HCOB PMI®: prezzi di acquisto del manifatturiero italiano in forte discesa in quanto il settore rimane bloccato in contrazione

 HCOB PMI®: prezzi di acquisto del manifatturiero italiano in forte discesa in quanto il settore rimane bloccato in contrazione

A luglio, il settore manifatturiero italiano ha subito un altro mese impegnativo. La produzione e i nuovi ordini sono entrambi calati a tassi storicamente elevati, con evidenti difficoltà dei mercati. Anche l’attività di acquisto è stata ridotta drasticamente, con le aziende che hanno segnalato una continua volontà di utilizzo delle giacenze. Con la domanda più bassa, è stato evidente un miglioramento della disponibilità dei componenti, e i tempi medi di consegna, infatti, si sono accorciati ancora una volta. Questi fattori hanno contribuito al forte crollo dei prezzi di acquisto e di conseguenza al calo vigoroso dei prezzi alla vendita.

Le aziende hanno tuttavia continuato ad assumere personale aggiuntivo, in parte a causa della copertura dei posti vacanti di lunga durata e di un po’ d’ottimismo per il futuro, che a sua volta è stato supportato dalla pianificazione degli investimenti, dal lancio di nuovi prodotti oltre che dalla speranza di ripresa della domanda di mercato.

L’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers Index®) sul Settore Manifatturiero Italiano di luglio ha raggiunto 44.5, in salita da 43.8 ma ancora al di sotto della soglia neutra di non cambiamento di 50.0 per il quarto mese consecutivo. Il tasso di declino segnalato dall’indice, anche se in diminuzione da giugno, rimane elevato.

Ancora una volta sia la produzione che i nuovi ordini sono peggiorati, con l’indagine che ha riportato che le condizioni del mercato sono caratterizzati da incertezza, i clienti che hanno preferito l’utilizzo delle giacenze esistenti e la domanda generale che è rimasta debole. Sia le vendite nazionali che quelle estere sono rimaste in calo, con quest’ultime che ancora una volta sono diminuite notevolmente. Il calo del volume dei nuovi ordini ha aiutato a comprendere come mai la produzione è diminuita per il quarto mese consecutivo, e al tasso maggiore da aprile 2020, quando i livelli si erano interrotti in risposta alla pandemia da Covid-19.

La debole domanda e l’incertezza dell’ambiente economico hanno fatto sì che le aziende abbiano ancora una volta ridotto la loro attività di acquisto ad un ritmo storicamente elevato. È stata inoltre evidente la preferenza di utilizzare, qualora possibile, le giacenze esistenti per soddisfare la produzione, causando un leggero calo delle giacenze delle materie prime e dei semilavorati.

Questi sviluppi hanno continuato a assicurare uno standard medio delle prestazioni dei fornitori e una maggiore disponibilità generale di componenti, ma hanno inoltre favorito una correzione in senso lato dei prezzi di acquisto. Gli ultimi dati hanno mostrato che i costi dei fattori produttivi sono scesi al massimo mai registrato dall’indagine dall’aprile 2009. Allo stesso tempo, la forte competizione di mercato e la volontà di trasferire la riduzione dei costi ai clienti ha causato il maggiore calo dei prezzi di vendita in oltre 14 anni.

Conseguentemente alla migliore disponibilità di componenti e alla debole tendenza dei nuovi ordini, il livello del lavoro inevaso ancora una volta è in forte contrazione. Un’espansione dei livelli occupazionali ha inoltre assicurato alle imprese di tenere sotto controllo il loro carico di lavoro. L’attuale periodo di crescita occupazionale si è adesso allungato a quasi tre anni, anche se l’ultimo aumento è stato marginale. Laddove le aziende hanno riportato un aumento dei livelli del personale, alcune hanno menzionato la copertura delle posizioni vuote da tanto tempo. Altre aziende però, considerate le difficili condizioni di mercato, si sono mostrate riluttanti nel rimpiazzare il personale dimissionario.

Per concludere, le aziende manifatturiere italiane sono rimaste ottimiste sull’attività futura all’inizio del terzo trimestre del 2023. La fiducia è stata collegata alle previsioni di ripresa della domanda di mercato, agli investimenti per nuovi prodotti e al loro lancio nei prossimi 12 mesi.

Commento

Commentando i dati PMI, Tariq Kamal Chaudhry Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato:

Con l’inizio del terzo trimestre, il manifatturiero italiano è rimasto bloccato in una recessione che ormai dura approssimativamente da un anno. Il settore sta facendo i conti con un grosso calo della domanda, che riflette la contrazione della produzione, e il crollo del livello del lavoro inevaso e del volume degli acquisti. Co come riportato da parecchie aziende campione, l’alta incertezza pare sia uno dei fattori principali della lunga e povera prestazione.

La debolezza della domanda ha causato il collasso dei prezzi di vendita per i beni manifatturieri, dato questo che forse sarà ben accolto dai responsabili della Banca Centrale e dai consumatori, ma che molto probabilmente limiterà i margini di profitto delle aziende.

Il mercato del lavoro che precedentemente ha mostrato resilienza sta adesso mostrando segnali di stanchezza. I manifatturieri continuano ad assumere, ma la crescita occupazionale ha perso impeto e le imprese potrebbero tagliare la loro forza lavoro nei prossimi mesi. Detto questo, non ci aspettiamo licenziamenti di massa dovuti alla carenza strutturale di personale qualificato.

I prezzi di acquisto sono sprofondati ad un tasso maggiore, mentre i tempi medi di consegna si sono stabilizzati rapidamente. Dato questo in linea con i dati raccolti dalle aziende campione che hanno riportato un destoccaggio da parte dei clienti. Costi di acquisto più bassi e consegne più veloci possono essere osservati specialmente nel settore dei beni di investimento, dove è stata registrata la maggiore tendenza al ribasso. Questo dato dovrebbe preoccupare il governo in quanto il rapporto di investimento (come percentuale del PIL) rimane indietro in Francia e in Germania riducendone la competizione.

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