HCOB PMI®: a luglio la contrazione del settore manifatturiero italiano perde vigore
Anche se ancora una volta a luglio le aziende manifatturiere hanno fatto i conti con delle condizioni operative difficili, sono evidenti i segnali di un rallentamento della contrazione, con entrambi produzione e nuovi ordini in calo a tassi più deboli. Si intensifica la pressione dei costi conseguentemente all’impennata dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici. Il tasso di inflazione dei prezzi di acquisto è stato il più alto da novembre 2022 ma, malgrado ciò, anche se lievemente, le aziende hanno continuato a scontare i loro prezzi di vendita.
L’ HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul Settore Manifatturiero Italiano, un indicatore composito a una cifra della prestazione del settore manifatturiero derivato da indicatori relativi a nuovi ordini, produzione, occupazione, tempi di consegna dei fornitori e scorte di acquisto, ha raggiunto a luglio 47.4, in salita da 45.7 di giugno
L’ultimo valore principale ha mostrato il quarto deterioramento consecutivo delle condizioni operative. La contrazione è stata tuttavia la più debole dell’attuale sequenza, con quattro dei cinque componenti del PMI che hanno contribuito alla crescita dell’indice.
Gli ultimi dati dell’indagine hanno indicato che la debolezza generale delle condizioni operative di luglio è stata generalmente causata dalla domanda, con un forte calo dei nuovi ordini, attribuito dalle aziende, oltre che alla debolezza della domanda, anche alle attuali tensioni geopolitiche. Detto questo, la riduzione è stata la più lenta in tre mesi. In linea con i nuovi ordini totali, anche la domanda dei clienti esteri si è indebolita notevolmente, calando però ad un tasso meno elevato di quello di giugno. In risposta a ciò, a luglio, le aziende manifatturiere hanno ridotto i loro livelli di produzione.
Le aziende manifatturiere italiane hanno continuato a ridurre i loro livelli occupazionali, segnando quindi il terzo mese consecutivo di tagli del personale. Detto ciò, il tasso di contrazione è stato solo marginale e spesso collegato dalle aziende campione al mancato rimpiazzamento del personale dimissionario.
L’attuale livello occupazionale è risultato tuttavia ancora sufficiente a smaltire gli ordini in fase di lavorazione. In particolare, segnali di capacità produttiva in eccesso sono ormai evidenti da oltre due anni. Sebbene elevato, il tasso di calo del lavoro inevaso è stato il più lento da marzo.
In un contesto di riduzioni delle vendite e di bisogni produttivi, le aziende hanno anche segnalato una riluttanza nell’acquisto di nuovi beni. Detto questo, il declino della quantità degli acquisti è stato il meno pronunciato da marzo 2023. Per far fronte alle esigenze di produzione, le aziende hanno attinto alle giacenze esistenti, il cui livello è però diminuito moderatamente e al tasso più debole in quattro mesi.
Laddove i manifatturieri hanno acquistato beni, i tempi medi di consegna dei fornitori riportati sono stati più lunghi. Malgrado spesso rappresenti un segnale di forte domanda, a luglio le aziende hanno spesso attribuito i ritardi alla crisi del Mar Rosso e ai tempi medi di consegna più lunghi dall’oriente.
Collegata al maggiore costo energetico e delle materie prime, a luglio la pressione delle spese sostenute dalle aziende manifatturiere italiane a luglio ha continuato a crescere. L’inflazione dei prezzi di acquisto ha preso vigore e ha raggiunto il valore massimo in 20 mesi risultando in generale elevata.
Nell’assenza di una crescita della domanda, le aziende hanno optato di non trasferire il maggiore onere dei costi ai loro clienti, riducendo infatti a luglio i loro prezzi di vendita per il diciassettesimo mese consecutivo. Il tasso di sconto applicato però è stato solo leggero.
Quasi la metà delle aziende manifatturiere (49%) sono risultate ottimiste sull’aumento della loro produzione futura nel prossimo anno, rispetto al 14% che invece hanno espresso pessimismo. Le ragioni riportate che hanno causato l’ottimismo sono la speranza di stabili condizioni economiche e politiche e il lancio di nuovi prodotti. Detto questo, il livello di ottimismo è stato il più debole dell’anno in corso e appena inferiore alla media a lungo termine.
Commento
Analizzando i dati PMI, Dr. Tariq Kamal Chaudhry Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “Il settore industriale italiano ha imboccato la via della ripresa. A luglio, l’HCOB PMI manifatturiero ha fatto un notevole passo verso la crescita, raggiungendo quota 47.7. Malgrado questo sviluppo, il settore manifatturiero italiano continua a contrarsi per il quarto mese consecutivo. Sia gli ordini ricevuti totali che quelli esteri sono calati ad un tasso elevato, con solo un leggero miglioramento da giugno. Di conseguenza, è comprensibile che le aziende campione siano risultate caute nell’assunzione del personale. Dai dati raccolti dalle aziende italiane si evince che il declino riflette largamente il mancato rimpiazzamento del personale dimissionario e, in alcuni casi, il ridotto carico di lavoro. Cambiando la tendenza attuale, ritorna l’inflazione dei prezzi di acquisto, con i dati PMI che nei mesi recenti hanno mostrato un’accelerazione del tasso di inflazione dei prezzi di acquisto, dopo il crollo continuo riportato da inizio 2023 a marzo del 2024. Tra le ragioni citate dalle aziende campione per l’aumento dei costi risultano l’incremento delle materie prime e dei costi energetici. È preoccupante che il campione d’indagine non abbia potuto però trasferire tali aumenti ai loro clienti. Guardando avanti, la situazione è peggiorata. Il livello degli ordini in fase di lavorazione e il volume degli acquisti ha continuato a contrarsi, nonostante gli indici abbiano mostrato un forte aumento rispetto al mese scorso. Le previsioni di produzione futura sono adesso calate al di sotto della media storica, anche se l’ottimismo prevale ancora. Tali aspettative positive sono state causate generalmente della speranza di una maggiore stabilità politica ed economica e di una ripresa economica.”