Grant Thornton: frena l’ottimismo delle PMI sulla crescita economica
- L’incertezza economica è il principale vincolo alla crescita per il 57% delle PMI globali (55% in Italia e 47% in Europa)
- Nonostante il sentiment di sfiducia, più della metà delle imprese del mid-market (60%) si aspetta un aumento della redditività (+1%)
- Viceversa, scende di un punto percentuale il numero di aziende a livello globale che stima una crescita dei ricavi (59% vs 60%), che si attesta al 53% (-1%) in Europa e al 54% (-2%) in Italia
Modesto l’incremento della percentuale di imprese che prevede di assumere nuovo personale (51% vs 50%). Aspettative in calo in Europa (39% vs 41%) e in netta diminuzione in Italia (33% vs 43%)Previsioni in peggioramento anche sull’export: diminuiscono le aziende globali che si aspettano una crescita (43%, -4% sul 1° semestre 2023). L’indice si abbassa anche in Italia ed Europa (entrambe al -2%)
Secondo l’ultimo International Business Report (IBR), analisi che il network di consulenza internazionale Grant Thornton effettua a livello globale sui dirigenti di oltre 2.500 imprese del mid-market, nel secondo semestre del 2023 si assiste a un calo dell’ottimismo da parte delle aziende globali, dal 67% al 65% (-2% rispetto al primo semestre 2023), con un decremento più netto in Europa, dove l’indice di fiducia economica si abbassa dal 56% al 51% (-5%), e in Italia, in discesa dal 46% al 43% (-3%).
A destare preoccupazione sono le prospettive economiche incerte a causa delle tensioni geopolitiche e delle condizioni finanziarie restrittive per famiglie e imprese. Nonostante il leggero calo (-1% rispetto al 1° semestre 2023), l’incertezza economica rimane ancora il vincolo più frequentemente riportato a livello globale (57%), in Europa (47% vs 49%) e in Italia, dove il dato resta stabile al 55%.
A seguire, i principali ostacoli alla crescita vengono individuati nei costi del lavoro (51%) e dell’energia (52%) e dalla disponibilità di forza lavoro qualificata (50%), sebbene tutti i dati mostrino un evidente miglioramento che, seppur in modo marginale, riflette la minore preoccupazione delle aziende rispetto al semestre precedente.
A questo quadro di incertezza si contrappone un numero significativo di aziende che si aspetta un aumento della redditività (in crescita dal 59% al 60%) per il prossimo anno, attribuibile principalmente al fatto che l’inflazione è stata messa sotto controllo. Una tendenza contraria mostra l’indice in Europa in lieve discesa, dal 45% al 42%, così come in Italia, dal 43% al 42%. Il miglioramento atteso sulla profittabilità è ulteriormente rafforzato dal fatto che un numero inferiore di aziende (mondo dal 55% al 50%; Europa dal 50% al 47%; Italia dal 45% al 34%) prevede di aumentare i prezzi di vendita nei prossimi 12 mesi. A una crescita attesa della redditività si accompagna però una contrazione del numero di aziende che prevede un aumento dei ricavi il prossimo anno, che scende dal 60% al 59%. L’indice è in peggioramento anche in Italia (dal 56% al 54%) e in Europa (dal 54% al 53%).
Nonostante più della metà delle aziende globali preveda un aumento della redditività, il segmento del mid-market si mostra nel complesso in difficoltà, trovandosi a fronteggiare le molteplici sfide poste dall’economia globale. Questa incertezza trova riscontro anche nell’esiguo aumento (+1%) del numero di imprese che prevede di assumere personale nel corso di quest’anno, che passa dal 50% al 51%. In Europa le aspettative di assunzione calano dal 41% al 39%, ma il pessimismo è più marcato in Italia, con una diminuzione di ben 10 punti percentuali (dal 43% al 33%). Resta stabile invece (83%) il numero delle aziende che prevede un possibile aumento dei salari, mentre le imprese italiane si mostrano più fiduciose (in leggera ascesa dal 67% al 69%), seguite da quelle europee (dal 78% al 79%).
Prospettive poco promettenti anche per il commercio internazionale, probabilmente a causa del diffuso sentiment di sfiducia verso scenari geopolitici incerti. Le aspettative di espansione sui mercati esteri mostrano infatti un andamento in frenata, con il 43% delle aziende ottimiste su una crescita dell’export (47% nella prima metà del 2023); una tendenza analoga si riscontra in Italia e in Europa, che vedono entrambe un decremento dal 37% al 35%.
Questo fenomeno è principalmente imputabile alla flessione (40% contro il 43% del primo semestre 2023) del numero di aziende che prevede di aumentare il numero di Paesi verso i quali esportare, a cui si accompagna un calo (42% vs 44%) delle aziende che prevedono di aumentare i ricavi connessi alle esportazioni. Le imprese si mostrano meno fiduciose anche in merito al ricorso a fornitori sui mercati esteri, che dovrebbe crescere secondo il 34% del campione (37% nei primi sei mesi dell’anno).
Guardando agli investimenti, restano al primo posto quelli destinati alla Tecnologia, con il 61% delle aziende a livello globale che prevede un aumento nei prossimi 12 mesi (stabile sul primo semestre 2023); in Europa il dato scende al 46% (50% nei primi sei mesi dell’anno) ed è in flessione anche in Italia (47% vs 52%). Per quanto riguarda gli altri settori si assiste a un calo generalizzato delle aziende che prevedono di accrescere gli investimenti in competenze del personale (56% vs 57%), in ricerca e sviluppo (52% vs 54%) e nelle costruzioni (36% vs 38%).
Alessandro Dragonetti, Managing Partner & Head of Tax di Bernoni Grant Thornton, commenta: “Come evidenziato dalla nostra analisi, l’indice di fiducia delle nostre imprese ha registrato un calo generalizzato, che si inserisce nel più ampio quadro di incertezza sulle previsioni economiche internazionali, a causa dell’inasprimento dei conflitti geopolitici e del persistere delle politiche monetarie restrittive. Di contro, le aziende si mostrano fiduciose sulla buona tenuta della redditività nel prossimo anno, che dipenderà in gran parte da come sapranno rispondere alle sfide del contesto economico nel quale si troveranno a operare. Questo processo dovrà necessariamente passare dal ripensamento dei modelli organizzativi, l’automazione dei processi, il potenziamento delle competenze e, non ultima, una maggiore spinta agli investimenti (ivi inclusi quelli nel capitale umano)”.
Giampiero De Angelis, Presidente e Managing Partner di RIA Grant Thornton, commenta: “Di fronte a condizioni di instabilità dei mercati, le piccole e medie imprese, per loro natura resilienti al cambiamento, possono cogliere le numerose opportunità offerte dalla transizione sostenibile e digitale per accrescere la loro competitività e ottenere una maggiore produttività. Nonostante i dati non particolarmente entusiasmanti, è bene ricordare la forte propensione alle esportazioni delle nostre PMI che, dopo la brusca interruzione del periodo pandemico, si sono mostrate dinamiche e competitive non solo in ambito nazionale ma anche internazionale. In questo contesto anche la governance giocherà un ruolo cruciale, perché le decisioni dei leader sono destinate ad avere un impatto sempre maggiore sul successo dell’azienda. Sarà pertanto necessario il supporto di consulenti specializzati che li guidino nel percorso di crescita del business in contesti complessi”.
Immagine di Drazen Zigic su Freepik