HCOB PMI®: settore manifatturiero italiano in profonda contrazione
A inizio dell’ultimo trimestre, il settore manifatturiero italiano è rimasto sotto pressione. I dati HCOB PMI® di ottobre hanno mostrato un peggioramento del calo dei nuovi ordini e della produzione, con un sostanzioso declino delle vendite estere che hanno influenzato fortemente le condizioni della domanda.
L’attività di acquisto si è di conseguenza ridotta, causando in parte il primo calo dei prezzi di acquisto da marzo e, allo stesso tempo, è stata riportata una maggiore scontistica applicata. In particolare, forse il dato più significativo è rappresentato da una delle contrazioni più rapide delle giacenze degli acquisti della storia dell’indagine.
L’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul Settore Manifatturiero Italiano, un indicatore composito a una cifra della prestazione del settore manifatturiero derivato da indicatori relativi a nuovi ordini, produzione, occupazione, tempi di consegna dei fornitori e scorte di acquisto, ha postato a ottobre 46.9, in discesa da 48.3 di settembre.
La sempre maggiore contrazione dell’indice principale mostra come la salute del settore a ottobre sia deteriorata ulteriormente. Il calo è stato generale con quattro dei cinque componenti che hanno influenzato negativamente l’indice PMI principale.
A ottobre, le aziende manifatturiere in Italia hanno segnalato un calo più vigoroso dei nuovi ordini, in parte provocato dalla rapida e accelerata contrazione delle vendite estere. Alcune aziende campione hanno riportato un minore afflusso dei nuovi ordini particolarmente dagli USA, dal Medio Oriente e dall’Europa. Altre hanno invece hanno attribuito il calo alla debolezza del mercato automobilistico internazionale. I requisiti della produzione di ottobre sono di conseguenza risultati ridotti, con la produzione in contrazione a un livello più rapido rispetto a settembre.
Le difficili condizioni del mercato hanno influenzato le decisioni in materia di occupazione. L’ennesimo calo dei livelli del personale è stato il più rapido osservato in cinque mesi e, a quanto riferito, è la conseguenza del non rimpiazzamento del personale dimissionario.
A ottobre è stato però evidente un notevole calo del livello del lavoro inevaso. Le aziende del manifatturiero hanno generalmente indicato di essere state in grado di far fronte al loro carico di lavoro vista la carenza dei nuovi ordini ricevuti. Alcune aziende hanno inoltre menzionato che il miglioramento dell’efficienza ha supportato il calo degli ordini in fase di lavorazione.
Con le condizioni del settore manifatturiero in peggioramento, le aziende hanno espresso persistente cautela nell’acquisto di ulteriori beni. A ottobre è stato inoltre evidente un calo di simile entità per la giacenza degli acquisti delle aziende manifatturiere italiane. Il tasso di contrazione è stato non solo elevato, ma anche uno dei più veloci osservati nella storia dell’indagine.
Malgrado il forte calo dell’attività di acquisto, a ottobre i tempi medi di consegna dei beni sono aumentati leggermente e alcune aziende campione hanno collegato il peggioramento della prestazione ai ritardi nelle consegne.
Con la debole domanda di beni, le aziende manifatturiere in Italia hanno segnalato un declino dei loro costi di acquisto, il primo da marzo. Detto questo, la riduzione è stata però solo leggera.
A ottobre, le aziende hanno trasferito parte della minore pressione sui costi ai loro clienti, sotto forma di prezzi di vendita minori. Il tasso di contrazione dei prezzi di vendita è stato maggiore di quello di settembre, con le aziende cha hanno riportato di aver tentato di incoraggiare le vendite attraverso l’offerta di prezzi promozionali.
Guardando ai prossimi 12 mesi, a ottobre le aziende manifatturiere in Italia sono risultate ottimiste su un aumento dell’attività dagli attuali livelli. Gli ottimisti (40%) hanno superato i pessimisti (17%) di oltre il doppio. I fattori chiave dell’ottimismo espresso sono stati la speranza di una ripresa del mercato, i futuri tagli di interessi e un migliore afflusso di nuovi ordini. Il livello di ottimismo però ha segnato ancora un calo notevole e ha raggiunto il livello più debole in quasi due anni.
Commento
Analizzando i dati PMI, Jonas Feldhusen, Junior Economist, Hamburg Commercial Bank AG, ha riportato: “Continua la tendenza al ribasso del settore manifatturiero in Italia. L’HCOB PMI ha registrato un nuovo declino e ha raggiunto il livello minimo da giugno di 46.9, mostrando uno slancio accelerato verso il basso. La debolezza rispecchia non solo l’attuale crollo della produzione ma anche il peggioramento nell’ambito degli ordini. Il calo degli ordini esteri è particolarmente evidente, con i dati raccolti che lo attribuiscono principalmente alla debolezza della domanda dagli USA e dai mercati europei limitrofi. La debolezza del settore automobilistico è stata inoltre un’altra ragione che è stata spesso citata. Ciò non sorprende, considerata la crescente pressione sul conglomerato automobilistico italiano Stellantis, che, secondo quanto riportato, prevede di ridurre quest’anno la propria produzione in Italia di un terzo. Le analogie con la tedesca Volkswagen sono chiare: entrambe le aziende stanno soffrendo a causa della maggiore concorrenza internazionale, specialmente dalla Cina, e della fiacca domanda nazionale di veicoli elettrici. La chiusura di aziende manifatturiere è quindi adesso una considerazione realistica in entrambe le nazioni. Una maggiore debolezza produttiva è stata evidente in tutti i sottosettori, con quello dei beni di consumo che, oltre alla contrazione della produzione, ha riportato tagli del personale, mentre il sottosettore dei beni intermedi è alle prese con perdite significate dei nuovi ordini. A ottobre le aziende hanno provato a stimolare la domanda attraverso la riduzione dei loro prezzi e, allo stesso tempo, è stata evidente una riduzione della pressione dei costi. Il quadro generale del settore manifatturiero italiano è preoccupante: produzione, livello del lavoro inevaso e domanda di beni sono in calo. In poche parole, il settore si sta muovendo ma verso la direzione sbagliata. Le aziende stanno rispondendo con un calo della forza lavoro, spesso non coprendo posti vacanti e lasciando scadere contratti a termine. In questo contesto, le previsioni future appaiono significativamente peggiori e crollano ben al di sotto della media storica.”