HCOB PMI®: a luglio economia dell’eurozona in flessione con il peggioramento della contrazione nel manifatturiero e il raggiungimento di quasi lo stallo nel settore dei servizi
Dopo la stagnazione di giugno, l’economia dell’eurozona ha iniziato il terzo trimestre con la più rapida contrazione delle attività dal novembre dello scorso anno, come dimostrano gli ultimi dati dell’indagine HCOB PMI® compilati da S&P Global. La contrazione di luglio è stata determinata dall’aggravarsi della flessione del settore manifatturiero e dal quasi arresto della produzione dei servizi. Si è registrata una notevole debolezza anche per quanto riguarda la domanda, in quanto il totale dei nuovi ordini è sceso nuovamente e al tasso più rapido degli ultimi nove mesi. L’andamento delle esportazioni è stato un freno considerevole, poiché la domanda da parte dei clienti stranieri è scesa al tasso più elevato dall’inizio della pandemia COVID-19 di oltre tre anni fa.
Il calo dei nuovi ordini ha portato a una maggiore ricorso al lavoro inevaso per contribuire a sostenere i livelli di attività, ove possibile. Gli ordini non ancora completati sono diminuiti per il quarto mese consecutivo e a un ritmo più rapido. La crescita dell’occupazione è rallentata e la fiducia delle imprese si è indebolita.
Si è registrato anche un ulteriore calo delle pressioni sui prezzi, anche se questo ha continuato a essere fortemente guidato dal settore manifatturiero, mentre le aziende dei servizi hanno registrato aumenti ancora elevati sia dei costi che dei prezzi applicati.
L’Indice HCOB PMI® della Produzione Composita dell’Eurozona destagionalizzato, calcolato in base alla media ponderata dell’Indice HCOB PMI della Produzione Manifatturiera e dell’Indice HCOB PMI dell’Attività Terziaria, ha registrato un valore di 48.6 a luglio, in calo rispetto al 49.9 di giugno e, soprattutto, al di sotto della soglia di 50.0 che separa la crescita dalla contrazione. Complessivamente, gli ultimi dati dell’indagine indicano il più rapido calo dell’attività imprenditoriale nell’area dell’euro dal novembre dello scorso anno.
Ancora una volta, il settore manifatturiero ha rappresentato un notevole freno alla performance economica dell’eurozona nel mese di luglio, con un rapido e accelerato calo dei volumi di produzione. La debolezza dei produttori di beni è stata accompagnata da un ulteriore rallentamento del settore dei servizi, con livelli di attività prossimi allo stallo.
I volumi complessivi della produzione sono stati limitati dal deterioramento della domanda di beni e servizi dell’area dell’euro all’inizio del terzo trimestre. Il volume delle nuove attività è diminuito per il secondo mese consecutivo, e il calo si è accentuato in presenza di una forte riduzione dei nuovi ordini per le esportazioni, incluso il commercio intra-eurozona. Nel complesso, il calo totale dei nuovi ordini è stato il più forte dall’ottobre dello scorso anno.
La contrazione del volume degli ordini di luglio ha continuato a liberare capacità presso le imprese dell’eurozona, facendo diminuire ancora una volta gli arretrati di lavoro. Il calo dei volumi di lavoro in sospeso è stato il quarto consecutivo e il più rapido registrato dalla prima metà del 2020. Il deterioramento della domanda e i notevoli progressi nel completamento degli ordini inevasi hanno pesato sulla creazione di posti di lavoro nell’area dell’euro. Sebbene i livelli di personale siano aumentati ulteriormente a luglio, l’espansione è stata solo modesta e ha rallentato fino a diventare la più debole in quasi due anni e mezzo. Come nel caso di giugno, la crescita dell’occupazione si è limitata al settore dei servizi.
La fiducia delle imprese ha subito un ulteriore calo all’inizio del terzo trimestre, scendendo al livello più basso registrato finora quest’anno e segnando il quinto mese consecutivo di riduzione delle aspettative di crescita. Sia i produttori che i fornitori di servizi si sono dimostrati meno ottimisti sulle prospettive a 12 mesi.
I dati dell’indagine di luglio hanno continuato a mostrare un raffreddamento delle pressioni sui prezzi in tutta l’area dell’euro. In particolare, il tasso complessivo di inflazione dei costi dei fattori produttivi è sceso ulteriormente al di sotto della sua media di lungo termine durante l’ultimo periodo di indagine, scendendo al minimo in 32 mesi. Si è assistito anche a un rallentamento dell’aumento dei prezzi applicati, con un’inflazione dei prezzi alla vendita notevolmente più contenuta rispetto ai tassi registrati nei primi mesi del 2023. Nel complesso, i prezzi fissati per i beni e i servizi della zona euro sono aumentati al ritmo più debole dal febbraio 2021. Tuttavia, sia per i prezzi alla vendita che per quelli d’acquisto, è stato il settore manifatturiero a svolgere il ruolo più significativo nel rallentamento dell’inflazione di luglio. Le pressioni sui prezzi nel settore dei servizi, nonostante un leggero raffreddamento nel mese, sono rimaste complessivamente forti.
Classifica nazionale dell’Indice PMI della Produzione Composita: luglio
Spagna | 51.7 | minimo in 6 mesi |
Irlanda | 50.0 | minimo in 8 mesi |
Italia | 48.9 | minimo in 8 mesi |
Germania | 48.5 (flash 48.3) | minimo in 8 mesi |
Francia | 46.6 (flash: 46.6) | minimo in 32 mesi |
HCOB PMI® del Terziario dell’Eurozona
L’IndiceHCOB PMI dell’Attività Terziaria dell’Eurozona a luglio è sceso per il terzo mese consecutivo, segnalando un rallentamento sostenuto della crescita nel settore dei servizi dominante nell’area dell’euro. Con un valore di 50.9, l’indice ha segnalato un quasi stallo dei livelli di attività a luglio, contro la modesta ripresa di giugno quando l’indice aveva registrato 52.0.
I dati dell’indagine di luglio hanno rivelato una nuova riduzione delle acquisizioni di nuovi ordini da parte dei fornitori di servizi, segnando la prima contrazione della domanda di servizi nella zona euro dalla fine dell’anno scorso. Il calo, seppur modesto, è stato il più rapido degli ultimi otto mesi. Secondo i dati di luglio anche gli ordini ricevuti dai mercati di esportazione hanno subito un ulteriore calo.
Il calo delle nuove attività ha indotto le imprese a concentrarsi sul lavoro arretrato. Per la prima volta da gennaio, il volume degli affari in sospeso è diminuito. La crescita dell’occupazione è stata comunque sostenuta, proseguendo l’attuale sequenza di creazione di posti di lavoro iniziata due anni e mezzo fa. Tuttavia, l’aumento del personale è stato il più lento degli ultimi cinque mesi.
Da giugno si è assistito a un ampio raffreddamento delle pressioni sui prezzi, anche se i tassi di inflazione dei costi dei fattori produttivi e dei prezzi alla produzione si sono indeboliti appena rispetto a giugno, rimanendo quindi storicamente forti.
In prospettiva, le aspettative sull’attività delle imprese sono rimaste positive, anche se il grado di ottimismo è sceso ai minimi in sette mesi.
Commento
Analizzando i dati PMI, Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “L’eurozona ha iniziato male la seconda metà dell’anno. Secondo l’indagine PMI, la produzione economica è scesa a luglio dopo la stagnazione del mese precedente e la crescita generalmente solida dei primi cinque mesi dell’anno. Il crollo dell’attività è guidato dal settore manifatturiero, ma anche la crescita dell’attività dei servizi si è raffreddata, riducendo il sostegno all’economia generale. Non è necessario avere poteri magici per vedere che la crescita dell’occupazione si arresterà nei prossimi mesi, viste le prospettive meno rosee per l’economia. Tuttavia, almeno per ora, le aziende sono ancora piuttosto restie a ridurre il personale nel settore dei servizi e, piuttosto, decidono di assumere meno personale. Una fase di debolezza è annunciata nel terziario dalla caduta dell’indice delle nuove imprese in entrata in territorio di contrazione. In questo contesto il fatto che l’inflazione, secondo l’indagine PMI, sia diminuita solo leggermente rispetto al mese precedente, potrebbe essere fonte di preoccupazione per la Banca Centrale Europea. L’andamento del settore dei servizi dell’eurozona è notevolmente diversificato. Mentre le imprese di servizi francesi hanno frenato la loro attività, quelle spagnole continuano a espandersi a un ritmo piuttosto sostenuto, nonostante un notevole rallentamento rispetto al primo trimestre. Le aziende spagnole, inoltre, sono ancora in vena di assunzioni, mentre quelle italiane hanno iniziato a tagliare i posti di lavoro. I risultati economici contrastanti rendono ancora più difficile il lavoro della BCE”.
Foto di Sara Kurfeß su Unsplash