HCOB PMI® Flash: il declino dell’eurozona persiste e, per la prima volta in tre anni, l’occupazione si contrae
Dall’analisi dei dati provvisori raccolti dall’indagine PMI® che hanno indicato un nuovo forte calo dei nuovi ordini, a novembre l’attività economica dell’eurozona continua a diminuire. Salgono dunque a sei i mesi consecutivi in cui produzione e nuovi ordini indicano una contrazione, e durante questa sequenza il tasso di declino è stato tuttavia constantemente minore del mese precedente. La minore domanda, la capacità in eccesso e il livello di fiducia sulle prospettive future piuttosto attenuato hanno spinto le aziende a diminuire gli organici per la prima volta dall’inizio del 2021, segnando oltretutto una riduzione dell’attività di acquisto e delle scorte.
A metà di questo quarto trimestre, il tasso di inflazione dei costi ha toccato un picco in sei mesi, registrando un rialzo dei prezzi di vendita accelerato nonostante l’attuale riduzione dei nuovi ordini. L’inflazione si è concentrata soprattutto nel settore terziario mentre i prezzi del manifatturiero hanno continuato a segnare un calo.
Produzione e domanda
Dopo le dovute destagionalizzazioni, l’Indice HCOB PMI Flash della Produzione Composita dell’eurozona, calcolato sull’85% circa delle usuali risposte raccolte mensilmente dall’indagine, si è posizionato a novembre su 47.1 indicando il sesto mese consecutivo di contrazione dell’attività economica del settore privato dell’eurozona. Anche se elevato, il tasso di declino è rallentato rispetto a ottobre, mese in cui l’indice principale ha toccato quasi i minimi in tre anni con 46.5.
Mentre sia il manifatturiero che il terziario hanno indicato un calo dell’attività, il primo ha di nuovo registrato un tasso di contrazione maggiore. Per l’ottavo mese consecutivo e a tasso rapido, la produzione manifatturiera ha indicato un declino, sebbene sia stato il più basso da maggio. L’attività terziaria, nel frattempo, ha segnato il quarto mese consecutivo di contrazione, anche se a tasso modesto e più debole.
La contrazione generale dell’attività economica è nuovamente collegata al calo dei nuovi ordini, che, come ormai ogni mese da giugno, riportano ininterrottamente un declino. Quest’ultima riduzione è stata elevata, ma ha segnato il valore più debole in quattro mesi, con contrazioni minori sia nel manifatturiero che nel terziario. Gli ordini destinati al mercato estero, con incluso il commercio intra-eurozona, hanno continuato a ridursi rapidamente.
A metà del quarto trimestre, visto il calo dei nuovi ordini, le aziende hanno ridotto il livello di lavoro inevaso Sale a otto mesi la sequenza consecutiva in cui le commesse acquisite ma non ancora completate segnano un calo e di forte portata, solo lievemente minore rispetto a ottobre.
Occupazione, scorte e attività di acquisto
Dopo il valore invariato registrato a ottobre, a novembre il calo del flusso dei nuovi ordini ha evidenziato una capacità operativa in eccesso, con le aziende che hanno riportato una riduzione della forza lavoro. È la prima volta in tre anni che si registra un calo dell’occupazione, anche se solo marginale. La riduzione generale è stata capitanata dal manifatturiero, settore in cui si è registrato il taglio occupazionale maggiore da agosto 2020. Il terziario invece ha continuato ad assumere ma a un tasso lieve, il più lento in tre mesi.
Oltre che ridurre i posti di lavoro, le aziende manifatturiere hanno anche diminuito rapidamente l’attività di acquisto e abbassato i livelli delle scorte sia di materie prime che di prodotti finiti. L’attuale sequenza di calo degli acquisti si estende dunque a 17 mesi, traducendosi inoltre in un nuovo accorciamento dei tempi di consegna dei fornitori. Rispetto a ottobre, i fornitori hanno lievemente migliorato i loro livelli di consegna, estendendo la sequenza di miglioramento a dieci mesi.
Prezzi
Le aziende dell’eurozona hanno registrato un nuovo aumento dei prezzi di acquisto, spesso attribuibile al rialzo dei salari riportato dal settore terziario. A livello generale, l’incremento è stato il più rapido da maggio e ampiamente in linea con la media registrata da inizio serie, nel 1998. Tra i due settori monitorati, lo scenario totale nasconde tuttavia forti divergenze: se i prezzi di acquisto rilevati dai servizi hanno mantenuto livelli di rapido incremento, nel manifatturiero sono di nuovo diminuiti in modo elevato e a un tasso poco più rapido di ottobre.
La differenza delle due tendenze è stata evidenziata anche sui prezzi di vendita, aumentati nei servizi ma diminuiti nel manifatturiero. Sono sette i mesi consecutivi in cui i prezzi di vendita manifatturieri diminuiscono, le stesse infatti trasferiscono il risparmio dei costi sui clienti incentivando la debolezza della domanda, mentre l’inflazione delle tariffe terziarie si intensifica toccando un picco in tre mesi. Nel complesso, i prezzi di vendita di novembre hanno registrato un forte rialzo, crescendo lievemente rispetto a ottobre.
Prospettive future
L’ottimismo sull’attività futura registrato a novembre nell’eurozona è rimasto invariato rispetto al mese precedente, con le aziende che hanno riportato una moderata fiducia sulle prospettive di attività nei prossimi dodici mesi. Rispetto alla media di serie, la loro positività è tuttavia diminuita, con un lieve miglioramento nel manifatturiero controbilanciato da un marginale peggioramento del settore terziario.
Tendenze nazionali
Continuando la recente tendenza, il calo generale dell’eurozona è stato in buona parte causato dalle due maggiori economie: Germania e Francia. A causa del più elevato calo di nuovi ordini in tre anni, la Francia ha indicato a novembre la contrazione maggiore. In Germania, il tasso di declino della produzione e dei nuovi ordini è rallentato, restando però generalmente elevato e prolungando il calo dell’attività economica a cinque mesi consecutivi. Nel resto dell’eurozona, se a novembre la produzione è di nuovo diminuita, il tasso è stato solo modesto, continuando oltretutto a registrare livelli occupazionali maggiori, in contrasto con gli scenari riportati da Francia e Germania.
Commento
Commentando i dati PMI flash, Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “L’economia dell’eurozona risulta bloccata. Nel corso degli ultimi quattro o cinque mesi il settore del manifatturiero e quello dei servizi hanno infatti riportato un tasso di contrazione relativamente costante. Alla luce dei dati PMI flash di novembre, le nostre previsioni a brevissimo termine mostrano le potenzialità di un secondo trimestre consecutivo di contrazione del PIL. Ciò si dovrebbe allineare con il parametro comunemente accettato di una recessione tecnica. Questo scenario di certo non piace alla BCE. Malgrado le prevalenti debolezze economiche, le aziende dei servizi continuano ad andare avanti a novembre con aumenti di prezzi più veloci, spinte da un incremento sorprendentemente rapido e persino accelerato dei costi. Tale rialzo può essere attribuito soprattutto a un aumento dei salari superiore alla media, fattore questo che gioca un ruolo fondamentale nel settore dei servizi. La debolezza economica che inizialmente ha pesato sugli organici del manifatturiero da metà del 2023 è adesso pronta a colpire il mercato occupazionale del settore dei servizi, dove la crescita del personale ha quasi subìto una battuta d’arresto. Se ci sarà un prolungamento della tendenza al ribasso nei prossimi mesi, potrebbe salire il tasso di disoccupazione, parametro questo che sinora aveva mostrato una sorta di resistenza. Andando alla ricerca di risultati positivi, l’occhio cade sui nuovi ordini, che, malgrado continuino a contrarsi a un tasso veloce, hanno riportato a novembre il calo più debole in quattro mesi. Se a ciò associamo le prospettive future più ottimistiche per l’attività manifatturiera dei prossimi 12 mesi, potremmo sperare in un anno prossimo più positivo. Le due maggiori economie dell’eurozona sono preda di una debolezza considerevole, con i dati di novembre che favoriscono leggermente la Germania. A seguito dell’incremento dell’indice composito tedesco, emergono segnali di miglioramento, in contrasto al persistente indebolimento della Francia. Detto ciò, rimangono evidenti le difficoltà che sta avendo la Germania nel gestire gli investimenti pubblici, dopo il giudizio di ottemperanza della Corte costituzionale sul freno al debito, che potrebbe potenzialmente relegare la Germania negli ultimi posti della classifica nel 2024.”
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