento del potere di acquisto delle famiglie, un elemento fondamentale per il settore dei servizi che solitamente è più orientato verso i consumatori. Malgrado ciò, non c’è nessuna evidenza che il settore dei servizi stia uscendo da questa tendenza insoddisfacente. Semmai il contrario, poiché sia i nuovi ordini che gli ordini in fase di lavorazione sono in calo ad un tasso più veloce. Negli ultimi cinque mesi, il livello occupazionale ha vacillato tra aumenti marginali e contrazioni, restando sostanzialmente stabile. Tale fermezza è rassicurante per i clienti privati, e fornisce loro una maggiore certezza di reddito futuro. Detto questo, la coesistenza di un calo della produzione e di livelli del personale invariati segnala maggiori sfide per la produzione. L’effetto semplificativo previsto quindi, che nelle recessioni passate ha solitamente fornito una base per aumentare la produttività, questa volta sembra non materializzarsi. Questo ci suggerisce una crescita economica solo modesta dell’eurozona, con una previsione di aumento per il prossimo anno dello 0.8%, che segue lo 0.5% di questo anno. Anche se i prezzi di acquisto hanno registrato un aumento lievemente più modesto, le aziende hanno potuto incrementare i loro prezzi di vendita ancora di più rispetto al mese precedente. Ciò suggerisce che le imprese sono state in grado di trasferire parte dell’aumento dei costi ai loro clienti finali. La Banca Centrale Europea riconosce questa dinamica nel suo ultimo comunicato, riportando che “la pressione sui prezzi interni è rimasta elevata. Uno sguardo più attento alle due economie principali dell’eurozona rivela un confronto positivo per la Germania rispetto alla Francia, in particolare nel settore dei servizi. La Germania sta osservando una contrazione nettamente più lenta in questo settore, mentre in Francia la tendenza al ribasso dell’indice è più evidente. Dinamiche simili sono state osservate nel manifatturiero, dove il tasso di declino della produzione è stato più veloce in Francia piuttosto che in Germania. Certamente non c’è spazio per “gongolare” da parte dei tedeschi, non solo per ragioni di carattere generale ma anche perché la Francia rappresenta il secondo compratore più significativo di beni esportati dalla Germania. In aggiunta, in termini assoluti, il paragone positivo non cambia il fatto che l’economia tedesca si trovi in pessime condizioni.”
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