A gennaio, la flessione del settore manifatturiero italiano è rimasta elevata, con persistenti segnali di difficili condizioni economiche generali. Nonostante un calo più marcato dei nuovi ordini, il volume di produzione del primo mese dell’anno si è ridotto ad un ritmo leggermente più lento. Le aziende hanno cercato di incoraggiare le vendite scontando ulteriormente le loro tariffe, anche in presenza di una crescita delle pressioni sui costi.
Attestandosi a gennaio a 46.3, l’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul Settore Manifatturiero Italiano, un valore composito a una cifra della performance manifatturiera derivato dagli indicatori relativi ai nuovi ordini, alla produzione, all’occupazione, ai tempi di consegna dei fornitori e alle scorte di acquisti, è rimasto pressoché invariato rispetto al mese (dicembre: 46.2). Si tratta del decimo peggioramento mensile consecutivo dello stato di salute del settore.
Tra le componenti principali del PMI, un calo più marcato dei nuovi ordini ha controbilanciato la variazione in salita della produzione, dell’occupazione e delle scorte delle materie prime e dei semilavorati.
La causa principale del calo sostenuto del settore manifatturiero italiano è stato un ulteriore calo degli ordini ricevuti, attribuito dalle aziende campione alle difficili condizioni di mercato. Sia le vendite totali che quelle destinate al mercato estero sono diminuite notevolmente e a ritmi più rapidi rispetto alla fine del 2024.
Il minore interesse mostrato dai clienti ha di conseguenza costretto i manifatturieri italiani a ridurre i volumi di produzione per il decimo mese consecutivo. Il tasso di contrazione è stato forte, anche se è sceso al minimo dallo scorso settembre. I produttori di beni intermedi e di investimento hanno ridimensionato la produzione, mentre quelli di beni di consumo hanno registrato un nuovo rialzo.
Come in ogni mese dell’ultimo trimestre del 2024, le imprese del manifatturiero hanno nuovamente abbassato a gennaio il loro livello occupazionale. La riduzione è stata attribuita dalle aziende campione alla scadenza dei contratti e al conseguente mancato rinnovo degli stessi. Il taglio dei posti di lavoro è stato tuttavia il più debole degli ultimi tre mesi.
Malgrado le imprese abbiano continuato a mostrare l’intenzione di ridurre l’organico, hanno registrato una maggiore fiducia nelle prospettive di crescita per l’anno a venire. Il grado di ottimismo è stato il più alto dall’agosto scorso e più forte della media delle serie di lungo termine, sostenuto dalla speranza di stabilità politica internazionale e dall’acquisizione di nuovi clienti.
La carenza di nuovi ordini ha fatto sì che a gennaio le aziende abbiano concentrato nuovamente le loro energie sul lavoro inevaso. Il tasso di contrazione mensile è aumentato ed è stato complessivamente elevato.
A gennaio, in linea con la riduzione degli ordini ricevuti, è stato evidente un ulteriore calo degli acquisti di beni da parte dei produttori italiani. Il calo dell’attività di acquisto è stato marcato e, secondo i dati raccolti, ha favorito i tentativi di riduzione delle giacenze degli acquisti.
La tendenza al ribasso per la giacenza dei beni a gennaio è inoltre proseguita per il ventiduesimo mese consecutivo, con alcune aziende che hanno affermato di aver posticipato l’acquisto di ulteriori fattori produttivi e di aver invece utilizzato le scorte esistenti. Il tasso di esaurimento è stato elevato, ma il più lento degli ultimi quattro mesi. L’indebolimento della domanda di materie prime e di semilavorati di gennaio ha contribuito a un ulteriore, anche se solo marginale, miglioramento dei tempi di consegna.
Riflettendo l’aumento dei costi delle materie prime e dei trasporti, i produttori italiani hanno registrato a gennaio un secondo aumento consecutivo del prezzo di acquisto dei beni. Il tasso di inflazione è salito ai massimi dall’agosto 2024 ed è stato complessivamente elevato. Ciononostante, a gennaio, i prezzi di vendita sono stati ridotti per il quinto mese consecutivo, nel tentativo di incoraggiare le vendite e rimanere competitivi sui prezzi. Il tasso di sconto è stato il maggiore dal marzo scorso e nel complesso è risultato modesto.
Commento
Analizzando i dati PMI, Jonas Feldhusen, Junior Economist, Hamburg Commercial Bank AG, ha riportato: “Le condizioni operative delle aziende manifatturiere italiane rimangono desolanti. L’Indice della Produzione Manifatturiera è rimasto al di sotto della soglia di 50 e prova che l’inizio dell’anno è stato deludente e piuttosto prevedibile. Problemi strutturali come gli elevati costi dell’energia e la debole attività economica dei principali partner commerciali come Germania, Francia e Cina stanno contribuendo alla recessione economica in corso. Ad inizio anno le aziende manifatturiere italiane hanno prodotto meno. Conseguentemente al forte crollo dei nuovi ordini la produzione è stata ridotta per gestire meglio i costi manifatturieri. I segnali di miglioramento sono scarsi, poiché sia gli ordini nazionali che quelli esteri sono in caduta libera. Le esportazioni sono risultate particolarmente sotto pressione, poiché la Germania e la Francia sono alle prese con incertezze politiche. Una preoccupazione incombe anche sulla futura relazione commerciale con gli Stati Uniti. Verranno imposte le tariffe e a quale livello? Nel 2023, con una quota totale del 10.7% delle esportazioni totali, gli Stati Uniti rappresentavano la seconda più importante destinazione dell’export italiano. Ciò rende quindi l’Italia uno dei Paesi più esposti a potenziali dazi statunitensi nell’Eurozona. Quando si tratta di prezzi, entrano in gioco meccanismi opposti. I costi di produzione sono aumentati, principalmente a causa di un altro aumento dei volatili costi delle materie prime e dei trasporti. I prezzi di vendita, al contrario, hanno continuato a ridursi per il quinto mese consecutivo, riflettendo la debole domanda affrontata dai produttori che cercano di stimolarla per mantenere le vendite. La situazione sta diventando sempre più scomoda per i dipendenti del settore manifatturiero. Conseguentemente al mancato rinnovo di alcuni contratti in scadenza, il corrispondente Indice dell’Occupazione ha segnalato tagli del personale per quattro mesi consecutivi. Ciononostante, le aziende manifatturiere guardano al futuro con maggiore ottimismo e sperano che il nuovo anno porti stabilità politica tra i partner commerciali e crei opportunità per attirare nuovi clienti.”