HCOB PMI®: a inizio 2025, si attenua la flessione del manifatturiero dell’eurozona

Secondo i dati HCOB PMI® di gennaio, il settore manifatturiero dell’eurozona si avvicina sempre più verso la stabilizzazione, con la recessione manifatturiera che si è attenuata notevolmente da dicembre. Le contrazioni della produzione, dei nuovi ordini, delle giacenze e dell’attività di acquisto sono rallentate, mentre le aspettative di crescita della produzione delle imprese sono salite ai massimi in quasi tre anni.

Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, per la prima volta dallo scorso agosto i produttori dell’Eurozona hanno registrato una maggiore pressione sui costi. I prezzi di vendita sono rimasti stabili, ponendo fine a un periodo di sconti di quattro mesi.

L’HCOB PMI del Settore Manifatturiero Eurozona, che misura lo stato di salute delle aziende manifatturiere dell’eurozona ed è redatto da S&P Global, è salito da 45.1 di dicembre a un massimo in otto mesi di 46.6 a gennaio. Sebbene ancora al di sotto della soglia critica di 50.0, che separa il miglioramento dal deterioramento, ha segnalato il calo più debole da maggio dello scorso anno.

Analizzando le informazioni per i paesi dell’eurozona in cui sono raccolti i dati delle indagini PMI si evince una crescita continua in Grecia e Spagna. Detto questo, i tassi di espansione si sono ridotti rispetto al mese precedente. Francia e Germania hanno registrato a gennaio il valore PMI manifatturiero più basso, anche se i tassi di contrazione segnalati in entrambi i casi sono stati notevolmente più deboli rispetto a dicembre. Anche l’Austria e l’Italia hanno riportato ulteriori (ma più lenti) peggioramenti, mentre i Paesi Bassi hanno registrato ad inizio anno un calo leggermente più rapido.

L’aumento dell’indice generale ha rispecchiato principalmente le sue due componenti principali, i nuovi ordini (30%) e la produzione (25%), che a gennaio hanno registrato cali molto più deboli. In entrambi i casi, il tasso di contrazione è stato il più lento da maggio 2024, indicando un miglioramento relativo rispetto alla seconda metà dello scorso anno. I mercati di esteri, che includono il traffico intra-eurozona, hanno frenato meno l’andamento delle vendite nelle aziende manifatturiere dell’Eurozona, con gli ordini dei clienti esteri in calo al livello più basso dallo scorso maggio.

A gennaio, le fabbriche dell’Eurozona hanno ancora una volta ridotto la loro attività di acquisto, anche se il calo è stato il più debole degli ultimi otto mesi. Le giacenze degli acquisti (che è anche una componente del PMI manifatturiero) hanno conseguentemente registrato un tasso di esaurimento più debole.

Detto questo, i livelli di occupazione hanno subito ulteriori tagli all’inizio del 2025, con un’accelerazione lieve del tasso di perdita di posti di lavoro. Questo ha segnato il ventesimo mese consecutivo in cui il numero del personale delle aziende del manifatturiero è diminuito. Il campione intervistato ha notato di essere ancora in grado di concentrarsi sugli ordini in fase di lavorazione, come dimostra un’altra riduzione mensile del lavoro inevaso.

Nel frattempo, i dati dell’indagine di gennaio hanno indicato il primo aumento dei costi operativi delle aziende manifatturiere dallo scorso agosto, ma ad un tasso di inflazione che è stato modesto e ben al di sotto della media storica. Le imprese si sono astenute dal trasferire i costi più elevati ai loro clienti, poiché quelli di produzione sono rimasti invariati. Ciò ha posto fine a una sequenza di applicazione di sconti durata quattro mesi. Nel dettaglio, da maggio 2023 i prezzi dei beni dell’eurozona sono diminuiti in 19 mesi su 21.

Guardando al futuro, i produttori di beni dell’Eurozona sono più ottimisti riguardo alle prospettive di produzione futura. Le aspettative di crescita sono infatti salite ai massimi da febbraio 2022, il mese dell’indagine precedente l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia.

Classifica PMI® Manifatturiero per paese di gennaio

Grecia52.8minimo in 2 mesi
Spagna50.9minimo in 5 mesi
Paesi Bassi48.4minimo in 2 mesi
Italia46.3massimo in 3 mesi
Austria45.7massimo in 8 mesi
Germania45.0 (flash: 44.1)massimo in 8 mesi
Francia45.0 (flash: 45.3)massimo in 7 mesi

Il manifatturiero dell’Irlanda sarà pubblicato il 4 febbraio.

Commento

Analizzando i dati PMI, Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “È decisamente troppo presto per parlare di risvolti positivi nel settore manifatturiero, ma ponendo fine a due mesi di peggioramento della recessione, possiamo interpretare l’aumento dell’HCOB PMI come un primo passo verso la stabilizzazione. Data la debole posizione economica degli ultimi due anni del settore manifatturiero, la crescita dei prezzi di acquisto rappresenta un problema. L’aumento dei prezzi di acquisto, in parte dovuto all’aumento medio di gennaio di quasi il 7% della quotazione del petrolio, potrebbe anche rappresentare un ostacolo per la BCE, in quanto il precedente allentamento dell’inflazione complessiva è stato in gran parte dovuto al calo dei prezzi energetici. Anche se la nuova amministrazione statunitense probabilmente colpirà il settore manifatturiero europeo e la sua industria di esportazione con dazi e altre misure, la fiducia nel futuro ha avuto uno sviluppo non indifferente. L’indice della produzione futura è cresciuto di quattro punti ed è risultato leggermente superiore alla media a lungo termine. Con le elezioni generali in Germania e forse in Francia, forse c’è la speranza che questo periodo di calma piatta stia finendo e forse è arrivato il momento di cambiare le cose. Nel settore manifatturiero dell’Eurozona, Germania e Francia sono le nazioni che hanno riportato i risultati peggiori, anche se l’Austria e l’Italia non se la passano molto meglio. Almeno la recessione manifatturiera è in qualche modo rallentata in tutti questi paesi, e questo vale per tutti i settori in senso lato. In Germania e in Francia, la situazione dei beni capitali, intermedi e di consumo non è più così drammatica come il mese precedente, ed è possibile che le cose migliorino ulteriormente quest’anno. Nonostante tutte le minacce tariffarie di Trump, dobbiamo ricordare che, per la maggior parte dei paesi dell’eurozona, il 90% o più delle esportazioni va verso paesi diversi dagli Stati Uniti.”

Immagine di usertrmk su Freepik

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